corriere.it, 14 novembre 2025
Isole dell’immortalità, celle frigorifere ed estratti di semi: così in Cina si dà la caccia alla vita senza fine. «Tra 10 anni nessuno si ammalerà più di cancro»
Vivere per sempre. O almeno fino a 150 anni. Un sogno antico. Un sogno umano. Tornato d’attualità ora che perfino leader come il presidente cinese Xi Jinping e il russo Vladimir Putin sembrano pronti a esplorare i miracoli della medicina futura per rimanere per sempre al loro posto. Fantasie da aspiranti alchimisti? Promesse di ricercatori senza scrupoli?
In Cina in realtà – come racconta il New York Times in un dettagliato articolo – vivere più a lungo è un obiettivo perseguito ormai commercialmente. E giustificato dalle aspirazioni storiche di illustri antenati, come il Primo Imperatore, quel Qin Shi Huangdi (259-210 a.C.) che, convinto dai suoi scienziati di poter sconfiggere la barriera del tempo umano, si fece costruire un esercito di terracotta – e un mausoleo ancora oggi inviolato – per accompagnarlo e difenderlo nell’immortalità.
Ecco dunque che in tutto l’immenso Paese sorgono start-up e centri di ricerca il cui scopo è «superare i limiti della natura». Gli obiettivi sono ambiziosi per una nazione che, al momento, registra un’aspettativa di vita di «soli» 79 anni quando il vicino (e poco amato) Giappone arriva a 85 anni. «Vivere fino a 150 anni è del tutto realistico», spiega al New York Times Lyu Qinghua, a capo della divisione tecnologica della start-up Lonvi Biosciences, basata a Shenzhen, nel Sud della Cina. Questa società commercializza «pillole della longevità» ricavate da un estratto di semi d’uva, e aggiunge, serio: «In pochi anni questa sarà la realtà».
Estratto di semi d’uva: se fosse vero, tutti gli sforzi dei nostri viticultori per portare sul mercato chicchi privi dei fastidiosi «sassolini» che rendono faticoso cibarsi del cibo degli dei, sarebbero dunque uno spreco – letterale – di tempo. In realtà, non sarebbe sufficiente ingerire i semini per aggiungere qualche anno allo scadere naturale della nostra esperienza sulla Terra. Nei laboratori della Lonvi si lavora infatti la frutta per estrarre un componente particolare, la procyanidina C1, molecola che, almeno sui ratti, avrebbe la capacità di colpire selettivamente le cellule propense all’invecchiamento, favorendo la rigenerazione, e dunque allungandone l’arco vitale. Quello che funziona sui topi, tuttavia, non è detto che vada bene anche per l’uomo. Ma tant’è: «Entro 5 o 10 anni nessuno si ammalerà più di cancro».
Eureka, griderebbe Archimede, se fosse ancora qui con noi.
Tuttavia, la Bonvi non è l’unica azienda cinese a inseguire l’immortalità nel nostro tempo. Altre società hanno messo sul mercato promesse che sembrano sogni (o viceversa), come la SuperiorMed, basata a Chengdu, che ha aperto in città un «ospedale della longevità» e vende periodi di trattamento in fantomatiche «isole dell’immortalità», ovvero lussuose Spa aperte ai tropici che offrono esami del sangue e altre «invenzioni» della medicina preventiva (a caro prezzo). Oppure la Immortal Dragons di Singapore, un fondo di investimento diretto dal cinese Wang Boyang che riesce a moltiplicare la (propria) ricchezza con ricerche sulla crioconservazione, la stampa di organi (umani) in 3-D e la «sostituzione di tutto il corpo».
Fantasie, certo. Almeno per ora. Ma il mercato c’è, e cresce. La Time Pie di Shanghai, per esempio, si è fatta un nome vendendo integratori alimentari antiage e ora organizza convegni scientifici con al centro la ricerca della vita eterna e pubblica una rivista di successo: «Aging slow, Living well». «Nessuno in Cina parlava di queste cose – dice al Nyt Gan Yu, uno dei fondatori-. Ora invece sono molti i concittadini interessati all’argomento e, soprattutto, in grado di spendere soldi per allungare la vita».
Ecco dunque che si può scegliere tra creme e pozioni antiage, bacche di goji, camere criogeniche e iperbariche e chi più ne ha più ne metta. Perché quando si parla di sconfiggere il tempo, nulla conta più della nostra aspirazione.
Che poi tutti questi ritrovati abbiano davvero un’efficacia nessuno è (ancora) in grado di dimostrarlo. Sembra una battuta, ma solo il tempo potrà confermare se siano prodotti da mercato dell’immaginazione, o ritrovati efficaci della scienza futuristica. Se, tuttavia, il termine di paragone deve essere il Primo Imperatore e le sue schiere di soldati immortali, è bene sapere che gli alchimisti dell’augusto sovrano, convinti della loro opera, gli somministrarono per anni pozioni a base di mercurio e altre diavolerie che probabilmente lo portarono alla tomba anzitempo. Qin Shi Huangdi morì a soli 49 anni, non proprio anziano, anche per l’epoca. E suo figlio rimase sul trono 8 anni prima di essere travolto e ucciso da una rivolta, dunque cancellando ogni traccia di immortalità, compresa quella genetica che si tramanda attraverso le generazioni ed è, realisticamente, l’unica concessa dalla natura.