il Fatto Quotidiano, 11 novembre 2025
I garanti dei garanti
La fiera del tartufo presenta, a grande richiesta, un nuovo spettacolo impagabile. Dopo il quadro desolante del Garante della privacy dipinto da Report, la Schlein, leader del Pd che nominò il presidente Pasquale Stanzione (ex presidente dell’assemblea provinciale del Pd a Salerno), chiede di azzerare l’intera autorità. E la Meloni, leader di FdI che ha nominato uno degli altri tre membri, il fratello d’Italia Agostino Ghiglia, risponde che è tutta colpa di Pd e 5Stelle (scordandosi che due “garanti” su quattro li ha scelti il centrodestra: Ghiglia e la prof filoleghista Ginevra Cerina Ferroni, vicepresidente). Anche Conte chiede l’azzeramento. E almeno il M5S, diversamente dagli altri, ha il merito di non aver scelto un suo iscritto o militante, ma l’esperto indipendente Guido Scorza (come la Giomi in Agcom e l’ad Salini in Rai ai tempi del Conte-1). Scorza infatti, pur costretto alcune volte ad astenersi quando il Garante giudicava gruppi assistiti dal suo ex studio legale specializzato in privacy, è stato l’unico dei quattro a non votare la maxi- multa a Report e a non avere un filo diretto col partito che l’ha messo lì. Ma azzerare oggi il Garante senza cambiare le regole di nomina significherebbe averne domani un altro lottizzato dai partiti. Salvo sperare che questi rinsaviscano e facciano come il M5S levando spontaneamente le grinfie dalle autorità che regolano Borsa, comunicazioni, antitrust, conflitti d’interessi, scioperi e privacy. Cosa mai accaduta: alla Privacy si sono succeduti l’ex deputato verde Paissan, l’ex Msi-An Rasi, l’ex presidente forzista della Calabria Chiaravalloti, l’ex deputato margheritico Soro, la ex giudice Iannini in Vespa, fino all’attuale trio Pd- FdI- Lega che ha stangato Ranucci. Chiunque scelga i membri delle autorità – il capo dello Stato, i presidenti delle Camere, il Parlamento a maggioranza qualificata, il Padreterno – il minimo della decenza sarebbe vietare per legge che a farne parte siano personaggi iscritti a partiti o loro debitori per candidature, incarichi, consulenze, prebende, e strapuntini.
Lo stesso dovrebbe valere per la parte “laica” del Csm, altro cronicario per politici trombati o in via di riciclo, che la schiforma Nordio porta da 10 a 26 triplicando l’autogoverno togato: un Csm per i giudici (10 laici + 20 togati), uno per i pm (10 laici + 20 togati) e un’Alta corte disciplinare (6 laici + 9 togati). I togati saranno scelti col sorteggio secco, cioè a caso, fra i magistrati disponibili. Invece i laici-politici usciranno da un sorteggio finto, estratti da un listino di persone votate dai partiti in Parlamento: più corto sarà il listino, più il sorteggio sarà un’elezione, anzi una lottizzazione fra i partiti. Se vincerà il Sì lo scandalo Report-Privacy, al confronto, ci sembrerà Disneyland.