la Repubblica, 14 novembre 2025
La scoperta di uno studio scientifico: “I genitali di Hitler poco sviluppati, lo dice il Dna”
«Se Adolf Hitler avesse dato un’occhiata al suo Dna si sarebbe fatto mandare pure lui nei lager». La frase è della professoressa e genetista inglese Turi King, che ha guidato uno studio epocale: quello del codice genetico del dittatore nazista, recuperato nel maggio 1945 dal colonnello Roswell P. Rosengren, assistente stampa del generale americano Eisenhower, che rimosse un pezzetto del tessuto di divano insanguinato dal bunker berlinese dove Hitler si suicidò.
King non è una sprovveduta. È stata a capo della ricerca scientifica sui resti di Riccardo III, rinvenuti oltre cinque secoli dopo, nel 2012, in un parcheggio dell’inglese Leicester. Ora la studiosa dell’Università di Bath smentisce i critici e le accuse di «studi dubbi», assicurando la veridicità scientifica dei suoi risultati, poiché parte della sequenza del Dna di Hitler ottenuto dal museo di storia di Gettysburg (dove era conservata la particella di divano) combacerebbe con quella di un lontano discendente maschio del Führer. Il lavoro di King verrà presto pubblicato in una rivista scientifica, e già domani in un documentario su Channel 4 oltremanica, dal titolo: “Hitler’s Dna: mappa di un dittatore”.
Ecco dunque le sensazionali rivelazioni. Innanzitutto, Hitler «soffriva di una malattia genetica, la sindrome di Kallmann», che inibisce la pubertà e il regolare sviluppo degli organi sessuali. Dunque, è molto probabile che i cori e le barzellette dei soldati alleati sulla scarsa virilità del Führer fossero veritieri e che Hitler «non soltanto avesse un solo testicolo sporgente, ma pure il suo apparato genitale potrebbe essere stato eccezionalmente minuscolo». Secondo Alex J. Kay, storico dell’Università di Potsdam, «questo spiegherebbe perché il dittatore nazista non avesse una vita privata, e tantomeno amanti, a differenza dei suoi gerarchi», ha dichiarato al Times.
Non solo. Lo studio smentisce i complottismi che Hitler avesse radici ebraiche (tramite un nonno), in quanto le uniche origini rintracciate sono quelle austro-germaniche. Mentre non è chiaro se soffrisse di schizofrenia o disturbo bipolare: «Il Dna non può essere la prova conclusiva per ogni cosa», ammonisce la professoressa King, «e allo stesso modo un genoma non può farti vedere il male che cova in una persona».