lastampa.it, 5 novembre 2025
“Ha posto una domanda sbagliata su Israele”: giornalista italiano a Bruxelles perde il lavoro
Perdere il lavoro da giornalista per aver posto una domanda non gradita. Non succede nella Russia di Vladimir Putin o nella Corea del Sud di Kim Jong-Un, ma in Italia e tra le mura del palazzo della Commissione europea, unica istituzione al mondo ad avere un briefing quotidiano con la stampa. A farne le spese, un cronista che lavora a Bruxelles per l’agenzia di stampa italiana “Nova”, Gabriele Nunziati, «colpevole» di aver posto una domanda sulle responsabilità di Israele che la testata ha giudicato «tecnicamente sbagliata», nonostante la stessa portavoce della Commissione l’avesse definita «una domanda sicuramente interessante».
Il 13 ottobre scorso, durante il quotidiano “Midday briefing”, Nunziati ha preso il microfono e formulato – in modo piuttosto neutro, certamente non provocatorio – la seguente domanda alla Commissione: «Avete ripetuto più volte che la Russia dovrebbe pagare per la ricostruzione dell’Ucraina. Credete che Israele debba pagare per la ricostruzione di Gaza, visto che hanno distrutto quasi tutta la Striscia e le infrastrutture civili? Grazie». La portavoce dell’esecutivo europeo, Paula Pinho, ha risposto definendo la domanda come «sicuramente interessante», ma spiegando di «non avere commenti in questa fase».
Il video della conferenza stampa, che ogni giorno viene trasmessa in diretta online, è stato rilanciato da molti utenti sui social network per sostenere l’accusa alla Commissione di avere un “doppio standard” nei confronti del conflitto ucraino e di quello in Medio Oriente. A distanza di pochi giorni, e in seguito a telefonate con la redazione che lo stesso giornalista ha descritto come “tese”, si è visto recapitare la lettera con la quale l’azienda annunciava la fine del contratto di collaborazione che legava Nunziati a Nova, arrivato a Bruxelles da poco più di un mese proprio per lavorare per conto dell’agenzia di stampa.
In un comunicato, riportato sul sito di Articolo 21, l’agenzia Nova ha fornito la sua ricostruzione dei fatti, definendo “tecnicamente sbagliata” la domanda e confermando così la motivazione che ha portato all’interruzione della collaborazione. Secondo l’agenzia, la domanda era «assolutamente fuori luogo e di natura erronea» perché «la Russia (...) ha invaso l’Ucraina, un Paese sovrano, senza essere provocata», mentre «Israele ha subìto un’aggressione armata». La colpa di Nunziati, secondo la spiegazione, è di non aver «affatto compreso la sostanziale e formale differenza di situazioni». Non solo. «Quel che è peggio – prosegue poi la nota –, il video relativo alla sua domanda è stato ripreso e rilanciato da canali Telegram nazionalisti russi e dai media legati all’Islam politico in funzione anti-europea, creando imbarazzo all’agenzia, in quanto fonte primaria attentissima alla propria indipendenza e all’oggettività delle informazioni trasmesse». Per questo, «è evidente che il rapporto di fiducia con il collaboratore, in questo contesto, sia venuto a cessare».
Solidarietà al giornalista è stata espressa dai deputati e dagli eurodeputati del Movimento Cinque Stelle. «Se la vicenda corrisponde ai fatti, sarebbe semplicemente vergognoso che un soggetto dell’informazione abbia preso una simile decisione» ha commentato la deputata Anna Laura Orrico, mentre l’europarlamentare Gaetano Pedullà ricorda che la domanda, «lucida e coerente», è in linea con la risposta data a una interrogazione di Sabrina Pignedoli dall’ex Alto Rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, nella quale, «a nome della Commissione stessa, chiedeva a Israele di risarcire i beni che aveva demolito o smantellato».