Avvenire, 5 novembre 2025
Idos: gli stranieri residenti fanno figli e pagano le tasse per 4,6 miliardi di contributi
È una fotografia in chiaroscuro quella scattata dal Centro Studi Idos sulla presenza straniera in Italia. Malgrado continuino ad essere bersaglio di discriminazioni per casa, lavoro, permessi di soggiorno e accesso ai servizi, gli stranieri residenti nel nostro Paese garantiscono un contributo fiscale netto all’erario stimato per il 2023 in 4,6 miliardi di euro. Frutto della differenza tra quanto l’Italia ha speso per l’immigrazione (34,5 miliardi di euro) e quanto ha incassato dagli immigrati (39,1 miliardi). Eppure i migranti continuano a essere «bersagli della rabbia collettiva per mali endemici mai risolti» denuncia la 35esima edizione del Dossier statistico immigrazione 2025 presentato ieri dal Centro studi e ricerche Idos. Nonostante le “svantaggiate condizioni occupazionali” e la “scarsa efficacia” delle politiche di ingresso di lavoratori dall’estero, gli immigrati assicurano un contributo sostanziale non solo nel lavoro dipendente, ma anche con le loro attività autonome: a fine 2024 si contavano 667.767 imprese condotte da nati all’estero (il 46,9% in più rispetto al 2011), l’11,3% del totale. In molti casi sono attività consolidate e radicate: basti pensare che oltre un terzo (246.847, il 37,0%) ha alle spalle più di 10 anni di attività.
Nel 2024 la presenza straniera in Italia ha continuato a crescere, toccando i 5.422.426 residenti (+169mila presenze in un anno), pari al 9,2% della popolazione totale. E nel quadro del grave declino demografico del Paese, le migrazioni continuano a esercitare un ruolo positivo anche sulla dinamica naturale, con un saldo nati-morti di +39.109. Dei 370mila nati in Italia nel 2024, dato che segna il nuovo minimo storico del Paese, il 13,5% é figlio di genitori stranieri (poco meno di 50mila) e il 7,8% di coppie miste. Tuttavia, anche tra gli stranieri le nascite sono in calo, in linea con la natalità complessiva, mentre le acquisizioni di cittadinanza italiana restano a quota 217.177. I non comunitari titolari di permesso di soggiorno salgono a 3.810.741 (+203.581 sul 2023). La maggioranza è in Italia da più di cinque anni e possiede un permesso a tempo indeterminato (52,8%); tra i titoli a termine (47,2%) primeggiano i motivi di famiglia (37,0%), cui seguono i motivi di lavoro (27,4%) e di protezione (26,9%, di cui un terzo per protezione temporanea e poco meno per richiesta di asilo). Con meno arrivi via mare nel 2024 (66.317, il 57,9% in meno rispetto al 2023). La cosiddetta Guardia costiera libica ha riportato indietro, almeno 22mila persone mentre le autorità tunisine hanno intercettato oltre 80mila persone. Secondo Idos, l’irrigidimento dei blocchi non ha inciso, però, sulla mortalità visto che la rotta del Mediterraneo centrale rimane la più pericolosa, con almeno 24.585 morti o dispersi nell’ultimo decennio, di cui 1.810 solo l’anno scorso. A dieci anni dall’avvio, i corridoi umanitari hanno coinvolto meno di 10mila beneficiari (825 nel 2024). Secondo i dati di Eurostat, nel 2024 l’Italia ha registrato 158.605 domande di asilo: l’incremento sul 2023 (+28.040), nonostante il calo degli sbarchi, «si deve agli effetti ritardati dei flussi precedenti e a ingressi meno visibili, come quelli via terra o aerea».