il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2025
Ma mi faccia il piacere
Sua Altezza. “E Brunetta si alza ancora lo stipendio: 60 mila euro in più” (Stampa, 7.11). Ma bastavano anche le prime cinque parole.
Il nuovo Dante. “Il mio Inferno. La Commedia del potere, illustrato da Makkox, forse è l’unico testo scritto da un italiano dopo Dante che rivaleggi con l’originale’” (Tommaso Cerno, direttore del Tempo, Corriere della sera, 8.11). Petrarca e Boccaccio ancora rosicano.
L’autodenuncia. “Contro l’invadenza delle balle da talk show. Manuale minimo di resistenza televisiva” (Carlo Calenda, leader Azione, Foglio, 3.11). Carino da parte sua rinunciare per sempre ai talk show.
È fatta. “‘E mo’ ce lo siamo tatuati per la vita. Slavaukraina’. Lo scrive su X il leader di Azione Carlo Calenda postando la foto dell’ultimo tatuaggio appena fatto che ricalca lo stemma dell’Ucraina” (Ansa, 8.11). Appena l’ha saputo, Putin ha ordinato la resa.
Vittoria! “Finisce l’anno più nero per l’Armata russa” (Federico Fubini, Corriere della sera, 8.11). Ma infatti è Putin che ogni giorno implora Zelensky di smettere di sconfiggerlo.
Toghe rosse libiche. “Almasri arrestato in Libia. Meloni: sapevamo che non sarebbe rimasto impunito” (Giornale, 6.11). Purtroppo qualcuno che rispetta la legge prima o poi si trova.
La mosca cocchiera. “Non sono tra gli entusiasti dell’elezione di Mamdani a sindaco di NewYork… Non mi pare ci sia molto da festeggiare” (Ivan Scalfarotto, senatore Iv, X, 6.11). E niente, questi newyorkesi votano incuranti delle indicazioni dello statista pescarese. Peggio per loro.
Il virus dilaga/1. “Il riflesso Mamdani si vede in Puglia: Decaro propone 30 mila euro a fondo perduto alle giovani coppie che vogliono comprare casa” (Paolo Mieli, Radio 24, 5.11). Fatti Mamdani dalla mamma a prendere casa.
Il virus dilaga/2. “Cosa unisce la Banca d’Italia alla Cgil, l’Istat alle tute blu, la Corte dei Conti ai Cobas? Il filo rosso… rigorosamente di sinistra che arriva fino al neo-comunismo in versione Mamdani” (Mario Sechi, Libero, 8.11). Niente da fare: questi cosacchi ormai sono dappertutto.
Cavaliere, è lei? “La notizia dell’inchiesta per turbativa d’asta sulla vendita di San Siro, emersa nello stesso giorno in cui è stato firmato il rogito, è una coincidenza che ‘fa pensare’. Beppe Sala… lascia trapelare il disappunto” (Corriere della sera, 8.11). In effetti è strano che si indaghi su un affare quando viene concluso: dev’esserci qualcosa sotto.
Telefono senza fili. “Dubbi nel centrosinistra sul referendum. Minzolini scrive che Castagnetti, molto vicino a Mattarella, gli ha detto: ‘Non si può puntare tutto sul referendum sulla giustizia per battere Meloni, Schlein non percepisce la realtà, non ascolta nessuno’…” (Paolo Mieli, Radio 24, 6.11). Ma infatti: questa Schlein che non ascolta Minzolini che ha ascoltato Castagnetti che ascolta Mattarella. Dove andremo a finire, signora mia.
Avanti c’è posto. “L’ex ministro Salvi si schiera con il Sì. Della Vedova (+Europa): ‘Bene la separazione delle carriere. Ora la responsabilità civile dei giudici’” (Giornale, 3.11). “Giovanni Pellegrino: ‘Le carriere separate erano una proposta della sinistra” (Libero, 4.11). “Augusto Barbera: ‘Una riforma inevitabile, mia cara sinistra”, “Ortensio Zecchino: ‘Basta toni apocalittici, la separazione delle carriere era nella Bicamerale’” (Foglio, 4 e 5.11). I migliori testimonial del No sono quelli del Sì.
Scassese minaccia. È consigliabile che le fazioni che si stanno organizzando, a cominciare da quella dei magistrati militanti, si guardino dal farlo percepire come un appello al popolo a difesa della giustizia. Pensino a quali sarebbero le conseguenze di una interpretazione di questo tipo, in caso di una prevalenza del sì” (Sabino Cassese, Corriere della sera, 6.11). Se no?
L’altro Bobbio. “Luigi Bobbio: ‘Io, giudice, vi racconto perché l’Anm ha paura’” (Libero, 3.11). Ma chi, l’ex senatore di An nella leggendaria commissione Telekom Serbia? Il presidente provinciale di An a Napoli? Il capogabinetto della ministra Meloni? L’autore della norma anti-Caselli dichiarata incostituzionale dalla Consulta? Il diffamatore di Carlo Giuliani definito “feccia”? Il sindaco Pdl di Castellammare di Stabia che nominò il suo testimone di nozze “coordinatore della cabina di regia” con stipendio di 160mila euro l’anno più rimborsi per pranzi, cene e pernottamenti di lusso, ma dopo soli due anni fu sfiduciato dalla sua stessa maggioranza e poi trombato alle elezioni successive? Sì, tutte queste cose insieme.
Il titolo della settimana/1. “Schlein: ‘Io rivale di Silvia Salis? Solo un gioco patriarcale’” (Libero, 7.11). Ha stato Noè.
I titoli della settimana/2. “Casini, riflessioni di un protagonista del Parlamento” (Messaggero, 8.11). “Casini: ‘Il fattore Prodi: la destra si sconfigge grazie al voto moderato’” (Repubblica, 8.11). “Casini: ‘Ho detto no a Berlusconi, ma nel ‘94 aveva ragione lui’” (Libero, 8.11). “Casini: ‘Rifiutai di guidare FI. Ma per Berlusconi avrei lavorato’” (Giornale, 8.11). “Casini: ‘Perché ho rotto con Berlusconi’” (Stampa, 8.11). Su, dài, non fare il modesto: parlaci di quel bocciuolo di rosas di Totò Cuffaro.