Corriere della Sera, 6 novembre 2025
La Germania, l’altro ricercato e le ombre sui due casi
Si trova ancora in carcere a Berlino Khaled Mohamed Ali El Hishri, detto «Al Buti», l’altro torturatore libico transitato in Europa all’inizio dell’estate e ricercato dall’Aia. A differenza di Almasri – riconsegnato a Tripoli dagli italiani – la polizia tedesca ha fermato Al Buti il 16 luglio 2025 mentre si stava imbarcando all’aeroporto di Berlino, e da allora lo tiene in un carcere della capitale. Finora non è stato estradato all’Aia, perché – come previsto dall’articolo 59 dello Statuto di Roma —, in attesa del completamento delle procedure nazionali (quindi in Libia), la detenzione spetta al Paese dove è stato fermato. Al Buti, 46 anni, è membro della Rada, la milizia speciale di Tripoli che operava ai comandi di Almasri. È accusato di aver commesso crimini contro l’umanità e di guerra tra il 2015 e il 2020: inclusi omicidio, tortura e stupro. Si riteneva – almeno prima dell’arresto di Almasri – che sarebbe stato il primo libico a essere consegnato alla Corte penale internazionale. L’arresto di Berlino mise in luce il diverso trattamento verso i due miliziani da parte di Italia e Germania. Ma qualche ombra è rimasta anche sul comportamento di Berlino, che certamente nel caso-fotocopia si è mossa con velocità. Però non è passato inosservato che Almasri raggiunse l’Italia proprio passando dalla Germania. Non solo: la data in cui fu emesso il suo mandato d’arresto ha sollevato perplessità. Il documento dice 18 gennaio 2025: e, quel giorno, Almasri si trovava ancora in Germania, prima di essere arrestato a Torino il 19 gennaio. Come mai le autorità tedesche se lo sono lasciato sfuggire? Perché la polizia transfrontaliera non ha agito? Un dettaglio che ha lasciato qualche strascico tra le due polizie. Mentre, o forse proprio per questo, al secondo colpo i tedeschi si sono rivelati impeccabili.