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 2025  novembre 09 Domenica calendario

Evasione a 100 miliardi Ma crescono i proventi della lotta al sommerso

Il sommerso cresce a una velocità inferiore rispetto all’economia in chiaro, cioè quella regolare. Stando agli ultimi dati disponibili, quelli del 2022, la somma delle tasse e dei contributi non versati è tornata sopra 100 miliardi di euro: per la precisione 102,5 miliardi di euro (considerando la massima imposizione contributiva sui lavoratori regolari), in aumento di 3,5 miliardi rispetto al 2021. Un trend che riguarda le imposte dirette (come l’Irpef, l’Irap o le cedolari sugli affitti) e quelle indirette come l’Iva; interessa sempre di più il Mezzogiorno; mentre calano il peso del lavoro in nero o dell’evasione sul canone Rai.
Fin qui, i numeri in termini assoluti. Perché come chiarisce l’ultima Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva del Mef, il sommerso registra un’incidenza più bassa sul Prodotto interno lordo rispetto al recente passato. «Nel 2022 il suo valore aggiunto generato – si legge nel documento del Ministero dell’Economia – rappresentava il 9,1 per cento del Pil, con una riduzione di circa 2,5 punti percentuali rispetto al picco del 2014». Di conseguenza, nell’ultima decade, «si sarebbe quindi ridotta di poco più di un quinto». Stessa tendenza anche per quanto riguarda il cosiddetto gettito potenziale, il rapporto tra l’imponibile e quanto incassato: nel 2022 era pari al 17 per cento, quindi in riduzione di «3 punti percentuali nell’ultimo quinquennio».
Negli ultimi anni, fa sempre notare il Mef, sono stati recuperati pezzi consistenti di evasione Iva, Ires e Ires, mentre è «più contenuta la riduzione dell’evasione dell’Irpef sui redditi da lavoro autonomo e di impresa». In calo l’evasione anche sulle accise sui prodotti energetici (benzina e gasolio) e sui tributi locali. «Nel corso dell’ultimo decennio – conclude il Mef – la riduzione della propensione all’evasione appare interamente concentrata nella fattispecie della omessa o infedele dichiarazione (risultando relativamente stabile la fattispecie dell’omesso versamento)».
Questi numeri non vanno letti solo come speculazione in termini contabili. Secondo il Mef, sono soprattutto uno stimolo per «proseguire nella attività di prevenzione e contrasto del fenomeno». In questa direzione è utile rifarsi a quanto riportato nell’ultimo Bollettino delle entrate tributarie, che si riferisce al periodo gennaio-settembre 2025. In questo lasso di tempo, «il gettito derivante dall’attività di accertamento e controllo si è attestato a 11,663 miliardi (+1,137 miliardi, pari al +10,8 per cento) di cui: 5,946 miliardi (+950 milioni, pari a +19 per cento) sono affluiti dalle imposte dirette e 5.717 milioni (+187 milioni di euro, pari a +3,4 per cento) dalle imposte indirette».
Tornando agli oltre cento miliardi di sommerso, il Mef fa sapere che l’evasione contributiva si attesta in una forbice tra gli 8,4 e 11,6 miliardi, mentre quella tributaria supera di poco i 90 miliardi. Per quanto riguarda l’Irpef pagato dai dipendenti, il tax gap ha raggiunto nel 2022 un livello di 3,606 miliari contro i 3,997 dell’anno precedente. Salgono invece la quota di evasione sull’Irpef a carico dei lavoratori autonomi e imprese (da 35,333 miliardi a 36,952 miliardi) e quella sulle addizionali Irpef: sempre nel 2002 era pari a 733 milioni contro i 680 del 2021. Boom del tax gap dell’Ires, arrivato a quota 10,320 miliardi. Evasione e elusione relativa all’Iva tra il 2021 e 2022 sono cresciute di quasi 2 miliardi (per sfiorare i 29 miliardi). Al capitolo locazioni, registra un aumento di 250 milioni in più il differenziale tra l’imponibile potenziale e quanto raccolto: l’evasione totale è di 875 milioni. Dati positivi invece arrivano dal pagamento del canone Rai, con l’evasione ridotta tra il 2021 e il 2022 di 16 milioni, e dall’Irap, con il tax ridottosi di circa 1,3 miliardi. Da segnalare poi il recupero di una cinquantina di milioni anche per i principali tributi locali, cioè Imu e Tasi. In calo anche gli effetti fiscali generati dal lavoro nero.
A livello territoriale, il Mef sottolinea che l’incidenza del sommerso è «molto alta» nel Mezzogiorno (16,5 per cento del valore aggiunto complessivo) seguita dal Centro dove il peso si attesta all’11,7. Più basse le quote nel Nord-est (9,4 per cento) e nel Nord-ovest (8,9 per cento).
Entrando più nello specifico, il valore della Calabria è del 19,1 per cento, quello della Provincia Autonoma di Bolzano del 7,7. La Campania, «considerando il contributo al totale nazionale del sommerso», registra valori superiori alla media nazionale.
«Il ruolo del Lazio – si legge nella Relazione – pur presentando una propensione in linea con la media, mostra un impatto significativamente alto sul sommerso nazionale». Anche la Lombardia «presenta anch’essa un impatto sul sommerso molto elevato».