corriere.it, 14 novembre 2025
Lanciata una linea di cosmetici per la beauty routine a partire dai 3 anni. La psicologa: «Un gioco pericoloso, rende le bambine adulte prima del tempo»
«Non si tratta di bellezza ma di prendersi cura di sé, da insegnare alle nostre figlie in modo divertente e sicuro». Così Shay Mitchell, attrice e modella canadese, commenta sui social il lancio della sua nuova linea di cosmetici ispirata alle figlie, pensata per bambini a partire dai tre anni di età. Si tratta di maschere di bellezza uguali a quelle delle madri, se non fosse per le sembianze di simpatici animaletti per rendere la beauty routine più giocosa.
Ma può essere considerata davvero solo un gioco? O dietro a questo trend si celano insidie sia per la salute della pelle, sia per la salute mentale? Il fenomeno dell’utilizzo dei cosmetici in prima infanzia non è nuovo. Una recente indagine del Times ha mostrato che anche neonati e bambini piccoli sono regolarmente esposti a cosmetici per adulti, in particolare tatuaggi temporanei all’henné nero ma anche profumi e smalti, contenenti formaldeide.
Rimanendo in ambito pediatrico, se ci spostiamo un poco più in là con l’età, sono molti gli studi sugli effetti dei social sulla pelle soprattutto di bambine e ragazze. Tra gli ultimi una pubblicazione su Pediatrics ha analizzato i video TikTok creati da minorenni che promuovevano la propria beauty routine.
Quello che è emerso è che l’età dei creatori partiva da 7 anni e che le routine proposte presentavano in media 6 prodotti e solo un quarto dei video includeva la protezione solare. I 25 video più visualizzati, inoltre, contenevano da un minimo di 11 a un massimo di 21 ingredienti attivi potenzialmente irritanti.
Quali sono i rischi per i bambini nell’assecondare questa moda? Rispondono al Corriere May El Hachem, responsabile dell’unità operativa complessa di Dermatologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, e Valentina Di Mattei, professoressa Università Vita Salute San Raffaele e presidente Ordine Psicologi della Lombardia.
«La letteratura scientifica dà indicazioni precise: meno prodotti cosmetici si mettono sulla cute fin da piccoli meglio è perché c’è il rischio di sensibilizzare la pelle e, con il tempo, si possono manifestare allergie. La cute del bambino piccolo è più sottile e, tra l’altro, non tutti i bambini hanno una pelle sana. Oggi assistiamo, per esempio, a una maggiore diffusione di dermatite atopica, una manifestazione di pelle iper-reattiva che riguarda il 20-30% della popolazione ed è molto più frequente in età pediatrica. Se a bambini con un’alta probabilità di sviluppare allergie iniziamo ad applicare prodotti cosmetici, ancora di più se non sono testati o non sufficientemente testati, rischiamo di favorire la comparsa di dermatiti allergiche da contatto o di dermatiti irritative da contatto che causano disagio e sofferenza nei più piccoli e sono evitabili», spiega la dermatologa.
La pelle è considerata lo specchio della salute, è così? «La cute è veramente lo specchio dello stato emotivo e psicologico. Se educhiamo i bambini, sin da piccoli, a dare priorità all’aspetto estetico, andiamo a disorientare lo sviluppo neurologico e psicologico del bambino», conclude El Hachem.
Shay Mitchell incentiva la beauty routine nelle figlie considerandola come un invito a prendersi cura di sé. È così? O si rischia l’effetto contrario?
«Prendersi cura di sé non coincide sicuramente con la bellezza, o non necessariamente. Significa ascoltarsi, riconoscere i propri bisogni, aver rispetto per il proprio corpo e per le proprie emozioni. La tendenza a promuovere la beauty routine tra bambini, in realtà, riflette un fenomeno ancora più ampio che è quello dell’"adultizzazione”, cioè di renderli adulti precocemente. Questo ha degli effetti. Di fatto si sposta l’attenzione dall’esplorazione di sé all’apparenza e lo si fa in una fase della vita in cui dovrebbe prevalere la spontaneità», risponde la psicologa Valentina Di Mattei
Sui social proliferano video tutorial sul tema «beauty routine» realizzati da giovanissimi. Quale l’impatto sulla psiche? «Si inizia a imitare i coetanei partendo dall’idea corretta di doversi prendere cura del proprio aspetto ma poi, inevitabilmente, i modelli di riferimento diventano quelli veicolati dai social che, nel tempo, possono generare ansia da prestazione estetica e anche minare la costruzione di un’immagine corporea sana. L’infanzia è un’età in costruzione, tutto ciò che ruota intorno all’immagine può diventare terreno fertile per alimentare non solo l’ansia da prestazione estetica ma anche un’attenzione precoce allo “sguardo esterno”, a ciò che pensano gli altri, sviluppando un’attenzione al giudizio che in queste fasi della vita non dovrebbe esserci e che rischia di orientare lo sviluppo psichico nelle diverse fasi della crescita», continua la psicologa
Fino a che punto la beauty routine dei bambini può essere considerata un gioco? «Il gioco di imitare la mamma o il papà è sano quando nasce dalla spontaneità, dalla curiosità di provare un rossetto, un vestito da grandi o imitare i gesti degli adulti. Se però perde il valore simbolico e diventa una vera e propria routine con prodotti e regole precisi, rituali da seguire, diventa una sorta compito da eseguire. Si passa dal gioco a una vera e propria forma di apprendimento».
Ancora Di Mattei: «C’è poi un tema che riguarda i modelli di femminilità che proponiamo alle bambine. Quelli che passano dai social e, soprattutto, da contenuti legati al valorizzare la bellezza esteriore, propongono canoni che rischiano di far interiorizzare un’idea di donna sempre curata, sempre performante, sotto i riflettori e lo sguardo, oltre che giudizio, degli altri. Ai genitori spetta il compito di aiutare le bambine a distinguere il piacere di conoscersi e curarsi dal bisogno di apparire. Ben venga che sia data importanza al significato autentico del prendersi cura di sé da distinguere però, e sin dalla più tenera età, dalla pericolosa deriva di una ricerca di perfezione con canoni di bellezza irraggiungibili che tolgono l’attenzione dal valore autentico di quella bambina e bambino».