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 2025  novembre 03 Lunedì calendario

Darfur, massacro con scuse firmato Mr. Dagalo

“Vi stiamo massacrando, violentando le vostre donne, razziando tutto quel che troviamo. Scusateci”. Il teatro tragico di questo sterminio è il Darfur sudanese. Il comandante delle Forze di supporto rapido (RSF), Mohamed Hamdan Dagalo, si è “scusato” con i residenti di El Fasher dopo le denunce di massacri e uccisioni di civili su larga scala perpetrati dalle sue forze durante la recente presa del controllo della città. Video di violenze inimmaginabili, girate anche dagli uomini delle RSF, girano sul web.
In un videomessaggio sul suo canale Telegram, tre giorni dopo che RSF avevano preso il controllo di El Fasher, l’ultima roccaforte dell’esercito sudanese nella regione del Darfur, Dagalo ha chiesto “scusa alla popolazione di El Fasher per la catastrofe che si è abbattuta su di loro”. Ha aggiunto poi: “Siamo stati costretti a questa guerra; ci è stata imposta. Ma la liberazione di El Fasher è a favore dell’unità del Sudan, pacificamente o attraverso la guerra”. Dagalo, noto anche come Hemedti, è un tagliagole trafficante di ogni cosa – oro, diamanti, immigrati – riceve finanziamenti e armi dagli Emirati Arabi Uniti, con cui gestisce un ricco business.
Il comandante delle RSF ha annunciato la formazione di comitati di responsabilità a El Fasher per indagare sui “presunti” abusi. I resoconti di testimoni, i video di attivisti locali e organizzazioni internazionali, le immagini satellitari, indicano che i combattenti delle RSF hanno compiuto massacri e uccisioni etniche su larga scala di civili.
Nella guerra civile da una parte c’è Abdel Fattah al-Burhan, il capo militare del Paese e capo delle Forze Armate Sudanesi (SAF); dall’altra c’è Hemedti, capo di RSF ed ex vice di al-Burhan. I due uomini organizzarono insieme un colpo di stato nel 2021, prima che la lotta di potere tra loro degenerasse in guerra totale nel 2023. Due anni e mezzo di conflitto hanno decimato la popolazione. I morti sono oltre 150 mila – un calcolo per difetto, potrebbero essere il doppio o il triplo – sei milioni di rifugiati, e 20 milioni sull’orlo della carestia. La più grave catastrofe umanitaria del nostro tempo.