Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  novembre 11 Martedì calendario

Che cos’è la “Fomo”, quell’ansia che spinge la Gen Z a investire nelle criptovalute senza saperne abbastanza

Bitcoin, Ethereum o Theter. La Generazione Z, che in Italia conta circa 7,6 milioni di individui, pari al 13% della popolazione, guarda sempre di più alle criptovalute. Questa fascia di età è il motore principale dell’adozione e diffusione delle monete digitali: il 48% degli intervistati tra i 18 e 29 anni dichiara di possedere o aver posseduto crypto, contro il 35% della media globale, secondo il rapporto 2025 di Gemini sullo Stato Globale delle Criptovalute.
Un’indagine YouGov 2025 rivela che il 42% della Gen Z investe regolarmente in cripto, segnando una rottura con le generazioni precedenti
. Digitale sin dalla nascita, la Gen Z predilige strumenti finanziari che offrono autonomia, rapidità e accesso diretto, privilegiando la decentralizzazione. Le piattaforme social giocano un ruolo chiave: TikTok, Reddit e Discord sono i luoghi di formazione, scambio di opinioni e raccomandazioni, creando una cultura crypto peer-to-peer. «Questa familiarità non si traduce solo in investimenti, ma in una nuova visione del denaro e dell’inclusione finanziaria. Le criptovalute rappresentano per loro non solo un asset speculativo ma una forma di empowerment contro sistemi tradizionali percepiti come opachi o esclusivi – è l’analisi di Giovanni Zappavigna, Managing Partner Capco Italy -. Per le istituzioni finanziarie tradizionali, la sfida è abbracciare questo cambiamento, integrando infrastrutture digitali e migliorando l’esperienza utente».
Tuttavia, questa familiarità e entusiasmo verso il mondo crypto porta anche a errori comuni tra la Generazione Z. Tra i più diffusi ci sono l’investire senza una conoscenza approfondita delle criptovalute, lasciandosi guidare dal fenomeno Fomo (Fear Of Missing Out, la paura di essere esclusi) o da suggerimenti non attinenti, e puntare tutto su un’unica criptovaluta senza diversificare il portafoglio, aumentando così l’esposizione al rischio. Altri errori includono la scarsa attenzione alla sicurezza, come l’uso di wallet non protetti o exchange non affidabili, e la tendenza a vendere impulsivamente durante le fasi di volatilità, perdendo così potenziali guadagni a lungo termine.
«La partecipazione crescente della Generazione Z al mercato cripto porta con sé pattern comportamentali ricorrenti che, se non gestiti, aumentano la probabilità di perdite e di rischi operativi», mette in guardia Zappavigna.
In particolare, riguardo agli ivestimenti sull’onda dell’hype senza analisi l’esperto racconta che l’esposizione nasce spesso da contenuti virali su TikTok, Reddit o Discord, con focus su token “di tendenza” privi di fondamentali solidi. Come evitare questo errore? «Adottando una due diligence minima (lettura del whitepaper, analisi del modello di utilità del token, roadmap tecnica, governance, tokenomics, audit del codice quando disponibili) e confrontare più fonti indipendenti» suggerisce Zappavigna.
Sull’aspetto della concentrazione del capitale su pochi asset ad altissima volatilità, con rischio di drawdown marcati il consiglio è di «definire un’asset allocation per fasce di rischio (core vs. satellite), limitare l’esposizione a singoli token, bilanciare con asset meno correlati e ribilanciare periodicamente.
Tra gli errori più comuni c’è quello di trascurare la sicurezza dei wallet con, per esempio, uso esclusivo di hot wallet, mancanza di 2FA, custodia delle seed phrase in formati non sicuri. «Per somme rilevanti è bene preferire soluzioni di cold storage/hardware wallet, attivare 2FA e passkey, mantenere backup offline delle chiavi private e testare procedure di recovery» dice l’esperto.
Riguardo alla Fomo e al market timing impulsivo, vale a dire gli ingressi su massimi relativi e uscite nel panico. «È bene definire in anticipo obiettivi, orizzonte, livelli di entrata/uscita e regole di gestione della posizione (stop loss, take profit, size per trade), privilegiando piani di acquisto graduali (Dca) rispetto all’all‑in».
Le differenze tra un comportamento e metodo di un investitore esperto vs uno della Gen Z? «L’investitore esperto imposta obiettivi, orizzonte e vincoli; definisce un’asset allocation coerente con la tolleranza al rischio; applica risk management (dimensionamento, stop, hedging); seleziona piattaforme e soluzioni di custodia con requisiti di compliance; pianifica gli impatti fiscali – dice l’esperto, che poi conclude – spesso nella Gen Z in cripto si vedono pattern ricorrenti come l’ingresso informativo via social e community; bassa soglia di analisi fondamentale; preferenza per Ux rapide e gamificate; ridotta attenzione a custodia e fiscalità; e maggiore reattività a sentiment e trend».
Dalla Fomo agli investimenti impulsivi, la sfida per la Gen Z non è solo entrare nel mondo crypto, ma imparare a restarci con metodo, consapevolezza e sicurezza.