La Stampa, 3 novembre 2025
I signori della droga
Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Messico, Albania. È una stella a sei punte quella che descrive il business della cocaina originato in America Latina con destinazione Nord America ed Europa. La genesi delle rotte è in Colombia e in Perù, i due principali Paesi produttori, ma anche quelli dove viene lavorata e raffinata prima di raggiungere gli hub di transito.
Sull’export un ruolo chiave lo hanno il Venezuela e l’Ecuador da dove è più agevole procedere alle operazioni di trasporto. «Mentre il regime di Nicolas Maduro è visto come un partner da foraggiare per i trafficanti, e quindi un costo in più da inserire nel bilancio delle organizzazioni criminali, l’Ecuador è scevro da tale voce, non c’è un partner ma solo impiegati», racconta a La Stampa Andersson Boscán, giornalista investigativo ecuadoriano-venezuelano, co-fondatore del media digitale La Posta. Dal 2024 si è trasferito da Quito a Toronto, in Canada, a causa dell’escalation delle minacce di morte dovute alle sue inchieste.
«L’Ecuador è una realtà più piccola e agevole dal punto di vista logistico che può essere attraversata da nord a sud in meno di 24 ore – chiosa Boscán – con un sistema giudiziario permeabile e un uso estensivo del dollaro». Così da 15 anni il Paese ha guadagnato il ruolo di hub di riferimento per l’esportazione della cocaina verso i due mercati principali. Il primo è quello costituito da Stati Uniti e Canada attraverso la rotta pacifica o caraibica, previo accordo con i cartelli messicani di Sinaloa o Jalisco. Il secondo è quello europeo la cui tratta è gestita principalmente dalla mafia albanese.
Venezuela
Il traffico di cocaina è legato agli ambienti del regime di Nicolas Maduro, che da tempo intrattengono legami con gruppi della criminalità organizzata e organizzazioni di narcotrafficanti (Dto). E dove le Forze Armate hanno un ruolo cruciale attraverso il cosiddetto “Cártel de los Soles” l’organizzazione diretta da membri dell’Alto Comando militare implicati nel traffico internazionale di droga. Sebbene l’esistenza del “Cartello dei Soli” venga contestata da alcuni osservatori, secondo altre fonti ne sono accertati i legami con i guerriglieri colombiani (Farc). Così come il coinvolgimento nel trasporto della droga, a differenza del passato, quando i militari di alto rango si limitavano a permetterne il transito e a ricevere tangenti. Il centro di queste operazioni è Catatumbo, una regione di confine con la Colombia ricca di coltivazioni di coca, con una produzione stimata di 330 tonnellate all’anno e un valore sulle piazze di spaccio che può raggiungere gli otto miliardi di dollari.
Colombia
Con la rimozione da parte di Washington dalla lista dei partner privilegiati nella lotta al narcotraffico e l’aumento record delle coltivazioni di coca, la Colombia sembra essere tornata ostaggio dell’illegalità dettata dal narcotraffico. Secondo recenti analisi, il traffico di cocaina genera nel Paese un fatturato annuo di 15,3 miliardi di dollari, pari al 4,2% del Pil. Il rapporto delle Nazioni Unite sulla droga del 2025 conferma la tendenza: la superficie coltivata a coca è passata da 230 mila ettari nel 2022 a 253 mila nel 2023, consolidando la posizione del Paese come principale produttore mondiale, con il 67,3% del raccolto globale. Nel frattempo, la “pace totale” promossa dal presidente Petro, il progetto di negoziazione simultanea con tutti i gruppi armati del Paese, mostra segni di fallimento. Secondo analisti indipendenti, il processo ha finito per rafforzare molte organizzazioni criminali. Il Clan del Golfo, con cui il governo ha avviato colloqui, ha accresciuto la propria presenza dell’82% in cinque anni. L’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln) è cresciuto del 65%, mentre le Farc hanno esteso la loro influenza del 141%.
Ecuador
Nonostante l’Ecuador non sia un Paese produttore, il 70% della cocaina mondiale transita ora attraverso i suoi porti, come ha affermato il presidente Daniel Noboa. Il giro d’affari in questo è di circa 4 miliardi di dollari, pari al 4% Pil. Le conseguenze a livello di criminalità sono incisive: nel solo gennaio 2025 sono stati registrato 781 omicidi, tali da rendere il primo mese dell’anno in corso il più violento degli ultimi anni. Molti di questi omicidi sono legati al traffico illegale di droga. Le bande criminali utilizzano tre metodi principali per contrabbandare la cocaina nelle spedizioni: nascondere la droga nel carico prima che raggiunga il porto, forzare i container nel porto o agganciare la droga alle navi già in navigazione. In questo contesto ha un ruolo importante la mafia albanese che ha ampliato la sua presenza in Ecuador negli ultimi anni, attratta dalle rotte strategiche del narcotraffico verso il Vecchio continente.
Listino prezzi
Acquistare un chilogrammo di cocaina dalla Colombia costa 800 dollari a cui si devono aggiungere dai 200 ai 300 dollari al kg per il passaggio alla frontiera con l’Ecuador. È di circa 300 dollari al kg il costo del trasporto sino alla città portuale di Guayaquil, considerato l’hub più quotato. Ammonta a 300 dollari al kg il “security process”, ovvero la messa in sicurezza della merce per alcuni giorni, durante i quali non viene toccata né dalla polizia né da altre gang. Il passaggio finale è quello che la vede inserita nei container per un costo di 200 dollari al kg, pagati i quali la cocaina prende il largo alla volta dei mercati di sbocco.