la Repubblica, 7 novembre 2025
I segreti del giovane Sinner: “Ho ancora paura del buio”
La mattinata passata a saggiare il fondo del campo centrale che da dopodomani ospiterà le Finals; il pomeriggio trascorso a chiacchierare con i bambini delle scuole tennis radunati nel negozio Nike nel cuore di Torino. Eccolo, l’avvicinamento di Jannik Sinner al debutto nel “gruppo Borg”, dov’è stato sorteggiato con Zverev, Shelton e uno fra Auger-Aliassime o Musetti (che è in semifinale ad Atene), mentre nel “gruppo Connors” ci sono Alcaraz, Djokovic (ammesso che decida di partecipare alle Finals), Fritz e De Minaur. Stamattina alle 11 Sinner si allenerà alla Inalpi Arena per un paio d’ore proprio con Alcaraz, una seduta che ha già il sapore della finale.
Se Jannik dà la sensazione di essere decisamente in palla in campo, quando si ritrova seduto fra i suoi piccoli fan dimostra di essere altrettanto a proprio agio. E così, per un’ora, parla di sé senza filtri, svelando i sogni di quand’era bimbo, ma anche paure e superstizioni, fino alle passioni. «Io sono andato via di casa a tredici anni: in quel periodo vedevo poco i miei genitori, mentre ho fatto un lungo percorso con tanti coach, e ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa di diverso». Non che le cose adesso siano cambiate, visto che quella con Darren Cahill e Simone Vagnozzi – che gli stanno accanto anche stavolta – è la sua seconda famiglia: «Il nostro rapporto è tutto un bilanciamento: lavoriamo duro ma giochiamo anche a carte e a golf, perché è importante vivere bei momenti insieme anche fuori dal campo. Ci frequentiamo costantemente tutto l’anno e non è facile vedere sempre me anche quando a casa hai lasciato una moglie. Cosa ci unisce? Il fatto che a nessuno di noi piace perdere» risponde Sinner, mentre Cahill aggiunge: «Il trucco è lavorare duramente ma sempre con il sorriso sulle labbra». Come in ogni famiglia, però, ci sono anche i contrasti: «Io ho 24 anni e non sono un tipo semplice, io sbaglio tanto – dice Sinner –. Poi però mi rendo conto degli errori e loro, che sono persone oneste, mi danno la sveglia».
Ci sono alcuni concetti che tornano di frequente, nel dialogo con Sinner: la lealtà, l’onestà, il rispetto, e la voglia di vincere. «A me sostanzialmente fanno arrabbiare due cose: perdere e la disonestà delle persone» spiega Jannik il cui idolo da bimbo era il bolzanino ex numero 18 al mondo, Andreas Seppi. «Di cosa ho paura? Del buio, così a volte di notte tengo una piccola luce accesa, oppure la serranda un po’ alzata – svela Jannik sempre più in empatia con i bimbi –. La vittoria di Parigi della scorsa settimana l’abbiamo festeggiata con hamburger e coca cola, anche se forse non dovrei dirlo…» se la ride il campione. «Cosa avrei fatto senza il tennis? Amo i motori e mi sarebbe piaciuto provare la Formula 1: oggi il mio pilota preferito è Leclerc, prima era Hamilton. E infatti la mia passione, oltre al golf, sono i Go Kart». Infine, il tema del riposo, fondamentale nella quotidianità di Jannik: «Il sonno è la mia fortuna. Dormo nove ore per notte e riesco a riposare anche prima delle partite: di solito mi scaldo, mangio, dormo, mi sveglio e dopo quaranta minuti sono in campo a giocare». È tempo delle foto con i ragazzi, tutti in maglietta bianca con il suo nome, e una promessa: «Cercherò di fare un torneo positivo, sono felice di essere a Torino e spero che la prossima sia una bella settimana».