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 2025  novembre 04 Martedì calendario

Quei crolli annunciati da San Giuseppe dei falegnami alla volta della Domus Aurea

Lo schianto del tetto di San Giuseppe dei Falegnami al Foro romano. Quello di più tratti delle mura Aureliane. E il collasso di una volta della Domus Aurea. È un patrimonio artistico culturale immenso, ma molto fragile, quello che da secoli impreziosisce Roma. E il crollo parziale della Torre dei Conti è solo l’ultimo episodio di una serie di cedimenti che hanno coinvolto palazzi, chiese e monumenti della città. Disastri spesso improvvisi ma altre volte largamente annunciati a causa dello stato di scarsa manutenzione.
Prima del monumento medievale di largo Corrado Ricci era stato il turno di un luogo non troppo lontano, la Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro. Erano le prime ore del 30 agosto 2018 quando il tetto della chiesa, realizzata nel 1663 a due passi dall’antica Curia, si schiantò a terra alzando una grande nuvola di fumo bianco proprio davanti al Campidoglio. I tecnici che misero in sicurezza il luogo stabilirono successivamente che il crollo non era prevedibile e che venne causato da un cedimento strutturale.
Più atteso quanto invece avvenne in due occasioni a un monumento ben più antico, le mura Aureliane. Il più importante crollo avvenne nel 2001 nel tratto compreso tra porta San Sebastiano e Porta Latina. In questo caso vennero giù oltre 15 metri di mattonato romano, creando quasi una breccia che sfigurò il fronte esterno del monumento. Quello fu il cedimento più clamoroso, anche perché solo pochi anni prima erano stati effettuati ampi lavori di restauro. Ma altri schianti minori si verificarono nel 2006 a Castro Pretorio, nel 2007 nel cuore del quartiere di San Lorenzo e nel 2009 a piazzale della Croce Rossa.
L’episodio più doloroso, però, è quello che avvenne il 30 marzo 2010, quando 80 metri di soffitto della Domus Aurea collassarono improvvisamente a terra causando la perdita irreversibile di affreschi e stucchi di epoca romana. A causare il crollo fu il peso eccessivo del terreno sovrastante il monumento, inzuppato dalle piogge copiose di quei giorni. La Domus Aurea si trova, infatti, ancora sotto il colle Oppio e in alcuni casi il suo soffitto non è mai stato impermeabilizzato. Il danno colpì, in particolare, un tratto di una galleria di epoca Traianea, costruita dall’imperatore per cancellare la memoria di alcuni ambienti costruiti da Nerone. Dopo quel cedimento i lavori alla Domus Aurea non si sono più fermati: in questi anni gli archeologi e i restauratori si sono messi al lavoro per la messa in sicurezza delle strutture e il restauro degli affreschi. Ma una data di riapertura dell’intero complesso ancora non c’è.