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 2025  novembre 14 Venerdì calendario

Lo «svapo» viola i diritti dei minori

Le sigarette elettroniche ledono i diritti umani dei giovanissimi. Spendere il termine «diritti umani» potrebbe a una prima lettura apparire un’iperbole, ma non lo è affatto. A sottolinearlo sono Tom Gatehouse, Emily Banks, e Brigit Toebes in un editoriale pubblicato sul British Medical Journal, facendo riferimento alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. La carta, adottata nel 1989, recita fra l’altro: «Le parti riconoscono il diritto del bambino al godimento del miglior stato di salute possibile e il quadro dell’Oms obbliga i Paesi aderenti a prevenire e ridurre sia il consumo di tabacco sia la dipendenza da nicotina». 
Il riferimento alla nicotina non né casuale, come è ovvio, né di secondaria importanza, ma evidentemente non abbastanza considerato se a livello globale, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 7,2% dei giovanissimi fra i 13 e i 15 anni usa sigarette elettroniche e se, sempre secondo l’Oms, nella stessa fascia d’età il loro utilizzo è nove volte superiore a quello degli adulti. Per non parlare dei crescenti riscontri, ancora più preoccupanti, di un uso sempre più diffuso dei vari prodotti «da svapo» anche fra gli alunni delle scuole elementari. 

Ammesso e non concesso che questi dispositivi possano aiutare i fumatori a rinunciare alle sigarette tradizionali, ciò non giustifica la loro diffusione fra soggetti vulnerabili, per i quali rappresentano non di rado una porta d’ingresso per il percorso inverso, cioè verso il fumo tradizionale o altre forme di dipendenza. Senza contare che i giovanissimi mostrano una particolare sensibilità alla nicotina, che può comportare effetti a lungo termine su attenzione, abilità cognitive, memoria e umore. 
Per tutte queste ragioni il richiamo al documento evocato dagli editorialisti della rivista scientifica britannica, e il conseguente appello ad azioni più decise a tutela della salute dei minori in relazione a questo fenomeno, vanno presi sul serio, per le ragioni culturali, sociali e morali che informano quelle normative.