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 2025  novembre 05 Mercoledì calendario

Andrea Gal, l’escort dei vip prescritta per l’evasione fiscale da 5 milioni di euro: «Ora vive a Dubai, aveva ammesso di avere un conto in banca da urlo»

Ha evaso il Fisco in Italia dopo aver guadagnato quasi cinque milioni di euro facendo la escort in Romagna, per calciatori, imprenditori, politici e altri «vip». 
Lei è Andrea Gal, è originaria dell’Ungheria, oggi ha 44 anni, e resterà impunita, non per chissà quale cavillo giuridico ma per il più classico degli espedienti, la sua irreperibilità e lo scorrere del tempo. 
Oggi vive negli Emirati Arabi, pare a Dubai, dove si trasferì dieci anni fa. Il 4 novembre a Rimini i reati per i quali era imputata – evasione fiscale correlato al reddito da prostituzione – sono caduti in prescrizione.
Gal, per la cronaca, non si era neppure mai palesata alla sbarra del tribunale romagnolo, dove si era sempre presentato il suo legale di fiducia, Stefano Caroli: i guai giudiziari iniziarono circa 10 anni fa, i fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2010 e il 2014, e lei è stata quasi sempre irreperibile, non avendo mai preso parte al processo.
Tutto partì però nell’ambito di un altro procedimento connesso alla sua «professione». Un processo che si celebrò nel 2015 quando si presentò in carne ed ossa alla sbarra degli imputati, in aula, dove la sua condotta fu decisamente poco furba. 
Pochi mesi prima del processo la donna rapinò un cliente – il condizionale è evitabile perché per quel reato la 44enne fu poi condannata in primo grado dal tribunale di Rimini – non restituendogli cento euro che lui le aveva dato «in anticipo». 
Le prove a suo carico la inchiodarono alla sua responsabilità ma lei, come tanti imputati, si era dichiarata innocente. Chiamata a deporre si era giustificata quasi con sarcasmo con una frase inequivocabile: «Il mio estratto conto è da urlo, anche agli occhi dei più benestanti e non ho bisogno di rapinare un cliente». 
La dichiarazione fu considerata attendibile, non per quel che riguardava la rapina ma per quel che riguardavano le sue casse. Tanto che dopo la condanna per il reato predatorio, l’attenzione della Procura si concentrò sui guadagni della donna esibiti in tribunale come un trofeo.
Detto fatto, in poco tempo la Procura, tramite una verifica delle Agenzia dell’entrate, scoprì che l’estratto conto da capogiro esisteva per davvero: forse non era bastato a convincerla di rapinare un cliente ma i guadagni erano ingenti e tali da generare un ammanco all’erario milionario. 
Il difensore Stefano Caroli, però, aveva impostato la strategia difensiva, nel processo che partì nel 2022 su un dato di fatto che sarebbe stato dimostrato: «La mia cliente aveva cercato in tutti modi di mettersi in regola ma lo Stato italiano, in base alla sua professione non le aveva permesso di aprire una partita Iva, perlomeno all’epoca all’inizio dello scorso decennio non era possibile».
A occuparsi di tutto furono le Fiamme Gialle: i soldi guadagnati facendo la escort sarebbero stati trasferiti a San Marino grazie alla complicità di un bancario locale. Ne viene fuori uno spaccato della giurisprudenza sammarinese: l’uomo fu indagato e poi scagionato grazie all’inesistenza del reato di evasione fiscale sul Monte Titano. 

I soldi furono quindi trasferiti nel Principato di Monaco per poi «volare» negli Emirati Arabi. Qui si sarebbero ricongiunti alla 44ene. Quanto agli “ammanchi”, per quel che riguarda l’Irpef equivalevano a più di 2milioni, per quel che riguarda l’Iva superavano gli 800mila euro.