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 2025  novembre 09 Domenica calendario

Maxi stipendi, la circolare è un caso. Le mosse del governo per «limitarli»

Subito una circolare. Partirà in settimana e sarà recepita da tutta la Pubblica amministrazione. Poi, entro l’anno, gli uffici di Palazzo Chigi sforneranno un decreto del presidente del Consiglio (dpcm) che stabilirà i parametri e quindi l’indentikit dei 10, massimo 15, superdirigenti dello Stato che potranno arrivare fino a uno stipendio di 311.658,53 euro lordi all’anno. E cioè il nuovo tetto stabilito dalla Corte costituzionale al posto di quello di 240 mila deciso nel 2014 dal governo Renzi.

Niente scherzi né fughe in avanti quando si parla di salari pubblici aumentati e di tetti saltati: il caso di Renato Brunetta al Cnel docet. Meglio non aizzare l’antipolitica. Giorgia Meloni, dopo una vita all’opposizione, sa di maneggiare kryptonite. Soprattutto a ridosso della Manovra. Specie in questa continua campagna elettorale che l’attende fra Regionali e referendum sulla Giustizia.
Ecco perché dopo l’affaire Brunetta – nato, scoppiato e chiuso in due giorni con il dietrofront del presidente del Cnel – ha dato l’input per fare ordine, e subito, nel formicaio di grandi e medi dirigenti dello Stato. Tra loro ci sono anche i famosi grand commis, che da quando è uscita la sentenza della Consulta – era il 28 luglio – avranno pensato, candidi: perché se la legge ora lo permette non ci adeguiamo?
La vicenda va raccontata. La scorsa estate, con il Parlamento ormai al mare, esce la sentenza della Corte costituzionale: la premier non fa salti di gioia. Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo (Forza Italia) si agita, ma in senso positivo. Capisce che nella foresta pietrificata della Pa, fra mille contratti e rami legulei, qualcosa di incontrollabile potrebbe accadere. Sicché verga una circolare che in soldoni dice: l’obiettivo è agganciare la retribuzione al merito, alla produttività e alle responsabilità richieste dai diversi incarichi dirigenziali. Non si tratta di stabilire aumenti e assicura che non ce ne saranno nell’immediato. Si vuole evitare «un indiscriminato e ingiustificabile appiattimento verso l’alto delle retribuzioni». La circolare, che il Corriere ha visionato, prende in considerazione due casi. Coloro a cui è stato decurtato lo stipendio nel 2014, per i quali «il differenziale spettante sulla base dei rispettivi ordinamenti entro il predetto limite andrà calcolato, in via prudenziale e nelle more dei successivi provvedimenti, anche normativi, che verranno adottati, in forma frazionata, tenuto conto delle mensilità residue per l’anno corrente». Per le altre figure «si ritiene opportuno, al fine di evitare disparità di trattamento ovvero riconoscimenti non in linea con le iniziative che saranno adottate, soprassedere allo stato alla rideterminazione del trattamento economico che, in ogni caso, potrebbe avvenire solo in presenza di risorse destinabili allo scopo nell’ambito di quelle stanziate per le retribuzioni del personale sulla base delle disposizioni vigenti, previa comunicazione del ministero».
La nota fa la spola fra il ministero dell’Economia e l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi. Poi si arena, complice forse l’agosto, con la consapevolezza che i ricorsi sono dietro l’angolo. Tutto si ferma. Fino a quando, dopo un articolo del Domani, scoppia il bubbone del Cnel. La circolare ripartirà in settimana. Poi con un dpcm si stabiliranno e si blinderanno le norme per le figure apicali – della macchina dello Stato e delle forze dell’ordine – che potranno arrivare fino a 311 mila euro. Non si gioca con la kryptonite, ripetono dal governo.