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 2025  novembre 04 Martedì calendario

Dall’Italia 152mila emigrati all’anno. Uno su tre si trasferisce in Spagna

In Italia nel 2024 sono stati accolti 169.000 nuovi migranti di lungo termine o permanenti, il 16% in meno rispetto all’anno prima, provenienti soprattutto da Ucraina, Albania e Romania. Il dato emerge dal rapporto dell’Ocse «Prospettive sulle migrazioni internazionali 2025». L’emigrazione dei cittadini italiani verso i Paesi dell’Ocse è rimasta invece stabile nel 2023, segnala l’organismo con sede a Parigi. Hanno fatto le valigie in 152.000: un italiano su tre, il 32%, si è trasferito in Spagna, il 15% ha scelto la Germania e il 13% è andato in Svizzera.
La migrazione permanente verso i Paesi dell’area Ocse, sempre nel 2024, è scesa del 4%, dopo tre anni di forti aumenti: si contano adesso 6,2 milioni di nuovi immigrati permanenti, un dato che risulta superiore del 15% rispetto al 2019, sottolinea Château de la Muette.
LE CAUSE
La migrazione familiare resta il principale motivo di migrazione permanente. La migrazione professionale, dopo anni di crescita sostenuta, nel 2024 è calata del 21%. La migrazione umanitaria, al contrario, è aumentata del 23%. Infine, le migrazioni per lavoro temporaneo si sono stabilizzate a un livello storicamente elevato: lo scorso anno sono stati rilasciati nei Paesi dell’area Ocse circa 2,3 milioni di permessi e autorizzazioni di lavoro, in aumento del 26% rispetto al 2019.
In Italia, lo scorso anno, il 61% degli ingressi è avvenuto per motivi familiari. Il 10% dei nuovi migranti permanenti è composto invece da immigrati professionali. Sempre nel 2024 sono stati attribuiti in Italia 20.000 permessi di soggiorno agli studenti in mobilità internazionale dell’insegnamento superiore. A questi si sommano i 17.300 permessi assegnati a lavoratori migranti temporanei e stagionali.
Così il direttore per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari sociali dell’Ocse, Stefano Scarpetta: «Gli immigrati sono lavoratori essenziali non solo nei settori della salute e delle cure, ma anche in altri settori come l’agricoltura, l’edilizia, l’alloggio, la ristorazione o le tecnologie dell’informazione». In Italia il tasso di occupazione dei migranti lo scorso anno era del 64,7%.
L’INVECCHIAMENTO DEMOGRAFICO
«Malgrado il rallentamento della crescita economica prosegue Scarpetta i mercati del lavoro nei Paesi dell’Ocse restano sotto pressione, con penurie persistenti di manodopera in settori critici. Queste penurie riflettono cambiamenti strutturali legati all’invecchiamento demografico: se le migrazioni non possono risolvere le sfide poste dall’invecchiamento delle popolazioni sul mercato del lavoro dell’Ocse, possono almeno contribuire ad attenuarne gli effetti».
Le politiche in materia di migrazione oggi sono sempre più mirate all’attrazione di talenti e alle esigenze specifiche del mercato del lavoro. L’organismo internazionale, nel suo report, ha anche acceso un faro sul ruolo di medici e infermieri migranti nei sistemi sanitari dei diversi Paesi. Nel 2020-2021 lavoravano nell’Ocse oltre 830.000 medici e 1,75 milioni di infermieri nati all’estero: questi rappresentavano, rispettivamente, un quarto e un sesto della forza lavoro in ciascuna occupazione. Quasi la metà dei medici, circa il 40%, proviene dall’Asia, come anche il 37% degli infermieri.