corriere.it, 10 novembre 2025
Ferrara, operaio dà le dimissioni con un’email ai colleghi di critiche e lamentele: «Finalmente, non mi mancherete». L’azienda lo querela ma viene assolto
Prima di cambiare mestiere, aveva deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: scrisse un’e-mail e la inviò all’intera rubrica aziendale, segnalando tutto ciò che, a proprio dire, non funzionava in quel luogo di lavoro da cui se ne stava andando. I titolari considerarono quella lettera offensiva e lo denunciarono per diffamazione aggravata.
Tuttavia, il giudice ha deciso di assolverlo perché quel fatto non costituiva reato, arrivando a stabilire che quella critica non rappresentava alcun illecito. Protagonista della vicenda – risalente al maggio 2021 – è un 45enne ferrarese, assistito dall’avvocato Denis Lovison, che – dopo oltre sette anni di lavoro come operaio in un’azienda di tecnologie per l’agricoltura, aveva scelto di cambiare aria e di trovare un nuovo impiego.
L’email a tutti gli indirizzi aziendali prima di andarsene
Prima di andarsene e di voltare pagina per sempre, però, aveva inviato una mail dal titolo «Saluti» all’intera mailing list aziendale, in cui erano presenti un centinaio di nominativi tra cui presidente, vicepresidente, dipendenti e collaboratori, elencando alcuni aspetti che aveva fatto fatica a dirigere durante gli anni di lavoro.
«Ciao a tutti, come penso ormai saprete, dopo circa sette anni e mezzo, finalmente si conclude la mia avventura. Dico finalmente perché mi è costato non poco accettare già il primo rinnovo» aveva esordito il 45enne nella missiva incriminata. Per poi proseguire e soffermarsi su tutto quello che «non mi mancherà» aveva scritto, come «le continue difficoltà ad avere gli attrezzi per lavorare, armadietti che si chiudano davvero con la scusa di dover tenere basse le spese di reparto… e come vengono trattati molti colleghi, tenuti nella ignoranza non si sa per quale motivo, e dai quali poi si pretende comunque».
Il 45enne aveva poi chiuso con un appello agli altri lavoratori: «Ricordo a chi come me è stanco che l’unico modo per trovare altro è cercare e non demordere». Quel contenuto era stato ritenuto diffamatorio dai vertici aziendali, che avevano così deciso di adire a vie legali e di querelare il loro ex dipendente che però, dopo la fine dell’iter processuale, ha ricevuto una sentenza di assoluzione.
Critiche e osservazioni negative: «Ma era diritto di critica»
Particolarmente soddisfatto l’avvocato Denis Lovison, che difendeva il 45enne: «La genericità delle espressioni utilizzate, che non fanno nomi di colleghi né descrivono episodi specifici in modo dettagliato, conferma l’assenza di una volontà denigratoria mirata da parte del mio cliente. L’intento non era quello di ledere la reputazione dell’azienda, ma di condividere un’esperienza lavorativa con le proprie luci e ombre».
Il legale ha quindi voluto riprendere quanto aveva esposto durante la propria arringa difensiva: «Il diritto di critica, come affermato dalla giurisprudenza, si concretizza in un giudizio che non può che essere soggettivo e che può essere esternato anche con linguaggio pungente, purché non si vada a ledere l’integrità morale del soggetto».
«La condotta del mio cliente – è la chiosa – si è pertanto mantenuta entro i limiti del legittimo esercizio del diritto di critica, esprimendo dissenso motivato su aspetti dell’organizzazione e della vita aziendale».