La Stampa, 6 novembre 2025
La più grande ragnatela mai vista
Un’enorme colonia di ragni è stata scoperta in una grotta sulfurea tra Grecia e Albania. Si tratta della più grande ragnatela mai osservata, popolata da oltre 111 mila esemplari che vivono nel buio totale. Gli scienziati parlano di un comportamento collettivo mai visto prima in queste specie.
La gigantesca ragnatela si trova nella cosiddetta Sulfur Cave, una cavità naturale scavata dall’azione dell’acido solforico prodotto dall’ossidazione dell’idrogeno solforato nelle acque sotterranee. La grotta si apre sul confine tra Grecia e Albania: l’ingresso è in territorio greco, mentre le sezioni più profonde si estendono in Albania.
L’esistenza della colonia è stata segnalata per la prima volta nel 2022 da un gruppo della Czech Speleological Society, durante un’esplorazione del canyon di Vromoner. Successivamente, un’équipe di biologi e speleologi ha condotto più spedizioni tra il 2023 e il 2025 per studiare il fenomeno, pubblicando i risultati il 17 ottobre sulla rivista Subterranean Biology.
Secondo il principale autore dello studio, István Urák, docente di biologia alla Sapientia Hungarian University of Transylvania in Romania, si tratta di un caso senza precedenti: “Le colonie di ragni, che a volte superano i 100 mila individui, sono spesso correlate a un’elevata abbondanza di risorse alimentari a livello locale – ha spiegato Urák –. Gli scienziati non avevano mai osservato prima questo tipo di comportamento coloniale in queste specie di ragni”.
La colonia è composta principalmente da 69 mila Tegenaria domestica, conosciuta come ragno domestico o barn funnel weaver, e da circa 42 mila Prinerigone vagans, una piccola specie di sheet weaver. I due tipi di ragni condividono la stessa struttura, un intreccio di migliaia di tele a imbuto che si estende per 106 metri quadrati (1.140 piedi quadrati) lungo una parete della grotta.
"La grande colonia di ragni nella Grotta dello Zolfo è stata osservata principalmente sulla riva sinistra del torrente solfurico della Grotta dello Zolfo – ha aggiunto Urák –. In una zona permanentemente buia, a partire da circa 50 metri dall’ingresso della grotta”.
La grotta è attraversata da un piccolo corso d’acqua ricco di zolfo che emette idrogeno solforato. L’ambiente, sebbene ostile per l’uomo, ospita una ricca fauna di invertebrati: centopiedi, scorpioni, coleotteri e acari. Vicino all’ingresso si concentra anche una densissima nuvola di moscerini chironomidi – stimata in oltre 2,4 milioni di individui – che rappresenta la principale fonte di nutrimento per i ragni.
Le analisi molecolari mostrano che i ragni della Sulfur Cave sono geneticamente diversi dai loro “parenti” che vivono all’esterno. Le condizioni estreme – buio totale, aria satura di zolfo e isolamento biologico – hanno favorito una divergenza genetica e una dieta peculiare basata sui moscerini che si nutrono di biofilm microbici sulfossidanti.
Le due specie che condividono la ragnatela normalmente non convivono: in condizioni di luce, la Tegenaria domestica tende a predare la Prinerigone vagans. Ma nella totale oscurità della Sulfur Cave la vista è inutile, e la cooperazione sembra aver preso il posto dell’aggressione.
"Spesso pensiamo di conoscere una specie a fondo, di capirne ogni aspetto, eppure possono comunque verificarsi scoperte inaspettate – ha commentato Urák –. Alcune specie mostrano una notevole plasticità genetica, che in genere si manifesta solo in condizioni estreme”.
La colonia non è in contatto con l’ambiente esterno e rappresenta un ecosistema isolato e fragile. Gli studiosi sottolineano l’importanza di proteggerla, nonostante le difficoltà legate alla posizione della grotta tra due paesi.
"Il mondo naturale ci riserva ancora innumerevoli sorprese – ha affermato Urák –. Se dovessi esprimere a parole tutte le emozioni che mi hanno attraversato quando ho visto la ragnatela, evidenzierei ammirazione, rispetto e gratitudine”.
La “Sulfur Cave” svela non solo la più grande ragnatela mai trovata, ma anche un nuovo modo di vivere per specie comuni, che nel buio più totale hanno sviluppato una cooperazione inattesa. Un promemoria, come osserva Urák, che “la natura conserva ancora innumerevoli sorprese”.