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 2025  novembre 03 Lunedì calendario

Intervista a Platinette

Come sta?
«Non sono ancora morta, grazie». Visto che ha attraversato due ictus negli ultimi due anni, basta la prima risposta per rivelare quello che si sa: l’ironia è il codice distintivo di Mauro Coruzzi, per tutti Platinette, che domani ne fa 70.
Il compleanno è un dramma o una festa?
«Ma che iperbole! Non mi abbatto come se fossi sull’orlo di una crisi di nervi, né gioisco come una teenager che con la maggiore età può finalmente iscriversi all’autoscuola».
Ha avuto due ictus, uno ischemico e uno emorragico: si sente un sopravvissuto o un miracolato?
«Il neurologo che mi ha in cura mi dice che il mio cervello è come un emmental, nel senso che è “a buchi” e se anche sono scomparse molte zone attive con i rispettivi neuroni (parola, sordità, equilibrio in proporzioni variabili), i reduci, poveretti, si sono caricati tutto il lavoro. Più che menomato, mi sento impaurito soprattutto per la difficoltà nell’equilibrio che sto recuperando molto lentamente: cammino con il bastone come una vecchia pazza e questo mi rende fragile».
Però riesce anche a scherzarci su.
«Da contribuente con 50 anni di versamenti ininterrotti, sono ufficialmente diventato pensionato e mi posso permettere di non dover lavorare a tutti i costi, facendo mia la imperitura battuta di Patty Pravo: “Ho guadagnato 11 miliardi ma ne ho spesi 13”».

Come li ha sperperati?
«In qualunque cosa. Ho comprato anche dei vinili di Mina in giapponese».

Il meglio di questi primi 70 anni?
«L’esperienza vissuta più intensamente è il vero primo amore: siamo compagni di classe e studiamo insieme con le nostre ragazze. Allora mi piaceva molto vivere una certa eterosessualità anche se sapevo già che i miei sguardi andavano altrove e cadevano su di lui. A 18 anni compresi che ciò che ti graffia per sempre il cuore è ciò che non avrai mai».
Il peggio?
«Quella stessa esperienza».

In famiglia disse di essere omosessuale?
«Mio padre tornò dalla guerra e fu curato con l’elettroshock, era come uno zombie, in senso buono. Mia mamma invece un giorno trovò i miei vestiti femminili e li lavò come se niente fosse. Posso dire di non aver avuto nessuna difficoltà in casa».
A chi deve dire grazie?
«Alla mia infanzia solitaria, alla mia secretata cultura e ad averla messa a disposizione di Platinette, l’opima travestita della Bassa Padana».
Sogna di ritornare in tv?
«Adesso c’è poco o niente per cui valga la pena. Gli opinionisti ora sono un residuato bellico di una disputa dove fanno da contorno all’Ego smisurato dei conduttori, mentre il “noi vecchia guardia” come me, come Vittorio Sgarbi, come Raffaello Tonon o siamo depressi o fuori gioco, a causa del politically correct che impera in questo Medioevo da intelligenza artificiale».

Guardando indietro: il miglior litigio?
«Quello per i vent’anni del Costanzo Show: pressato dal peso dell’insostenibile mia leggerezza sono ruzzolato un paio di panche più giù. Maurizio pretese che non salissi più nei “secondi” ma mi collocò in proscenio, accanto alla Mondaini e Vianello... Michele Guardì mi accusò di avere inscenato la caduta per farmi notare: reagii come una Erinni furiosa e lo zittii come meritava».
Di cosa si è pentito?
«Di non aver accettato un cameo in un film di Rocco Siffredi. Lui si sarebbe spazzolato una band femminile: quando arrivava di fronte a me, se la sarebbe data a gambe levate».

Maurizio Costanzo in un ricordo?
«Lo sguardo di taglio. Quello che mi lanciava quando voleva che andassi all’attacco: non eravamo Don Chisciotte e Sancho Panza, ma la dinamica era quella e contro non c’erano mulini a vento, ma persone boriose da spolverare a dovere».
Barbara D’Urso?
«È l’ultima vera Diva della tv: ha conosciuto il fasto della gran popolarità e poi lo stato di appestata, di reietta. Ce la farà, ancora una volta: ha la resistenza dell’acciaio».
Sempre contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso?
«Sono contrario per quello che mi riguarda: trovo il matrimonio tra uomini una parodia a somiglianza di quello tra etero. Io poi non mi sono mai sentito monogamo e la fedeltà è una virtù del legame matrimoniale».

Perché non le piace il Pride?
«Perché da tempo non ci sono più nemici da combattere con il forcone né diritti da pretendere. Dobbiamo forse convincere due buzzurri microcefali a essere più comprensivi? Che sforzo inutile».
Si era definita un fenomeno da baraccone.
«Ne vado fiera. Intanto i “fenomeni” lasciano una traccia con il loro apparire e con orgoglio ho portato a considerare quelli come me come parte integrante del sociale, una leva per sbadilare quintali di pregiudizi».

Eppure hanno chiamato Drusilla Foer per condurre Sanremo e non lei: le è dispiaciuto?
«Mi ha reso orgogliosa: significa che sono davvero pericolosa e “spaventante”».
Platinette è stata definitivamente «uccisa» da Mauro Coruzzi?
«Le maschere raccontano molto della vita e anche se sedate nella loro invadenza mediatica fanno fatica a morire, per di più per mano del loro stesso inventore».