La Stampa, 14 novembre 2025
Dalla festa di Atreju alla partita Starlink. Il grande gelo di Elon con il governo
Due anni fa Elon Musk arrivò ad Atreju con in braccio il più piccolo dei suoi quattordici figli. Dal palco della festa di Fratelli d’Italia, il patron di Tesla si lasciò andare a un elogio appassionato del Paese: «L’Italia è un grande Paese, ma mi preoccupa il tasso di natalità. Se la forza lavoro diminuisce, chi lavorerà nelle aziende?». Era l’inizio di una stagione di entusiasmi e corteggiamenti politici. Musk elogiava Giorgia Meloni, difendeva le sue scelte, insultava i giudici italiani («Devono andarsene») per la decisione di sospendere i trasferimenti di migranti in Albania. Donava un milione di dollari per i siti archeologici di Roma e, soprattutto, consegnava alla premier il “Global Citizens Award” dell’Atlantic Council, lodandone il patriottismo.
Ma la passione si è spenta presto, travolta dai dossier veri. Il cuore del dissidio è nei cieli italiani. Da mesi, attraverso il suo emissario Andrea Stroppa, Musk ha tentato di agganciare la costellazione di satelliti di SpaceX al sistema tecnologico e militare italiano. L’obiettivo: far entrare Starlink nella rete di comunicazione del Paese, con un contratto stimato in un miliardo e mezzo.
Tentativo fallito. L’Unione europea ha imboccato la via dell’autonomia strategica, accelerando sul programma Iris2 – 290 satelliti in dodici anni – per sottrarsi alla dipendenza americana. E dal Quirinale è arrivata più di una perplessità, accolta con irritazione dal magnate. Il risultato: una serie di accuse scomposte da parte di Musk e dei suoi collaboratori, che hanno ulteriormente gelato i rapporti con Palazzo Chigi.
Da allora la distanza è rimasta. Stroppa ha fatto un passo indietro, ma ai vertici dell’esecutivo non si parla più di aperture. «L’Italia resta interessata al coordinamento europeo, non a scorciatoie commerciali», spiegano fonti di governo. E se pure Matteo Salvini continua a intrattenere rapporti amichevoli con il miliardario, in questa fase il fronte politico non appare in grado di rianimare un canale ormai ristretto.
Ecco perché a Roma nessuno crede davvero che l’ennesimo allarme di Musk sulla denatalità – «L’Italia sta scomparendo», ha twittato ieri, allegando un Tricolore in fiamme – nasca da sincera preoccupazione demografica. Piuttosto, viene letto come un nuovo tentativo di fare pressione, di spingere il governo a rivedere le proprie scelte industriali.
Anche perché la relazione alle Camere presentata a fine settembre dal Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali (Comint), guidato dal ministro Adolfo Urso, lo dice chiaramente: Starlink offre «soluzioni operative più rapide» di Iris2, ma i tempi europei restano fissati «oltre il 2030». Una valutazione che, si legge, «l’Ue non potrà ignorare». Tradotto: il perimetro è ristretto, ma ci sono margini per riaprire un tavolo.
Per ora, insomma, il governo vigila, ma non concede. Dopo l’entusiasmo iniziale e gli scambi di cortesie, resta una distanza fredda. Musk può tornare a evocare l’Italia che scompare, ma a Roma nessuno si illude più che dietro quelle parole ci sia un sentimento. Piuttosto, un affare mancato.