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 2025  novembre 14 Venerdì calendario

Viaggio nei Tribunali – Bancarotta, minori&C.: 350 fascicoli a ogni toga milanese

Occhi chiari, capelli biondi. Carnagione scura, barba lunga ma rada e quella tuta che gli casca di due misure più larghe. I volti scorrono come in un piano sequenza e si portano dietro storie che sanno d’asfalto. Storie metalliche, che raschiano il fondo sociale di una Milano esclusiva e smemorata. È una giostra di esistenze quella che si vive qua, al piano terra del tribunale. Ingresso lato San Barnaba, aula 1,2,3. Processi per direttissima, fascicoli a ingrossare i 9.497 procedimenti dell’ultimo anno. Biglietto gratis per lo spettacolo della giustizia che arranca, ci prova, fa da sé e alla fine sceglie: carcere, cautelare o meno che sia. Perché questi volti spesso non hanno dimora e così diventano statistica per il sovraffollamento delle carceri. “Allah akbar”, si dispera il 20enne marocchino. Chiede perdono al giudice. Né documenti né permesso, dice di sé: bracciante agricolo in nero a 5 euro l’ora. Sta qua per rapina “ma non ero in me, qualcuno mi ha messo della sostanza nella bottiglia”. Udienza lampo: carcere. Un quarto d’ora si concede all’indiano che l’italiano lo mastica a stento. Furto e resistenza, un po’ di cioccolata arraffata, poi la fuga. Carcere. Ci andrà e ci tornerà. Perché alle direttissime la vita è circolare.
E se tutto qua è precario, come i microfoni che non funzionano, alla Sezione Crisi d’impresa, quella che tratta le società della ministra Daniela Santanchè, i nove giudici combattono con numeri fuori classifica. Liquidazioni giudiziali (bancarotta): 7.305 in Italia, l’8,6% è in carico al Tribunale di Milano. Tradotto: qui ogni giudice della Sezione ha sul tavolo l’1% dei numeri nazionali. Al settimo piano non va meglio. Ufficio Gip/Gup: altri pistoni che sbuffano in un motore ingolfato dalla recente riforma del ministro della Giustizia Carlo Nordio sull’interrogatorio preventivo. Qui poi si sfiorerebbe la barzelletta se il dato di un solo autista a disposizione dei magistrati non fosse drammatico. Giudici che ogni giorno devono spostarsi nelle carceri per interrogatori di garanzia o convalide. Le toghe sono 65, in diminuzione rispetto agli anni passati. Di queste, 17 sono a mezzo servizio, tra distaccamenti, part time e permessi. E se a livello di personale amministrativo la scopertura è del 47%, il Tribunale è virtuoso nell’indicatore privilegiato dalle linee del Pnnr: la durata media del processo qui ha un disposition time di 274 giorni, al di sotto dei 281 richiesti.
Eppure al netto di tutto, e dell’amministrazione illuminata del presidente del Tribunale Fabio Roia, c’è un allarme non più rimandabile. Un allarme che salda la miopia riformatrice della giustizia e le colpevoli carenze del governo in fatto di servizi sociali. Un mix che deflagra nei corridoi della Sezione sul diritto di famiglia del Tribunale civile e che rischia di creare una generazione di ragazzi abbandonata a se stessa. Qui il tema sono i minori con problemi psicologici contesi tra i genitori in via di separazione. Nell’ultimo anno 5.658 fascicoli, il che significa che almeno 11.316 persone, senza contare i figli, attendono una pronuncia sui diritti delle persone. Alla sezione sono 8 i magistrati e ognuno ogni anno gestisce 350 procedimenti, 30 al mese e il 70% su minori.
Tutto qui è in allarmante aumento: il numero di famiglie miste con problemi economici e di integrazione linguistica, le violenze domestiche e i problemi psicologici dei minori che fanno schizzare i dati dei tentativi di suicidio. In aumento i Trattamenti sanitari obbligatori (Tso). La sezione Tutela ne dispone fino a cinque al giorno soprattutto a carico di minori. Se da un lato vi è in Tribunale una scopertura generale, dall’altro gli strumenti cui il giudice si deve appoggiare per decidere come supportare un ragazzino sono inadeguati. I Servizi sociali appaltano tutto a coop esterne con gli educatori che cambiano di continuo non permettendo di fatto di seguire il minore. Se si pensa che oggi la valutazione neuropsichiatrica su un adolescente può durare un anno, si comprende che tutto corre verso il caos. Risultato: il minore è abbandonato a se stesso. E così, storie alla mano, la Sezione registra sempre più casi di “ragazzi con ritiro sociale” che si chiudono in camera e non escono. La riforma Cartabia per metterci una toppa ha creato la figura dell’ausiliario, cioè l’educatore a chiamata, il quale, prima di informarsi sul caso, si informa sulla parcella, rigorosamente da saldare da parte dei genitori. La stessa Cartabia ha imposto che dai 12 anni i minori siano sentiti dal giudice e che l’ascolto sia ripreso con telecamere. Le tre in dotazione non vengono usate perché, per diretta testimonianza al Fatto, nessuno sa caricare il file Teams nel processo telematico. Tutto si scrive a mano, con inevitabile allungamento dei tempi. Il controcanto, infine, lo fa il Tribunale dei minori dove i pochi giudici gestiscono oltre 1.000 fascicoli a testa. L’ultima emergenza riguarda le 100 convalide di arresto su 250 di minori stranieri non accompagnati, tutti poco meno che 16enni. Fantasmi che per lo Stato assumono un profilo umano solo dopo l’arresto.