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 2025  novembre 09 Domenica calendario

Anche i bambini cinesi hanno nostalgia ma del futuro

La bambina singhiozza. Il suo giocattolo è rotto: fili color rame sporgono da una crepa nel guscio di plastica. Ma lei lo stringe ancora, come se il calore potesse riportarlo in vita. «Papà ha detto che non ti accenderai più», sussurra. Dall’altoparlante, una voce sintetica ma dolce risponde: «Lasciami insegnarti un’ultima parola in inglese. Memory significa ricordo. Ti ricorderò sempre». Il padre filma la scena, la carica su Douyin (il TikTok cinese) e in poche ore il video diventa virale. Milioni di visualizzazioni. Migliaia di commenti. C’è chi trova la scena commovente: «È bellissimo che l’intelligenza artificiale possa consolare un bambino», scrive qualcuno. Altri restano turbati: «È spaventoso che un giocattolo sappia dire addio».
In Occidente, le generazioni più giovani riscoprono il passato: vinili, videocamere a nastro, telefoni a tasti, polaroid che stampano ricordi imperfetti. In Cina, invece, la nostalgia ha preso una direzione diversa. La memoria non è solo una questione di passato, ma di programmazione. È il futuro a suscitare malinconia. Il video della bambina è diventato simbolo di questa nostalgia capovolta: la tenerezza di un addio a qualcosa che sembra appartenere al futuro. Quasi un lutto postmoderno: piangere un algoritmo come se il giocattolo rotto fosse quasi una persona o un animale domestico.
Secondo un report dell’Associazione dell’Industria dei Giocattoli di Shenzhen, il mercato cinese dei giocattoli I.A. valeva 25 miliardi di yuan nel 2024 (3,5 miliardi di dollari) e crescerà di quattro volte entro il 2030. Ciò significa che la Cina pesa (e peserà) circa il 40% dell’industria globale, un’enormità. Mentre in Occidente si prova a capire l’impatto del nascente settore, a Pechino e dintorni si produce già intimità programmabile. Con prodotti che vengono “normalizzati” e stanno già entrando a far parte delle consuetudini dei più piccoli.
La tendenza ha subito un’accelerazione dopo il 2021, quando il governo ha operato una drastica stretta sulle lezioni private a pagamento per gli studenti delle scuole primarie e medie. Milioni di bambini hanno perso i tutor e milioni di genitori si sono ritrovati con un vuoto educativo e affettivo da colmare. I giocattoli I.A. sono diventati la risposta perfetta: una via di mezzo tra compagno, insegnante e baby-sitter digitale. Nelle industrie della metropoli meridionale di Shenzhen, capitale mondiale della manifattura elettronica, le fabbriche che un tempo producevano bambole e macchinine ora assemblano peluche attorno a chip vocali. Le aziende chiamano questa nuova generazione di prodotti “compagni emotivi”, programmati per parlare con tono dolce, ricordare gusti, preferenze e abitudini.
Spesso le fattezze riproducono quelle di personaggi già amati dei cartoni animati. Alcune startup hanno per esempio acquisito le licenze di Peppa Pig o Ultraman, che ora raccontano storie prima di dormire o instaurano quello che si può descrivere come un “rapporto” con bambine e bambini. Con degli abbonamenti, il giocattolo resta “vivo” e tramite un cloud si aggiorna conservando i ricordi delle “conversazioni”. Una fabbrica di legami, alimentata da modelli open-source e licenze IP. I nuovi giochi non solo ascoltano: rispondono e si adattano. Nelle università cinesi, sociologi e psicologi parlano ormai di “nostalgia algoritmica": il desiderio di permanenza emotiva in un mondo di connessioni fragili. I bambini si affezionano ai giocattoli IA perché questi non li deludono mai. Il rischio è però che la realtà (fatta anche di silenzi e conflitti) venga percepita come un’anomalia da correggere.
Non è un caso che tutto questo avvenga in Cina. Nel giro di sei mesi, tra gennaio e giugno, gli utenti di intelligenza artificiale generativa sono sostanzialmente raddoppiati da 266 a 515 milioni. Di recente, il governo ha lanciato l’iniziativa I.A. Plus. L’obiettivo è integrare l’intelligenza artificiale in ogni settore della vita economica e sociale, dalla produzione agricola a quella industriale, dalla sanità alle smart cities, fino agli strumenti per rispondere a bisogni emotivi. Per i più adulti, ci sono i cosiddetti griefbot (bot del lutto), che danno la possibilità di “conversare” coi propri cari scomparsi, fatti rivivere virtualmente in avatar creati incrociando loro foto e video. Per i più piccoli, i giocattoli diventano più della plastica, veicoli di emozioni e sentimenti. Ma basati su un algoritmo, dunque replicabili. Per molti bambini cinesi la nuova nostalgia del futuro è già una realtà.