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 2025  novembre 05 Mercoledì calendario

Madrid concede la nazionalità spagnola agli eredi delle Brigate Internazionali: anche 48 italiani

Madrid concede la nazionalità spagnola a 54 figli e 117 nipoti di membri delle Brigate Internazionali, le unità militari di volontari stranieri che lottarono in Spagna nella guerra civile e contro la successiva dittatura franchista. A partire dal 1936, a raggiungere la Spagna per fermare il fascismo a fianco del fronte repubblicano furono oltre 40mila volontari provenienti da 50 Paesi diversi, tra questi anche l’Italia così come sono italiani 48 dei discendenti che hanno fatto richiesta e riceveranno la nazionalità spagnola secondo la legge sulla Memoria Democratica del 2022.
«Per la Spagna libera e democratica che siamo, sarà un onore poterli chiamare compatrioti», ha commentato il presidente del Governo Pedro Sánchez, anticipando la notizia in occasione del “Giorno del ricordo alle vittime del colpo di Stato del 1936 e della dittatura franchista”. «Facciamo appello alla difesa stessa della democrazia in un momento di minaccia e di involuzione in tutto il mondo», ha aggiunto il premier spagnolo ricordando come – alla vigilia dei 50 anni della “Spagna libera” dalla fine nel 1975 della dittatura di Francisco Franco – un recente sondaggio ha riportato che il 21,3 per cento degli spagnoli considera il periodo franchista “buono” o “molto buono” per il Paese. Una risposta che, secondo Sánchez, è «frutto del revisionismo che offusca la nostra storia e annulla il nostro futuro, dato che spesso sono proprio i giovani a pensarlo».
Per questo, oltre alle 171 nazionalità spagnole concesse ieri dal Consiglio dei ministri, il governo socialista ha annunciato anche l’accelerazione dell’iter per lo scioglimento della Fondazione Francisco Franco, una istituzione privata ancora esistente che promuove l’eredità del dittatore, e l’approvazione entro novembre del decreto che regola l’elenco di simboli ed elementi contrari alla memoria democratica «perché siano ritirati dalle strade, senza scuse e senza ritardi».
Il tutto mentre le anticipazioni delle memorie del re emerito Juan Carlos, che usciranno oggi, hanno scatenato un acceso dibattito a ridosso delle celebrazioni per i 50 anni dalla restaurazione della monarchia, alle quali l’ex sovrano non parteciperà. Nel libro Reconciliación Juan Carlos, re di Spagna dal 1975 al 2014 e oggi in autoesilio ad Abu Dhabi, scrive: «Se sono stato re lo devo a Franco» e più avanti «nutrivo enorme rispetto per lui, apprezzavo la sua intelligenza e il suo senso politico. Non ho mai ammesso che nessuno lo criticasse in mia presenza. Aveva una visione chiara dello Stato di Spagna e del suo avvenire».