la Repubblica, 9 novembre 2025
Uno stadio sul grattacielo, ma le leggi della fisica infrangono il sogno saudita
Dovrebbe essere il pezzo forte di un progetto fantascientifico: uno stadio per 45 mila spettatori, sospeso come un candelabro in cima a un grattacielo di trenta piani, montato a sua volta sopra un arco alto 350 metri, attraverso il quale alcune delle navi da crociera più grandi del mondo avrebbero raggiunto un porto artificiale scavato nel deserto. L’arena sportiva è destinata a ospitare la finale dei Mondiali di calcio del 2034, assegnati all’Arabia Saudita, rappresentando il cuore del sogno visionario di Mohammed bin Salman, detto Mbs, principe della corona e leader de facto del regno petrolifero: The Line (La Linea), una città verticale di acciaio e cristallo, larga 200 metri, posata a 500 metri di altezza sul livello del mare, lunga 170 chilometri (più della distanza da Modena a Riccione, per averne un’idea), l’elemento centrale di Neom, un’immensa megalopoli da costruire da zero, comprendente un villaggio per gli sport invernali, un colossale resort di lusso sul mar Rosso, una futuristica comunità sotterranea digitalizzata e una vasta zona industriale.
Ma un’inchiesta del Financial Times rivela che lo stadio è in dubbio, frenato innanzi tutto dalla fisica: le leggi di gravità e la rotazione terrestre, affermano le fonti anonime interpellate dal giornale britannico, farebbero «oscillare come un pendolo il grattacielo con lo stadio sul tetto, aumentandone progressivamente la velocità fino a spezzarlo e provocandone la caduta nel porto sottostante». E non è soltanto l’avveniristico stadio a incontrare difficoltà: problemi tecnici e di finanziamento rischiano di limitare fortemente la città verticale immaginata da Mbs. A fine 2021 il budget previsto solamente per The Line era di 1 trilione e mezzo di dollari e l’anno successivo – sostiene il quotidiano della City – era già salito a 4 trilioni e mezzo: all’incirca il prodotto interno lordo annuale della Germania, seconda nazione più ricca del G7. Un investimento forse troppo oneroso perfino per gli sceicchi dell’oro nero.
Per il principe di Riad, la città futura lunga, stretta e alta come l’Empire State Building di New York, insieme a quello che dovrebbe sorgerle intorno, fa parte di un programma per modernizzare l’Arabia Saudita del ventunesimo secolo, basandone lo sviluppo non più solo sul petrolio, bene destinato a esaurirsi e ad essere sostituito dalle energie rinnovabili, bensì sulle nuove tecnologie e in senso più ampio su una nuova idea del vivere collettivo.
Sebbene non ci sia stato alcun annuncio ufficiale, le rivelazioni del quotidiano britannico inducono a credere che Neom e The Line avranno piani meni ambiziosi. I lavori sono rallentati. Al momento solo Trojena, il villaggio sciistico che dovrebbe accogliere i Giochi invernali d’Asia 2029, procede secondo il calendario originale. Sullo stadio nel cielo c’è un grosso punto interrogativo.