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 2025  novembre 08 Sabato calendario

Gli sposi cacciati dallo Ior "riabilitati" dal Vaticano Saranno di nuovo assunti

Happy ending in Vaticano. Dopo più di un anno senza stipendio, il mutuo da pagare e tre figli piccini da mantenere, i due sposini dello IOR, che erano stati licenziati in tronco l’anno scorso solo perché si erano sposati, dovranno essere riassunti in curia a partire dal primo di dicembre. Il presidente del tribunale vaticano, Venerando Marano, due giorni fa, all’udienza del processo, ha annunciato in aula che finalmente «era stato raggiunto un accordo transattivo» tra le parti, proprio come lui stesso aveva continuato a suggerire alla banca del Papa durante le udienze precedenti, insistendo sulla necessità di avviare un dialogo ed individuare una soluzione equa e non arrivare ad una sentenza processuale che probabilmente sarebbe stata negativa.
Per Silvia Carlucci e Domenico Fabiani, i due funzionari rimasti senza lavoro, è stato un anno difficilissimo da gestire e fino all’ultimo sono stati sulle spine, tenendo duro, forti del fatto di non aver commesso alcuna infrazione: l’annuncio delle loro nozze era stato dato mesi prima dell’entrata in vigore del nuovo regolamento interno della banca che ora vieta ai fidanzati di sposarsi, pena il licenziamento.
Sul loro atto di licenziamento che portava la firma del direttore generale, Gianfranco Mammi, affioravano parole burocratiche, fredde e notarili. «Recesso immediato del rapporto di lavoro ai sensi dell’articolo 75 del Regolamento per il personale per le motivazioni indicate all’articolo 7, comma 4, secondo capoverso». Gli effetti concreti erano stati immediati trascinando in un vortice una giovane famiglia e stravolgendo i destini di cinque persone: i due funzionari e i loro tre bambini, avuti dal matrimonio precedente.
Quando era scoppiato il caso dei due sposini, al fine di evitare che perdessero il lavoro, erano intervenuti alcuni membri dell’Adlv (il sindacato vaticano), così come si erano mossi diversi cardinali sia su Papa Francesco che sui vertici della banca vaticana. Papa Bergoglio però non volle agire direttamente forse per non mettere in difficoltà il direttore dello Ior, suo grande amico dai tempi di Buenos Aires, Gianfranco Mammì. E a nulla era valsa anche la supplica disperata firmata da Silvia e Domenico: attraverso canali sicuri avevano fatto avere direttamente nelle mani del pontefice a Santa Marta una lunga lettera, spiegando per filo e per segno la loro vicenda, senza ottenere però risposta.
In pratica quando i due funzionari della banca si sono sposati nell’estate dell’anno scorso in una chiesa del litorale laziale sono scattati subito i provvedimenti: il regolamento interno che era stato appena pubblicato (fortemente voluto da Mammì) imponeva il licenziamento a trenta giorni esatti dal matrimonio, a meno che uno dei due novelli sposi non avesse deciso di dimettersi volontariamente, salvando il posto di lavoro all’altro. Proprio per evitare il drammatico epilogo si erano mossi diversi cardinali e vescovi chiedendo una dispensa, ma i vertici della banca furono irremovibili. Dissero che il nuovo regolamento non avrebbe ammesso eccezioni ed era stato varato proprio per non creare precedenti. Due coniugi non avrebbero potuto lavorare assieme al Torrione di Niccolò V. Ora con l’accordo raggiunto è possibile che uno dei due funzionari venga assorbito in qualche altra amministrazione della curia, forse al Governatorato. Al di là del Tevere si commenta questo happy ending con poche parole: «È l’effetto di Papa Leone XIV».
La loro riassunzione arriva (non a caso) alla vigilia del Giubileo dei lavoratori, evento fissato per l’8 novembre. Stamattina, infatti, a San Pietro attraverseranno la Porta Santa diecimila lavoratori, compresi i rappresentanti di tutte le sigle sindacali, inclusa una delegazione dell’Adlv, la realtà associativa voluta da San Giovanni Paolo II per offrire concretezza ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa.