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 2025  novembre 14 Venerdì calendario

Il clochard di Francesco: dal video di Jovanotti alla pala del Cinquecento

Deve essere stato il Dio delle piccole cose a escogitare un modo così improbabile per dare gloria eterna a una vita dimenticata dal mondo. Con l’aiuto, va detto, di diversi collaboratori, non da ultimo un Papa. Ma con un epilogo che ha del misterioso o, per chi ci crede, del miracoloso. Il protagonista di questa storia è Burkhard Scheffler, un clochard tedesco che negli anni passati si aggirava attorno al Vaticano. Pochi sapevano chi fosse, da dove venisse, come si chiamasse. Anni fa – ed è la prima volta che il suo volto esce dall’invisibilità – Jovanotti lo inquadrò per qualche secondo nel video della canzone Oh, vita. L’uomo ha il berretto con la sigla NY e una gran barbona, fuma una sigaretta e guarda in camera con due occhi profondi. Ma è una comparsa, come lo è per chi ogni giorno gli passa accanto, un clochard come tanti.
Che muore a 61 anni di età il 25 novembre del 2022, in una notte di freddo e di pioggia, sotto il colonnato di San Pietro. Il cadavere finisce in un obitorio e lì rimane per mesi. Lo avevano dimenticato tutti, o quasi. Una giornalista della sezione tedesca di Radio Vaticana, Gudrun Sailer, abituata a offrirgli un caffè e un cornetto, inizia a indagare. Rintraccia il corpo in un’anonima cella frigorifera e, grazie a una raccolta fondi della sua testata e del giornale olandese Nederlands Dagblad, organizza i funerali, e trova una sepoltura particolare: il Camposanto Teutonico, l’unico dentro il piccolo Stato pontificio, se si escludono le Grotte dove sono seppelliti i Papi, letteralmente all’ombra del Cupolone. Creato nei secoli per assicurare l’eterno riposo ai fedeli tedeschi e olandesi che morivano durante il pellegrinaggio a Roma, nel corso del tempo ha accolto monsignori, diplomatici, nobili. Ora, beati gli ultimi perché saranno i primi, tra i loro nomi altisonanti c’è quello di Burkhard Scheffler. Oltretutto – eccezione nell’eccezione – è l’unico protestante che ha una tomba in Vaticano.
La scelta è di papa Francesco, che già negli anni precedenti aveva voluto che nel Camposanto Teutonico venissero seppelliti altri due senza tetto, il fiammingo Willy Herteller e il belga César Willy De Vroe. Quanto a Scheffler, Jorge Mario Bergoglio ha voluto ricordarlo in una ricorrenza solenne, la messa in piazza San Pietro per la domenica delle palme del 2023: «Penso a quell’uomo cosiddetto “di strada”, tedesco, che morì sotto il colonnato, solo, abbandonato», ha scandito Francesco: «È Gesù per ognuno di noi».
Ma la storia non era finita. Nel 2018, infatti, un pittore tedesco che si trovava a Roma in vacanza, Michael Triegel, incappò una sera in Burkhard Scheffler. «Quando l’ho visto», racconterà anni dopo, «ho pensato: mio Dio, assomiglia proprio a san Pietro, con quella barba, i capelli grigi e quegli occhi luminosi». Il pittore ritrae il clochard, di cui non conosce neppure il nome, lo disegna da un’angolazione bassa, quella che si usa «per dipingere sovrani, imperatori, re e papi», e mette da parte il bozzetto. Lo ritira fuori quando la cattedrale di Naumburg gli commissiona di dipingere la parte centrale di una pala d’altare del Cinquecento distrutta dalla furia iconoclasta protestante. Il pittore usa sua figlia come modella per Maria, un rabbino che ha conosciuto a Gerusalemme per raffigurare san Paolo, e san Pietro ha le sembianze dell’anonimo clochard tedesco che aveva incontrato a Roma, con tanto di berretto rosso. Le cose però si complicano. L’Unesco – la vicenda è stata ricostruita dagli stessi giornalisti Gudrun Sailer e Hendro Munsterman che avevano trovato i fondi per i funerali – decide che la pala d’altare non è adatta alla cattedrale tedesca, si cerca una nuova collocazione, alla fine, poche settimane fa il quadro approda alla chiesa… del Camposanto Teutonico. Dove qualcuno osserva il grande quadro e scopre con un soprassalto che il volto di san Pietro è quello di Burkhard Scheffler, seppellito a pochi metri da lì. «Quando me l’hanno detto non potevo neanche immaginare un caso del genere», ha commentato il pittore: «Per me confina con il miracoloso».