Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  novembre 03 Lunedì calendario

Serie A: l’assurda trasferta del Calcio in Australia

Dell’ultima novità del calcio italiano credo sappiate tutti; mi riferisco alla decisione già avallata da Lega e Figc di esportare la partita Milan-Como dell’8 febbraio a Perth in Australia: essenzialmente per incassare un gettone di 12 milioni da dividere tra i 20 club di Serie A (con quota maggiore riservata ai due club diretti interessati), ufficialmente per far conoscere il calcio italiano nel mondo, migliorarne l’appeal e fare aumentare il valore dei diritti-tv che oggi vengono venduti all’estero per due spiccioli: 200 milioni contro i 2 miliardi (dieci volte tanto) della Premier League inglese. Per la cronaca: la stessa idea, esportare Villareal-Barcellona a Miami negli USA, l’aveva avuta anche il calcio spagnolo, ma è subito abortita per l’ondata di proteste scatenatesi all’interno dello stesso movimento con lo sciopero bianco attuato dai giocatori, rimasti fermi per 15 secondi al via di tutte le partite, con il ricorso del Real Madrid inoltrato al Consiglio Superiore dello Sport; e anche all’esterno del movimento con la vibrante protesta dei tifosi avvenuta in tutti gli stadi.
Andare all’estero per farsi conoscere meglio e de visu: dal ministro dello sport Abodi al presidente federale Gravina al presidente della Lega Simonelli all’Ad De Siervo, non c’è una sola figura istituzionale che non abbia plaudito all’idea nonostante essa comporti lo strappo alla regolarità dei campionati che una partita giocata all’estero determinerà creando un pericoloso precedente. Ma anche sorvolando sulla questione regolamentare che in Spagna è comunque bastata per spingere la Liga a un immediato dietro front, la domanda da porre ai nostri mammasantissima è questa: siamo sicuri che far conoscere al mondo il nostro calcio mostrandoglielo da vicino sia una buona idea? E se si rivelasse un boomerang?
Non per fare il disfattista, ma proprio in questi giorni l’Uefa ha reso noti i risultati di uno studio appena compiuto sul buon comportamento, la correttezza e l’irreprensibilità tenuti in campo da giocatori e dirigenti e fuori dal campo – in tribuna – dai tifosi: e la figura che la Serie A ci fa è vergognosa. Dopo avere analizzato cinque variabili: A) il rispetto dei giocatori verso gli avversari (aiutare un avversario infortunato, evitare di provocare risse, ammettere di avere ricevuto un vantaggio di gioco indebito); B) il rispetto verso gli arbitri (evitare perdite di tempo, simulazioni, finti infortuni, proteste); C) il numero di ammonizioni ed espulsioni; D) il comportamento dei dirigenti in panchina; E) il comportamento degli spettatori sugli spalti, l’Uefa ha stilato una classifica che vede la Serie A italiana dispersa al 36° posto sui 51 campionati europei considerati. Una classifica in cui l’Inghilterra guarda caso è prima (se nel mondo sono interessati solo alla Premier evidentemente un motivo c’è), la Francia decima, la Germania diciasettesina e la Spagna diciottesima,mentre noi annaspiamo al 36° posto alle spalle di Israele, Azerbaigian, Lettonia e Romania che ci precedono assieme a tre quarti di continente. In quanto ai nostri appassionati tifosi, nella graduatoria che li riguarda sono addirittura al 39° posto, fra i peggiori in assoluto, più violenti, razzisti e incivili di quelli inglesi (sesti), tedeschi (diciottesimi), spagnoli (ventunesimi), francesi (ventinovesimi), solo per limitare il confronto ai 5 top campionati. E insomma, non so come la pensiate voi: ma a me l’idea di andare in giro per il mondo a mostrare il nostro volto non sembra un colpo di genio. Ci pensiamo belli, ma siamo una sorta di Elephant Man. E nemmeno nobili di cuore come lo era invece lui.