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 2025  novembre 05 Mercoledì calendario

Sabalenka sfida Kyrgios, la battaglia dei sessi a Dubai è una cartolina di Natale

La prima volta ci hanno fatto un film andato ai Golden Globe, la seconda rischia di essere buona per un reel, al massimo un TikTok. Come più o meno diceva quel comunista con la barba, si comincia con un drama e si finisce in parodia. Quando Billie Jean King accettò la Battaglia dei Sessi nel 1973, sapeva bene cosa ci fosse nel piatto. Giocava per un mucchio di cose. Giocava per negare e per affermare, per un principio e per un salario, per sé e per tutte, per il miele e il veleno (il pane e le rose). Contro quel linguacciuto di Bobby Riggs, convinto che l’avrebbe spazzata via in quattro e quattr’otto, giocava per essere, per reclamare. Cosa ci sia nel piatto di Aryna Sabalenka e delle sue sorelle è invece tutto da scoprire, a parte lo show, a parte il lavoro dei content creator, a parte le battute, i balletti, un pubblico stimato in 90 milioni di persone per la partita del 28 dicembre a Dubai – e il posto racconta già parecchio.
La differenza tra i due lui, la differenza tra il mondo maschio d’allora e il mondo maschio di oggi, è chiara. Non c’è. Come sapeva Mia Martini, gli uomini non cambiano. Anche Nick Kyrgios è un linguacciuto, la spazzerà via, eccetera eccetera. Rispetto a Riggs è più sessista, tossico e più attivo. Ma solo un po’. Riggs aveva 55 anni e aveva smesso di giocare da venti. Kyrgios è il numero 600 e passa del mondo, tre anni fa era in finale a Wimbledon ma negli ultimi tre ha giocato sei partite vere e quattro esibizioni.
È più interessante da indagare la differenza tra le due lei, e cosa il movimento femminile può chiedere e ottenere da questa partita. Nel 1973 Billie Jean King accese una luce e legittimò la richiesta di una parità nei montepremi. Pareva un’eresia, fu necessario forzare la mano, fondare un sindacato. Oggi se Novak Djokovic brontola ancora che gli uomini meritano più soldi, Andy Murray e Roger Federer gli rispondono che sta dicendo una scemenza. I quattro tornei dello Slam hanno introdotto la parità nel montepremi dal primo turno fino alla finale. C’è chi resiste, certo. Indian Wells, per esempio. Roma non ne parliamo: ci sono 100 mila euro in meno alla donna che vince, 50 mila in meno alle semifinaliste. Ma la strada è tracciata, oggi è Roma l’anomalia. Pur nella convinzione che dalle battaglie non si retrocede, il tennis è più avanti di tutti gli altri sport. Sei delle sette sportive più pagate nel 2024 e nove delle prime 14 sono tenniste. Grazie a Billie Jean King.
Se Nick Kyrgios gioca per la stessa solita solfa, per che cosa gioca Aryna Sabalenka? Che vinca o che perda, la cosa più probabile che accada dopo è nulla. È fuori da questa partita che invece le tenniste dovrebbero ancora battersi. Per non accettare di andare a giocare le loro finali in Arabia Saudita, per non accettare di essere messe in programma nei tornei quando le tribune sono ancora vuote al mattino presto. Non è sempre una Battaglia dei Sessi: a Parigi il programma lo fa la direttrice Amélie Mauresmo. E non può più essere solo una Battaglia dei Sessi: gli uomini cosa pensano, dove sono?
Da tempo la rivoluzione per i diritti si gioca altrove. Hanno cominciato le calciatrici americane e ce l’hanno fatta, quelle norvegesi pure, le spagnole hanno addirittura inciso nella storia del Paese portando all’approvazione della Ley Solo sí es sí. Ora si stanno battendo le donne Usa del basket per l’enorme disparità di salario tra Nba e Wnba. Nonostante un accordo tv da 76 miliardi di dollari per 11 anni, a fine stagione le stelle devono andare all’estero a cercarsi un secondo lavoro. Se non ne avesse avuto bisogno, Brittney Griner non sarebbe finita in prigione in Russia.
La donna che batte l’uomo non vale nemmeno più come folklore. L’hanno fatto Tanya Streeter scendendo a 122 metri di profondità, Ellen MacArthur attraversando il mondo in solitaria su una barca, Arianna Bridi nuotando fra Capri e Napoli, Ana Carrasco nel motociclismo. La Battaglia dei Sessi di Aryna Sabalenka è una bella cartolina di Natale. E adesso la pubblicità.