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 2025  novembre 11 Martedì calendario

Portò i figli in Russia chiedendo all’ex Riccardo Orcel 500mila euro per rivederli: condannata

«Voglio mezzo milione di euro o non rivedrai più i tuoi figli fino a quando saranno maggiorenni». Così suonava il ricatto che nel 2023 Elena Myandina ha fatto a Riccardo Orcel, il padre dei due bambini, all’epoca di 8 e 7 anni. La donna è stata condannata in primo grado dal tribunale di Milano a 3 anni di reclusione con le imputazioni di sottrazione di minore e tentata estorsione. Stessa pena anche per il complice del ricatto.
La vicenda penale è nata quando il banchiere, fratello dell’amministratore delegato di UniCredit Andrea, denuncia ai carabinieri di Milano che l’ex compagna era scappata nell’agosto di due anni fa in Russia con i figli. La donna, 40 anni, che nel frattempo aveva avviato una nuova relazione con un altro uomo, Angelo Corbosiero, aveva preteso da Orcel mezzo milione di euro. La richiesta estorsiva prevedeva il deposito di “dieci assegni circolari” da 50mila euro ciascuno, da consegnare a un notaio di Milano al loro rientro in Italia con i bambini. I piccoli erano rimasti in Russia per cinque-sei mesi prima, che al termine di una lunga trattativa, la donna era stata convinta a tornare in Italia.
Dopo la denuncia di Orcel era stata aperta un’indagine da parte della procura di Milano. Lo scorso 9 ottobre il pm Enrico Pavone ha chiesto 3 anni per la donna e 4 anni e mezzo per il 51enne originario di Foggia. Secondo il capo d’imputazione a Orcel sarebbe stato impedito il legittimo “esercizio della responsabilità genitoriale”. I giudici della sesta sezione penale del tribunale di Milano sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali, una multa da 600 euro e a risarcire a Orcel danno in sede civile oltre al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva da 30 mila euro.
Il banchiere, costituito parte civile nel processo con l’avvocato Domenico Aiello, si era rifiutato all’epoca di pagare non cedendo alle minacce e ha presentato denuncia ai carabinieri che, nell’immediatezza, hanno sequestrato gli assegni come corpo del reato.