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 2025  novembre 04 Martedì calendario

Arriva il via libera Bce. Caltagirone può salire fino al 20% di Mps

Disco verde da Francoforte. Francesco Gaetano Caltagirone può salire fino al 20% del Monte dei Paschi di Siena. E, a cascata, stringere la presa su Generali: il primo azionista del colosso assicurativo triestino, con il 13,1%, è Mediobanca controllata proprio da Mps che a settembre ha portato a casa con successo un’Opas su cui, un anno fa, nessuno avrebbe scommesso. Adesso l’86,3% di Piazzetta Cuccia è in pancia al Monte.
Il via libera della Banca centrale europea che ha accolto la richiesta dell’imprenditore romano apre un nuovo ventaglio di possibilità: Caltagirone potrà decidere di salire ulteriormente nel capitale della banca toscana guidata da Luigi Lovaglio, ricoprendo il ruolo del “king maker”, oppure potrà scendere al 9,9% e farsi eventualmente promotore di una lista di maggioranza. Nelle intenzione comunicate alla Consob lo scorso 15 settembre, infatti, Caltagirone si impegnava a «non presentare liste per concorrere alla nomina della maggioranza dei membri del cda del Monte dei Paschi di Siena fino a che la partecipazione sarà sopra la soglia del 10%». Nel frattempo, però, viene a meno la sterilizzazione dei «diritti di voto eccedenti il 9,9%» che era stata decisa in attesa del provvedimento della vigilanza bancaria.
Per Delfin la partecipazione del 17,5% in Mps è di «natura finanziaria» al punto che la holding della famiglia Del Vecchio «non intende esercitare, né è in condizione di esercitare, il controllo, anche nella forma dell’influenza dominante» sul Monte e non ha intenzione di acquisire altre azioni «nei sei mesi successivi» al 15 settembre. Per Caltagirone la situazione è più articolata: nelle intenzioni comunicate a Consob al termine dell’Opas su Mediobanca, l’imprenditore romano ha spiegato che «la consistenza della partecipazione a valle dell’esito finale dell’offerta sarà la base di eventuali considerazioni».
Sia da parte di Delfin che di Caltagirone non c’è la volontà di presentare proposte di integrazione o revoca degli organi sociali dell’istituto «attualmente in carica». Anche perché il consiglio di amministrazione del Monte è già stato integrato a dicembre dello scorso anno con rappresentanti di Caltagirone e Delfin e lo stesso è in scadenza ad aprile con l’approvazione del bilancio 2025. L’amministratore delegato Lovaglio punta alla conferma per un altro triennio con l’obiettivo di procedere all’integrazione tra Mps e Mediobanca: ragionare oggi sul futuro di Siena è complicato. In estate ci sono state tensioni tra gli azionisti e il management nel pieno della battaglia per Piazzetta Cuccia – operazione sostenuta con convizione proprio da Caltagirone e Delfin, grandi azionisti di Mediobanca, Siena e Generali -, ma adesso le divisioni sembrano rientrate e nessuno esclude che si possa confermare la governance, anche se già oggi c’è il nodo legato al presidente Nicola Maione che ha raggiunto il numero massimo di mandati previsti da statuto.
Le prossime settimana saranno cruciali per capire se vinta la battaglia di Mediobanca, i grandi soci e i manager riusciranno ad andare d’accordo sul governo della banca e delle strategie. A cominciare dal destino di Generali: le tensioni tra i grandi azionisti e l’ex ad di Mediobanca Alberto Nagel erano esplose proprio sul destino di Trieste. Dopo anni schermarglie sulla gestione e il rendimento degli investimenti e le strategie di crescita; alla fine del 2024 il Leone con il sostegno di Nagel aveva annunciato la creazione di una joint venture con i francesi di Natixis per creare un colosso nell’asset management. Un’operazione invisa al governo che temeva la perdita del controllo sul risparmio tricolore e criticata fortemente anche da Caltagirone. Che vorrebbe cambiare l’amministratore delegato Philippe Donnet. Anche per questo quando Mps annunciò l’Ops su Mediobanca, Caltagirone e Delfin aprirono a Lovaglio. E proprio per questo il destino del banchiere dipenderà dalle sue mosse su Generali. Chiusa la partita su Mediobanca con Vittorio Grilli alla presidenza e Alessandro Melzi d’Eril ad, si aprirà il cantiere di Trieste: destinato a incrociarsi con il futuro cda di Siena.