lastampa.it, 5 novembre 2025
Aggressione al giornalista Joly, il pm Scafi chiede un anno di carcere per 4 militanti di CasaPound
Per l’aggressione al giornalista de La Stampa Andrea Joly, il pm Paolo Scafi ha chiesto al tribunale di condannare a un anno di reclusione ciascuno i quattro imputati, appartenenti al circolo di CasaPound Asso di Bastoni, per i fatti avvenuti la sera del 20 luglio 2024.
Il cronista de La Stampa era stato aggredito e picchiato dopo aver filmato con il telefonino l’evento e il raduno che si erano svolti davanti alla sede del circolo, in via Cellini.
Sul banco degli imputati per lesioni aggravate e violenza privata sono finiti Euclide Rigato, Marco Berra, Igor Bosonin e Paolo Quintavalla.
Nel corso della requisitoria, l’accusa ha ricordato come, il giorno successivo all’aggressione, fosse intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Persino il presidente della Repubblica è intervenuto, pensando probabilmente anche lui che chi è intervenuto quella sera lo avesse fatto per impedire a un giornalista di svolgere il proprio lavoro», ha sottolineato il pm.
«Reazione violenta e sproporzionata»
Per la parte civile, rappresentata dall’avvocata Rossana Dezio che assiste il giornalista, quell’azione fu «una reazione violenta e sproporzionata. Non è stata un’aggressione qualunque, ma un’aggressione contro il diverso, di carattere discriminatorio e a sfondo politico».
Il processo di questa mattina si è aperto con la scelta di uno degli imputati di rendere dichiarazioni spontanee. Euclide Rigato, davanti al giudice Luca Barillà, ha letto una lunga lettera: «Nelle prove video sono con la maglia granata mentre mi avvicino a Joly, perché accanto a me c’era mia figlia, nata nel 2009. Lui stava filmando proprio nella sua direzione, destando la mia preoccupazione. Mi sono agitato per proteggere mia figlia minore». Rigato ha poi aggiunto: «Il movimento è stato oggetto di agguati da parte di avversari politici. Non avevo mai visto Joly e pensavo fosse un malintenzionato. Se si fosse qualificato, lo avremmo eventualmente invitato per un’intervista».
Al processo si sono costituti parte civile anche l’Ordine nazionale dei Giornalisti e l’Associazione Stampa Subalpina.