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 2025  novembre 14 Venerdì calendario

Ghosting, quando il silenzio in amore ferisce più delle parole

Il silenzio è d’oro, recita un noto proverbio, ma non è sempre vero. Ci sono i casi in cui è proprio il silenzio a ferire, anche più di una brutta notizia. Parliamo di ghosting, la modalità sempre più diffusa di interrompere una relazione, sentimentale o di amicizia, semplicemente sparendo come un fantasma – in inglese ghost – evitando di farsi trovare o rispondere ai messaggi.
Secondo studi recenti, tra il 28,5 e il 47% dei partecipanti sono stati vittime di ghosting in una relazione sentimentale e il 38% circa in un contesto amichevole, ma considerando solo chi fa uso di app di incontri la percentuale sale all’85%, a conferma del ruolo che giocano internet e i social in questo fenomeno. “E questa modalità di rottura crea più sofferenza rispetto a un chiarimento anche doloroso, specie quando si tratta di relazioni importanti, oltre a generare incertezza e la sensazione di avere subito un’ingiustizia“, sottolinea Alessia Telari, ricercatrice presso il Dipartimento di psicologia dell’Università di Milano Bicocca e autrice di diversi studi sul tema, tra cui un lavoro recente pubblicato insieme a Luca Pancani e Paolo Riva sulla rivista Computers in Human Behavior. Uno studio innovativo, “perché per la prima volta non abbiamo chiesto alle persone di ricordare le loro esperienze, ma le abbiamo seguite mentre le vivevano”, spiega Telari.
“Per alcuni giorni i partecipanti hanno chattato brevemente, su argomenti di attualità, con dei nostri collaboratori. In seguito alcuni di loro sono stati improvvisamente ignorati, altri hanno ricevuto un rifiuto esplicito mentre un terzo gruppo, scelto come controllo, proseguiva il dialogo”. Esaminando le reazioni dei partecipanti, immediatamente e a distanza di giorni, si è visto che anche la rottura di relazioni così brevi e superficiali creava un disagio emotivo. “In realtà le reazioni immediate sono simili a quelle causate da un rifiuto esplicito”, nota la ricercatrice, “la differenza è che il ghosting è più difficile da elaborare, e le reazioni negative durano più a lungo”, anche perché a volte passa un po’ di tempo prima che ci si renda conto che si tratta di una vera e propria rottura.
“A prolungare la sofferenza è prima di tutto l’incertezza generata dal non sapere, dalla mancanza di una chiusura netta”, prosegue Telari. “Qualcosa di simile a quello che avviene quando una persona scompare senza dare più notizie, quello che si definisce lutto ambiguo, proprio per la difficoltà di elaborarlo correttamente”. Anche chi sparisce senza dare spiegazioni pensa di non fare niente di male, anzi: “Spesso si sceglie il silenzio perché sembra la cosa più semplice da fare, specialmente nelle relazioni meno importanti in cui la chiusura nasce dalla mancanza di interesse”, spiega la ricercatrice, “oppure per evitare reazioni emotive e confronti sgradevoli, ma in molti casi con l’idea di proteggere l’altro, e non dovergli dire perché non interessa più”.
Invece gli studi mostrano che le vittime di ghosting tendono a perdere sfiducia negli altri o a isolarsi, ma anche a fantasticare su quanto avvenuto immaginandosi possibili spiegazioni: “c’è chi si preoccupa immaginando che la scomparsa sia dovuta a malattie o problemi seri”, osserva la ricercatrice. In realtà il fenomeno non è nuovo: “la tecnologia l’ ha solo reso più diffuso”, spiega Telari, “lo scrittore Oscar Wilde scrisse una lettera al suo partner, citata nel De Profundis, lamentandosi perché non riceveva risposta da lui”.
E nelle reazioni non sono emerse differenze importanti tra uomini e donne. “Abbiamo ancora pochi studi sulle differenze di genere, anche se si è cercato di capire se ci sia differenza tra essere “ghostati” da una persona del proprio sesso o del sesso opposto, in ogni caso non sono emerse differenze significative”, ricorda la ricercatrice. La reazione della vittima dipende soprattutto dalla personalità del soggetto, dal suo stile di attaccamento e dalle aspettative nei confronti di quella specifica relazione, “senza dimenticare che siamo animali sociali, abbiamo bisogno di relazioni per definire la nostra identità”.
E oggi si stanno diffondendo altre modalità di abbandono come l’orbiting, “una forma di ghosting ancora più ambigua in cui si manda qualche segnale, come seguire una persona sui social o mettere qualche like ai suoi post ma in modo unilaterale senza rispondere direttamente”, spiega Telari, “mentre il breadcrumbing, a volte paragonato al ghosting, è più precisamente una modalità di relazione – particolarmente in ambito sentimentale – in cui si centellinano i contatti come bricioline di pane, da cui il nome, alternando presenza e sparizioni”.
Come reagire di fronte a queste forme di abbandono? “In realtà suggerimenti sono quelli validi per qualunque abbandono: evitare di isolarsi cercando di coltivare relazioni che servano da supporto, altri gruppi che possano soddisfare il nostro bisogno di appartenenza”, suggerisce la ricercatrice. Cercando di non focalizzarsi troppo sull’evento-abbandono: “Sappiamo che dopo un po’ emerge la rassegnazione: molti partecipanti a studi retrospettivi affermano di essersi fatti una ragione dell’accaduto, in genere esaminando la relazione per vederne gli aspetti negativi”, conclude Telari, “Se poi il tempo passa e non si riesce a chiudere, può essere opportuno cercare il supporto di un terapeuta”.