repubblica.it, 7 novembre 2025
Guardian svela un complotto del Qatar per infangare la vittima di Khan, procuratore capo della Cpi
Il Qatar ha assoldato un’agenzia privata di investigazioni londinese per cercare informazioni sulla donna che accusa Karim Khan, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, di abusi sessuali. Scopo dell’iniziativa sarebbe stato di screditare la vittima delle molestie, dimostrando che la donna ha dei legami con Israele, ma le indagini condotte dai detective privati inglesi non sono riuscite a trovare alcuna prova di questo genere.
L’obiettivo ultimo dell’operazione sarebbe stato di difendere Khan, un magistrato britannico di religione musulmana che guida il tribunale internazionale dell’Aia e che nel 2024 ha emesso un mandato di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, accusandolo di crimini di guerra nel conflitto di Gaza. Per questo provvedimento, il procuratore è stato fortemente criticato dal governo di Gerusalemme, che lo accusa di parzialità anti-israeliana, e dagli Stati Uniti, dove l’amministrazione Trump lo ha sottoposto a sanzioni. Anche l’Onu ha aperto un’inchiesta nei suoi confronti.
Il complotto è stato rivelato stamani dal Guardian, che mette la notizia in prima pagina e in apertura del suo sito. A rendere ancora più gravi le rivelazioni è la scoperta che un rappresentante legale di Khan ha avuto un incontro con Highgate, l’agenzia di investigazioni private, situata a Mayfair, esclusivo quartiere nel centro della capitale britannica: un fatto che potrebbe fare pensare a un suo coinvolgimento nell’iniziativa del Qatar, anche se il magistrato lo nega risolutamente. L’agenzia declina di rivelare la ragione dell’incontro con l’avvocato del procuratore.
La denuncia per molestie nei confronti di Khan risale a un anno e mezzo fa. La donna, che per ragioni di riservatezza non è stata identificata, lavorava nell’ufficio del procuratore capo della Corte Penale Internazionale. Le Nazioni Unite hanno aperto un’inchiesta sulle accuse, ma non l’hanno ancora portata a termine. Nel frattempo, Khan si è auto sospeso dal proprio ruolo. Fin dall’inizio sono circolate accuse su media e social secondo cui l’accusa di abusi sessuali contro Khan sarebbe un complotto del Mossad, l’agenzia di spionaggio israeliana, per screditare Khan e indebolire così la sua incriminazione di Netanyahu.
Le nuove rivelazioni suggeriscono un risvolto diverso: un complotto del Qatar, l’emirato che ha per anni finanziato Hamas e ospitato i suoi leader, per screditare l’accusatrice di Khan, forse con la partecipazione dello stesso procuratore. Interpellata dal Guardian, la vittima delle molestie esprime frustrazione all’idea di essere stata spiata in cerca di presunte prove di una sua complicità con Israele e per il ritardo nelle conclusioni dell’inchiesta dell’Onu: “Ho sempre fatto il mio lavoro alla luce del sole. Da vittima sono diventata l’accusata, al centro di un presunto complotto internazionale. Se questa è giustizia, non è la giustizia a cui ho dedicato la mia vita”.