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 2025  novembre 02 Domenica calendario

Intervista a Claudia Pandolfi

Dopo Follemente di Paolo Genovese, si rivede la romana Claudia Pandolfi a 51 anni in un altro film interessante come Fuori la verità di Davide Minnella. Un lavoro molto ben girato, con un cast composto da Claudio Amendola, Claudia Gerini, Leo Gassmann e Sara Drago (quella della serie Sky Call My Agent), e dai temi scivolosi un po’ per tutti: la famiglia, la tv – e quindi l’esposizione pubblica – e la verità. In pratica, una famiglia – genitori, due figlie e un figlio – partecipano a un nuovo tv show: per un milione di euro dovranno rispondere a domande sempre più insidiose. Se mentono, sono fuori. A stabilire chi dice il vero o il falso è una sofisticata macchina della verità. Pandolfi è Marina, la spietata conduttrice. Ovviamente sarà un gioco al massacro. 

Cosa l’ha conquistata di questo copione?
«Il regista. Davide ancor prima di essere un regista cinematografico è un autore tv (ha firmato programmi come Isola dei famosi, Soliti ignoti, Affari tuoi, Grande Fratello Vip etc, ndr), quindi il più adatto per una storia come questa. E poi un personaggio così negativo è bello da interpretare».

Appunto. A chi si è ispirata? La sua Marina un po’ ricorda lo sguardo e i gesti ammiccanti di Barbara D’Urso. 
«Diciamo che è un mix di tante figure reali, ma nessuna credo sia così cinica come lei, donna in carriera pronta a tutto per gli ascolti. Certo, per caparbietà, grinta e resistenza fisica e mentale un po’ ho pensato a Simona Ventura e Milly Carlucci, professioniste brave e disciplinatissime. Io non ce la farei a reggere come fanno loro l’immediatezza della tv, l’urgenza e la tensione della diretta». 

Con i cinque membri della famiglia Moretti, i concorrenti, ha empatizzato in qualche modo o le hanno fatto tutti un po’ senso?
«Mah. Tutti loro rappresentano la febbre di questa società, il sintomo di un malessere sempre più diffuso e pericoloso. Anche se i tre figli hanno da 17 a 24 anni, quindi giovanissimi, sono tutti personaggi negativi. Nessuno si salva».

Quante Marina ha incontrato nella sua vita?
«Qualcuna, ma non ho mai subito la ferocia di nessuno, anche perché non ho mai accettato compromessi così pericolosi. Non ho mai fatto una cosa del genere in tv, non ho mai avvicinato Marine o Marini».

Però non è che il cinema sia un parco giochi: Giovanna Mezzogiorno in più occasioni ha dichiarato che il vostro mondo è feroce.
«È la vita a esserlo, non il cinema, e mi dispiace per lei se ha avuto momenti di grande difficoltà. Non conosco la sua storia, ma so che è estremamente sensibile, quindi forse ha subito più di quello che avrebbe meritato. Non conosco i dettagli, però».

Dopo la gravidanza era ingrassata e non aver perso velocemente i chili in più le ha causato tanti problemi.
«Le credo. È capitato anche me di essere rifiutata perché incinta. Però dobbiamo fare un passo indietro rispetto a questa cosa perché ci sta che possa succedere. Bisogna avere un po’ di corazza per stare al mondo, non solo nel nostro ambiente. In fondo, l’ha detto Woddy Allen che “la vita è una commedia scritta da un sadico”. Io sono stata fortunata. Ho avuto momenti in cui sono stata molto considerata e altri meno, ma sono riuscita ad avere continuità: ho iniziato a 17 anni e il 17 novembre ne compio 51. Sono ancora qui».

Va bene. Che cosa c’è voluto, personalmente, per arrivare fin qui così?
«Rispetto e leggerezza. Per me stessa e per chi mi stava accanto».

Conquiste fatte quando?
«Anni fa. Io fui molto scossa dalla potenza di questo lavoro e della notorietà che mi diede all’improvviso. Poi rimasi affascinata dalle opportunità che mi furono offerte e decisi di voler imparare in fretta e in maniera capillare. Così iniziai a guardarmi intorno. Sono molto grata per quello che mi è capitato e che ancora oggi mi sta succedendo».

Escludendo i parenti stretti, il primo della lista da dover ringraziare chi è?
«Ne ho tanti, compresi i miei familiari. Non è affatto scontato che sia così». 

È stato difficile per loro starle accanto?
«No. I miei non hanno mai dovuto preoccuparsi più di tanto. Comunque devo ringraziare Michele Placido, il primo a scegliermi nel 1992. Poi Riccardo Milani, il primo a farmi davvero recitare con Auguri professore nel 1997. La mia agente Federica Di Stolfo e anche Paolo Virzì per Ovosodo, film che mi porto ancora addosso, nonostante sia stato girato nel 1997. Una settimana fa una ragazzo mi ha fermata per strada: “Ciao livornese, come stai?”».

E lei?
«Gli ho detto la verità: “Scusa, ma quale livornese? Sono romana”. Virzì e tanti colleghi, non avendo io studiato recitazione, sono stati il mio centro sperimentale, la mia Accademia d’arte drammatica. Aspetti, però: una pacca sulla spalla la dò anche a me, alla mia curiosità e alla mia disciplina». 

Ok, grazie. Il tema della verità a tutti i costi è un po’ sopravvalutato secondo lei?
«Al contrario, credo sia molto sottovalutata. Io ne ho fatto la mia forza. Troppa gente crede di potersi trincerare dietro a piccole o grandi menzogne che magari non vengono scoperte, ma alimentano lo stesso uno scontento interiore che fa sempre e comunque del male. Anche se brutale, la verità bisogna accettarla. Fa parte del gioco».

E lei quando ha iniziato a farlo? Dopo la clamorosa fine del suo matrimonio durato solo un mese?
«Quello fu un grande errore di gioventù (dopo quattro anni di fidanzamento, nel 1999 sposò il collega Massimiliano Virgili, dal quale si separò dopo un mese per amore di Andrea Pezzi. Il matrimonio fu poi annullato dalla Sacra Rota, ndr) e fu la prima cosa che mi risvegliò violentemente. E mi diede anche una grande spinta per andare avanti in maniera diversa e lavorare su di me».


In generale la verità più faticosa da accettare qual è stata?
«Quella di capire che non ero infallibile perché ero stata tanto amata e avevo paura di deludere. Pensavo di essere veramente una super femmina, non chiedevo mai aiuto, e invece... Per fortuna iniziai a emanciparmi quando capii che gli errori fatti non erano così irrecuperabili». 

Dopo quell’errore di gioventù ce ne sono stati altri che le pesano ancora oggi?
«Sì. Non sono stata vicino a una persona che aveva bisogno di me per un mio malinteso rispetto della sua privacy. Non me lo perdonerò mai, anche perché non immaginavo che questa persona fosse così grave. Poi abbiamo risanato, e quindi le cose si sono aggiustate, però è una cosa che non farò mai più».


Lo sfizio da togliersi adesso qual è? Un film da regista? O a cinquant’anni è già sazia?
«Per niente. Il mio mestiere, però, mi piace tanto e quello sarebbe un’altra cosa. Mi sento anche portata ma bisogna essere molto preparati e soprattutto si dovrebbe avere la famosa urgenza che al momento io non ho. Mi racconto attraverso i personaggi. Mi basta e mi deresponsabilizza. Stare nel film degli altri è bellissimo. Mi piace essere gregaria, sono una collaboratrice splendida. Chi mi sceglie si può fidare di me».

Politicamente si sente rappresentata da qualcuno?
«Per me”politicamente” e “rappresentata” adesso, in Italia, non possono convivere nella stessa frase. Ci raccontano tutti, senza distinzioni, un sacco di bugie».

A quale “circoletto” è iscritta? Sembra che nel cinema senza non si va avanti.
«Visto che era importante farlo, da anni sono iscritta al sindacato Unita. Stiamo facendo tanto e bene per i diritti degli attori. È l’unico circoletto a cui sono iscritta».

Il cinema va male e le polemiche sul tax credit usato malissimo sono interminabili. Si è mai trovata su un set a pensare: “Ma dove sono? Che cosa stiamo facendo?”?
«No. Io leggo un copione, se mi piace il personaggio, faccio il provino, e vado bene, lavoro. Recito. Tutto il resto non mi riguarda. Sul tema tax credit, però, bisogna dire che ha fatto anche guadagnare tanti soldi e che, più in generale, gli aiuti per il cinema sono importanti e doverosi». 

Il difetto che non è riuscita a correggere qual è?
«Sono sempre troppo ingobbita, devo stare più dritta. E bevo poca acqua. Non ce la faccio a fare diversamente».

La cosa che le è venuta meglio?
«Portare avanti una famiglia, riuscire a tenere tante cose insieme. Ho saputo organizzarmi la vita».

In “Fuori la verità” una delle domande ai concorrenti è questa: “Ha mai spiato le chat di tuo marito?”. Lei?
«Ma siamo matti? Non mi interessa quello che scrive agli altri. Io lo guardo in faccia. Se mi dice bugie, lo sgamo. Dire la verità conviene a tutti e due».