Corriere della Sera, 4 novembre 2025
Che fine hanno fatto i bomber della serie A? Lautaro, Vlahovic, Gimenez: perché si segnano meno gol
La BBC un mese fa aveva lanciato una sorta di allarme: «La Premier League sembra la Nfl, i calci piazzati sono sempre più decisivi: il 34% dei gol arriva da rigore, corner, punizioni e rimesse laterali». Ma almeno a Londra e dintorni hanno sempre un buon numero di gol generale (268 contro i 226 italiani nelle prime 10 giornate) e il formidabile Erling Haaland che da solo (13 gol) copre le magagne altrui.
La serie A invece è ancora un’ammucchiata in vetta, dove in tanti sognano. Ma in pochi segnano. Rispetto alle prime 10 giornate dello scorso torneo sono scomparse 56 reti, addirittura 88 rispetto a 5 anni fa: 9 gol ogni weekend sono evaporati, svaniti nel tatticismo, nelle marcature a uomo a tutto campo e nell’impoverimento tecnico sostituito dalla muscolarità.
Solo una cosa cresce in questo calcio bloccato. E sono proprio i gol nati dai calci da fermo: su 226 reti ben 85 arrivano dai piazzati (dati Opta), ovvero il 38%, un dato altissimo. Con l’Inter prima in Europa nella specialità, a quota 7: non stupisce, che assieme al bolognese Orsolini, il capocannoniere sia Calhanoglu (5 reti), che domenica a Verona – nella terza partita di fila senza tracce di gol degli attaccanti interisti – con uno schema su corner ha mandato in gol con un tiro al volo Zielinski. Uno schema «sul quale ero contrario – ha spiegato Chivu – perché temevo il contropiede. Ma lo staff che studia tantissime soluzioni è stato premiato». Del resto l’oro sono i calci d’angolo: 38 gol sono arrivati da lì.
Chivu ha gli stessi punti dell’ultimo Inzaghi, ma da un mese è senza i gol di Thuram, fermo a 3 come Lautaro e Bonny. Anche l’assenza di Lukaku dai tabellini pesa, come inciderà quella di De Bruyne che di gol ne aveva già segnati 4 come Anguissa, un altro che bomber non è: il Napoli ha 3 punti in meno e ha segnato un terzo rispetto ai nerazzurri, pur avendo il secondo miglior attacco (16 reti) assieme al Bologna, guidato da Castro, che assieme al granata Simeone e a Bonazzoli della Cremonese a sorpresa forma il trio di centravanti più prolifici in A, a quota 4. «Lautaro ha segnato in Coppa, non è un problema» ha tagliato corto Chivu domenica. Ma il capitano nerazzurro è un po’ scarico e fa i conti anche con la cronica caratteristica dell’Inter, terzultima nei dribbling in A dietro Parma e Cagliari e 89esima su 96 squadre dei 5 campionati top d’Europa (dati Whoscored): i piazzati sono una necessità.
Anche perché il nostro resta un torneo con partite molto spezzettate, con 9 squadre nelle prime 20 (sempre sulle 96 di Italia, Inghilterra, Spagna, Germania e Francia) come numero di falli commessi: le punizioni abbondano, anche se tra dirette e indirette hanno prodotto solo 14 reti, per assenza di veri specialisti.
Perché il problema del gol fantasma non è legato alla minor quantità dei tiri, ma alla mira che spesso difetta. Una questione tecnica solo in parte spiegata con le abilità difensive delle piccole squadre, che subiscono meno reti e costringono ad esempio le avversarie a tirare molto da fuori area (anche qui 7 delle prime 20 d’Europa sono italiane). In un contesto del genere, acuito dalla stanchezza di chi gioca le Coppe, chi segna per primo vince: su 63 vittorie, ben 19 sono arrivate per 1-0 e 40 con solo un gol di scarto, segno di equilibrio ma anche di livellamento in area.
Assieme a Napoli-Como, con la squadra di Fabregas che ha 8 punti in più rispetto a un anno fa, ma ha segnato appena 12 volte (4 con Paz, che è tutto fuorché un numero 9), Milan-Roma è stato lo spot migliore della A. Del suo equilibrio. E della latitanza dei centravanti. Per il Milan è un guaio antico, mai risolto, colpevolmente. Dietro alla crescita dei rossoneri (+7 punti) ci sono i gol non di Gimenez, l’unica punta in rosa e ancora a secco, ma di Pulisic (4), Leao (3) e addirittura del terzino Pavlovic (2). Allegri ha blindato la difesa (7 gol), ma per sognare lo scudetto servono i gol delle punte. Il discorso vale a maggior ragione per la Juve che insegue (con Vlahovic a quota 3). E per la Roma, che a sorpresa è nel gruppo che incalza il Napoli, con 8 punti in più. Ma domenica senza il deludente Ferguson infortunato e con Dovbyk in panchina fino al 75’, Gasperini si è affidato a Dybala falso 9. E l’argentino, come De Bruyne (che però con l’Inter aveva segnato), si è fatto male calciando il rigore, parato da Maignan: nel campionato delle corse da fermo, è davvero una beffa.