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 2025  novembre 07 Venerdì calendario

“Ha sputato a due ebree”. Indagine in Vaticano su una guardia svizzera

I dettagli vengono a galla lentamente, tra incertezza e imbarazzo. Perché i margini di interpretazione non sono indifferenti, le versioni non collimano, l’episodio è minuto ma i significati implicati possono essere di ben maggiore portata. A piazza San Pietro la mattina di mercoledì 29 ottobre tutto si svolge in una manciata di secondi. Due signore ebree si stanno recando all’udienza del Papa. Scoppia un diverbio con una guardia svizzera che piantona l’Arco delle campane, sulla sinistra della basilica. Il militare dell’esercito pontificio le ha chiamate «ebree» con «tono sprezzante» e «ha sputato nella loro direzione», ha raccontato qualche giorno dopo il teologo Gregor Maria Hoff dell’università di Salisburgo sul settimanale austriaco Die Furche.
Lo spettro dell’antisemitismo e nel cuore della cattolicità. Tanto più sconcertante perché il Papa all’udienza denuncia l’antisemitismo e la sera prima aveva presieduto una commemorazione della dichiarazione Nostra Aetate con la quale il Concilio vaticano II ha rilanciato i rapporti con gli ebrei, evento al quale hanno partecipato il professore e le due signore. Una fonte contattata da Repubblica, che era presente e preferisce mantenere l’anonimato, precisa che subito dopo l’incidente gli altri membri del gruppo hanno avvertito i gendarmi, anch’essi presenti di guardia in piazza San Pietro, che a loro volta hanno chiamato il comandante delle Guardie svizzere.
Interpellato per un commento «la Guardia Svizzera Pontificia», spiega il caporale Eliah Cinotti, portavoce del corpo militare, «conferma di aver ricevuto una segnalazione da parte di una terza persona non coinvolta, relativa a un episodio avvenuto presso uno degli ingressi ufficiali del Vaticano. La segnalazione», aggiunge il portavoce, «riguarda una richiesta di foto con la guardia in servizio ed è attualmente oggetto di verifica interna». Di più dalla caserma degli Svizzeri non filtra, ma la sottolineatura sembra indicare che vi sia stata da parte dei visitatori una richiesta di fotografia, pratica piuttosto diffusa per i turisti che si avvicinano ai varchi dello Stato pontificio, e che i militari in servizio possono – in alcuni casi devono – rifiutare. Le verifiche in corso potrebbero riguardare l’analisi delle immagini video come la raccolta di testimonianze.
Nel pomeriggio di ieri, infine, una delle protagoniste dell’episodio ha deciso di dare la sua versione degli eventi. Si tratta di Michal Govrin, scrittrice, poetessa e direttrice di teatro israeliana, figlia di una sopravvissuta alla Shoah e di un uomo che fuggì ai pogrom in Ucraina e ha collaborato alla fondazione dello Stato di Israele. «Mentre io e una collega – due donne che di solito non sono riconoscibili come ebree – varcavamo un ingresso laterale di Piazza San Pietro come parte di una delegazione internazionale di ebrei», ha raccontato al sito informativo della Chiesa austriaca Kathpress, «un membro della Guardia Svizzera Pontificia ha visibilmente fischiato verso di noi con profondo disprezzo: “les juifs”, gli ebrei. Ci siamo guardate, completamente scioccate». A questo punto l’altra donna si è rivolta alla guardia: «“Hai detto les juifs”, “No, non l’ho detto”, ha mentito sfacciatamente la guardia», è il racconto di Michal Govrin. «Per tutta risposta, la guardia ha fatto il gesto di sputare nella nostra direzione con evidente disprezzo». Il comandante «si è scusato profondamente e ha detto che la guardia sarebbe stata indagata. Ma l’incidente ha sicuramente lasciato il segno».