Corriere della Sera, 7 novembre 2025
Almasri, sfida sulle date. Il Tribunale al governo: a prevalere era l’alt della Cpi
Sul caso Almasri le opposizioni non intendono lasciar cadere la palla e puntano sulle incongruenze delle ricostruzioni ministeriali e chiedono al governo di riferire in Aula. Il centro studi di FdI diffonde una relazione riservata per provare a togliere d’impaccio i parlamentari e fornire loro la linea riguardo a una vicenda complessa. Ma quale sia lo stato degli atti lo aveva sancito il Tribunale dei ministri nell’atto conclusivo dell’indagine su Nordio, Piantedosi e sul sottosegretario Mantovano: il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi) – che non ha avuto seguito perché il generale, arrestato il 19 gennaio a Torino, è stato rimpatriato con volo di Stato italiano due giorni dopo – prevale sulla richiesta di estradizione della procura libica. Insomma: «Laddove il ministro Nordio ha cercato di giustificare la propria mancata tempestiva risposta alla Cpi e alla Procura generale con la necessità di valutare tale concorrente richiesta di estradizione, si è attribuito un potere che non gli competeva». È vero che la richiesta di estradizione della procura libica era nota. Ma secondo i funzionari del ministero della Giustizia ascoltati dal Tribunale, «si trattava tecnicamente di una richiesta di estradizione strumentale per cercare di mettere in difficoltà...».
Sono proprio gli atti dell’inchiesta a confermare che la richiesta di estradizione era stata anticipata a Mantovano dal direttore dell’Aise Giovanni Caravelli il 20 gennaio. E che allo stesso Caravelli, dopo il rientro di Almasri in Libia e nonostante la richiesta di estradizione, non risultava che Almasri fosse stato rimosso dal vertice della Rada (la milizia libica alla quale apparteneva), «né tantomeno arrestato in patria». Fino a ieri sera alla Corte penale internazionale non è stato comunicato ufficialmente l’arresto di Almasri a Tripoli da parte della procura generale libica. Ma la linea è stata già decisa: al momento della comunicazione sarà chiesta l’estradizione per l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità.
Intanto le opposizioni incalzano. Per Elly Schlein, segretaria dem, la vicenda «è stata una figura imbarazzante e vergognosa per il nostro Paese. Giorgia Meloni non ha mai voluto rispondere sui motivi di una scelta che ha visto riportare a casa un torturatore libico, mentre loro buttano un miliardo per costruire prigioni vuote in Albania dove deportare i suoi torturati». Durissimo il leader 5S Giuseppe Conte: «Il governo è alla quinta, sesta, o settima versione... E l’ultima è stata smentita dai dati, perché il Tribunale dei ministri ha chiarito che non c’era nessuna richiesta di estradizione che potesse giustificare» la scelta del governo. Insomma: «Ancora una volta il Governo umilia l’Italia, che non se lo merita».
Matteo Renzi, dopo aver sottolineato come «Meloni sulla vicenda non ha toccato palla» perché ha fatto «tutto Mantovano», punta sul ministro alla Giustizia: «Penso che sulla vicenda Piantedosi abbia fatto il suo. Il problema si chiama Nordio, ministro in confusione». Il titolare degli Esteri Antonio Tajani dice che «le opposizioni fanno il loro mestiere, avranno tutte le risposte dai ministri responsabili». Mentre per Piantedosi, l’arresto di Almasri «conferma che non facemmo male a riconsegnarlo alle autorità di quel Paese che, nella circostanza, sta manifestando una maturità maggiore di tanti soloni». Mentre il centro studi di FdI mette a punto una relazione di 5 pagine per chiarire come il governo abbia «gestito correttamente il caso»: la sinistra, «per malafede o scarsa conoscenza dei fatti e degli atti» dovrebbe «ammettere di aver sbagliato».