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 2025  novembre 02 Domenica calendario

I soldati russi portano a casa la guerra: boom di omicidi commessi da veterani

«Non mi fa paura consegnare il Paese a persone come queste». Ecco le parole utilizzate dal presidente Vladimir Putin, riferendosi ai reduci del conflitto in Ucraina, “l’élite che difende la Patria”. Alle ultime consultazioni elettorali – a livello locale e regionale, nel settembre scorso, – 1.600 veterani sono stati candidati nelle liste di partiti e di movimenti. Oltre 800 di loro sono stati poi eletti. Putin ha preso sotto il proprio controllo personale il programma “L’ora degli Eroi”. Artur Orlov, comandante di carro armato, è oggi il responsabile del gruppo giovanile “Il movimento del Primo”; Artiom Zhoga, ex capo di un battaglione, è il rappresentante speciale presidenziale negli Urali; a quattro veterani sono stati affidati incarichi nell’Amministrazione del Cremlino.
E così via. Non passa giorno che sui canali televisivi federali non si lodino questi “Eroi” che hanno messo in gioco la loro vita, ma il loro ritorno alla normale quotidianità da civili è meno semplice di come idealizzano i media vicini al Cremlino. Lo stesso potere politico, da quanto raccontano fonti ben informate, è ben conscio dei “rischi sociali”, a cui il Paese va incontro.
Del resto il ricordo degli «afghantsy» (i reduci dalla guerra in Afghanistan) – a cavallo tra anni Ottanta e Novanta – è ancora vivo in Russia. Sarà adesso la volta degli “ukraintsy”?
Il Levada, l’istituto dei sondaggi, lo ha chiesto alla gente comune: il 39% dei russi si attende presto l’aumento della litigiosità e della criminalità. Secondo i dati forniti a giugno dal funzionario del Cremlino, Serghej Novikov, 137mila reduci sono già tornati a casa. Stando a rilevazioni di organizzazioni legate alle opposizioni – fatte consultando documentazione del ministero della Giustizia federale – negli ultimi tre anni si sono registrati 378 omicidi ad opera di reduci e 376 ferimenti gravi; 166 di questi assassinii sono stati compiuti da ex galeotti.
Come si ricorderà, le carceri furono svuotate tra fine 2022 e il 2023, quando, dopo la parziale mobilizzazione del settembre 2022, servivano ancora uomini per proseguire l’“Operazione militare speciale” (Svo) in Ucraina. Fecero il giro del mondo le immagini-video con Evghenij Prigozhin, allora capo dei mercenari “Wagner”, che arringava i prigionieri, promettendo: «Liberazione immediata e amnistia in cambio di sei mesi di servizio al fronte». La scorsa primavera il quotidiano Kommersant aveva riportato le prime preoccupazioni diffuse tra organizzazioni e politici non allineati.
La Fondazione a sostegno delle vittime dei reati (Fpp) aveva proposto che si fermasse la pratica della liberazione dei condannati per gravi crimini dopo la fine del servizio all’Svo e quanti già a piede libero fossero sottoposti a controllo amministrativo. «Alcune vittime – ha scritto Fpp – dichiarano di temere per la vita e per la salute loro e dei propri cari».
Ma il deputato Aleksej Zhuravliov non era d’accordo: c’era il rischio – osservava il parlamentare di Ldpr – di privare queste persone di “una seconda chance” per redimersi. Purtroppo – stando alle rilevazioni già citate – non pochi ex galeotti hanno commesso gli stessi reati una volta liberi. I dati al riguardo sono ineccepibili. E poi ci sono i reduci che non si rendono conto di avere necessità di aiuto psicologico.
«Abbiamo bisogno – ha denunciato Sardana Avksentieva, vice-segretaria del partito “Novye Ljudi”, – (soprattutto nelle regioni) di specialisti che sostengano gli ex militari e le loro famiglie». Per il ministero della Difesa, parole riportate dalla stessa parlamentare, un ex combattente su cinque ha disturbi da stress post traumatico (Ptsd).
Nel passato agosto orrore ha provocato l’omicidio del giudice federale Vasilij Vetlughin al Tribunale di Kamyshin (regione di Volgogrado). Il 47enne Sergeij, tornato dal fronte in licenza, ha scoperto che la moglie aveva una relazione con il togato. Gli ha sparato, l’ha evirato e gli ha piantato un coltello in un occhio. Le foto, circolate sui canali Telegram, sono agghiaccianti. A inizio settembre sull’Altai un 37enne ha violentato ed ucciso una 18enne, madre di un bebè di 4 mesi, mentre la riaccompagnava a casa. I due si erano appena conosciuti ad un bar. Il corpo della giovane è stato ritrovato in un fiume due giorni dopo. I reduci hanno bisogno soprattutto di un posto di lavoro (tantissimi prima di partire per l’Svo era disoccupati!), possibilmente ben pagato. Ma si accontenteranno dopo i milioni ricevuti al fronte? In alcuni casi dovranno guadagnare 10 volte di meno. Al momento lo Stato federale è più forte rispetto a quanto lo fosse negli anni Novanta, dopo il crollo dell’Urss. Quindi, secondo alcuni, la prevedibile ondata di violenza non ci sarà. Ma tanti non vi credono: il numero degli ex combattenti in Ucraina sarà di molte volte superiore a quello di tre decenni fa. La tragedia russo-ucraina, in conclusione, è destinata a lasciare ferite profonde nella società federale. È meglio non farsi illusioni.