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 2025  novembre 07 Venerdì calendario

«Vibe coding» è la parola dell’anno secondo il Collins Dictionary: cosa significa

Con il «vibe coding» possiamo diventare un po’ tutti programmatori. Il Collins Dictionary ha scelto proprio «vibe coding» come parola dell’anno 2025. L’espressione  fotografa uno dei cambiamenti più profondi dell’era digitale: la nascita di un nuovo modo di programmare software grazie all’intelligenza artificiale. 
Il termine, coniato nel febbraio scorso da Andrej Karpathy, pioniere dell’intelligenza artificiale, ex-direttore di Tesla e uno degli ingegneri fondatori di OpenAI, indica un approccio allo sviluppo in cui il codice non viene più scritto riga per riga, ma viene generato da un modello di intelligenza artificiale a partire da istruzioni in linguaggio naturale. In pratica, chi sviluppa, ma anche chi ha poca dimestichezza con l’informatica, può dire al sistema di creare un’app o un sito web inserendo un prompt anziché scrivere manualmente il codice di programmazione e l’AI produce il codice corrispondente. Il vibe coding promette di democratizzare la programmazione, abbassando la barriera d’ingresso per chi non ha competenze tecniche avanzate. Tuttavia il sistema non è perfetto: non c’è alcuna garanzia che il codice funzioni davvero o sia privo di bug.
Per creare l’elenco delle nuove parole degne di nota che riflettono i cambiamenti della lingua, in continua evoluzione, i lessicografi della Collins monitorano il Collins Corpus, composto da 24 miliardi di parole, che attinge a una serie di fonti mediatiche e ai i social media.
Come spiega il Collins Dictionary nel motivare la scelta, il termine «rappresenta il modo in cui la tecnologia AI sta ridefinendo la creatività e la produttività, rendendo accessibili a molti strumenti che prima richiedevano competenze altamente specializzate». Alex Beecroft, ceo di Collins ha sottolineato che vibe coding «riflette un cambiamento linguistico e culturale profondo, il punto d’incontro tra autenticità umana e automazione intelligente». L’espressione vibe cooding è entrata nei dizionari per la rapidità con cui è diventata di uso comune, specialmente nei settori tech e media, dove si parla ormai di «vibe coder» come nuova figura professionale a metà tra programmatore, designer e prompt engineer.
Wibe coding ha battuto la concorrenza di altre espressioni divenute di uso comune negli ultimi dodici mesi (qui la lista). Nell’elenco compare anche biohacking, ossia l’attività di alterazione dei processi naturali del corpo per migliorare salute e longevità. Un’altra espressione è clanker termine utilizzato per descrivere i robot nei giochi e nei film di Star Wars dalla metà degli anni 2000: è entrato nella lista dopo essere diventato virale su TikTok a luglio, quando le persone hanno condiviso le loro frustrazioni nei confronti delle macchine basate sull’intelligenza artificiale. 
Anche glaze (smalto) è diventato di moda quest’anno, e significa lodare o adulare qualcuno in modo eccessivo o immeritatamente. Tra le parole in lizza per il titolo aura farming, ossia la tendenza nel fare qualcosa, spesso quando ripresi dalle telecamere, con l’intento di apparire cool.
Henry, acronimo di «high earner, not rich yet» è utilizzato nello slang anglosassone per indicare una persona che ha accumulato una ricchezza sostanziale ma non è ancora diventata ricca. I proprietari delle più grandi aziende tecnologiche mondiali, informalmente noti come tech bros, sono stati soprannominati broligarchia per la loro presunta influenza politica. E poi ci sono taskmasking, ovvero dare la falsa impressione di essere produttivi sul posto di lavoro, coolcation, la vacanza in un luogo con clima fresco e microretirement, ossia la necessità di prendersi una pausa dall’impiego professionale per perseguire interessi personali.