Specchio, 2 novembre 2025
"Da piccolo fingevo di essere sul palco dell’Ariston. Ora condurrò Sanremo Giovani e stavolta per davvero"
Per capire l’impatto che il suo podcast, Passa dal BSMT, ha avuto in Italia negli ultimi quattro anni occorre innanzitutto mettere in fila un po’ di numeri. La nuova stagione, che è iniziata il 25 settembre, lo porterà a superare – e non di poco – i 300 episodi. Finora ha collezionato oltre 28 milioni di ascolti su Spotify, più di 32 milioni di visualizzazioni su YouTube, oltre 27 milioni su TikTok e 422 mila follower su Instagram. Dal suo salotto sono passati grandi nomi dello sport, del mondo dello spettacolo e di quello dell’imprenditoria: Roberto Baggio, Valentino Rossi, Jovanotti, Cesare Cremonini, Ben Affleck, Mondo Duplantis, Giorgia, Milena Gabanelli e Brunello Cucinelli, giusto per fare qualche nome.
Gianluca Gazzoli, un tempo si passava alla storia, oggi al BSMT?
«Bella, questa la devo riutilizzare. Ricordo che all’inizio mi dicevano che gli ospiti prima o poi sarebbero finiti e che l’hype sarebbe calato. Invece sta continuando a crescere e i personaggi da intervistare non mancano. Almeno altri 300, dai».
Ormai è un profluvio di podcast con interviste, come si fa a distinguersi?
«Con l’autenticità. A me dicono che si capisce che la mia è curiosità sincera, così come lo è la voglia di condividere questi incontri. Essere me stesso sempre era la mia missione dall’inizio. Non devi seguire un trend o i numeri, ma avere una visione più completa: ecco allora che puoi diventare un’abitudine. Noi usciamo due volte a settimana, il lunedì e il giovedì, e cerchiamo ospiti che magari non vanno da altre parti. Vi assicuro che non è facile. Anche i teaser simpatici sono uno sbattone ma ci rendono unici. Siamo orgogliosi di avere resistito all’ondata che è arrivata».
Ha un team di autori o prepara le interviste da solo?
«Su tutto il resto c’è un lavoro di squadra, ma la parte delle interviste la vedo da solo. Non preparo le domande ma una scaletta di temi. So dove parto, dove voglio andare e i temi che vorrei toccare. So cosa vorrei che l’ospite dicesse ma provo a farglielo dire senza domandarglielo direttamente».
Qual è il personaggio che l’ha sorpresa di più?
«Angelo Pintus. Quella con lui è stata la puntata che più velocemente è arrivata al milione su YT. Ho saputo che l’unica intervista che avrebbe voluto fare era con me e così l’ho invitato. Si è aperto sulle sue fragilità, abbiamo riso e ci siamo commossi. Mi hanno sorpreso anche Bruno Barbieri e Alessandro Nesta. A funzionare sono pure le interviste a chi è molto diverso da me, vi faccio due nomi: Valentina Nappi e Giuseppe Cruciani».
So che non mi dirà il nome, ma c’è qualcuno che invece l’ha delusa?
«Faccio sempre molta attenzione su chi invitare, sono sempre io che li cerco e li contatto, quindi delusioni vere non ne ho avute. Un ospite però non ha colto lo spirito della chiacchierata e non si è lasciato andare. Era un rischio, non ha pagato».
Al Festival della tv di Dogliani aveva detto che vorrebbe intervistare Alessandro Del Piero. A che punto siamo?
«Lui sa che lo sto aspettando e che c’è la sua maglia appesa al muro qui nel Basement. Ora le ho affiancato quella di Roberto Baggio, ma quando ho messo la sua qui non c’erano ancora i tavoli. Sotto ogni mio post c’è sempre qualcuno che mi chiede di invitarlo. Ce la faremo, lo so, perché mi ha detto che quando sarà il momento giusto, verrà».
Ha un conduttore, un intervistatore, come modello?
«Più di uno: Linus perché apprezzo come sia in grado di passare da un argomento all’altro e di rispettare l’ospite: andare da lui è un valore, è posizionante. Daria Bignardi, che mi ha sempre ispirato, e Fabio Fazio per ciò che è riuscito a creare e a mantenere nel tempo, seppure in un mondo come quello della tivù che è invece clamorosamente cambiato. A loro aggiungo Pif, che non è un intervistatore da tavolo, ma che con la sua telecamerina riusciva a creare empatia con chi intervistava. In questo periodo però sto vedendo spezzoni di vecchie interviste tv e ho scoperto che – senza saperlo – sono simile a quel modello lì: lasciavano all’ospite lo spazio e il tempo per fare riflessioni profonde».
La politica la tiene lontana dal suo BSMT?
«Sì, non è questo il contesto giusto, senza dimenticare che io sono un conduttore e non un giornalista. Ma la politica è vita, quindi ci sono stati ospiti che hanno toccato temi politici. Lo hanno però fatto non per propaganda, non per farsi votare. Io stesso cerco di far passare quei messaggi che mi stanno a cuore».
Condurrà Sanremo Giovani. Un’altra bella sfida.
«Dopo l’annuncio di Carlo Conti, che ringrazio, sono stato travolto dall’affetto della gente che ha visto in me la persona giusta per condurlo. È un riconoscimento al lavoro fatto in questi 15 anni. Speravo di avere un’opportunità così e per averla ho rinunciato ad altre proposte. Anche quando facevo cose che guardavano in tre, per me era come se stessi facendo Sanremo: ora lo sarà davvero. Cercherò di portare me stesso, sento che è nelle mie corde accompagnare dei ragazzi che inseguono i loro sogni, sarò un fratello maggiore. Spero che possa essere un primo passo per far vedere chi sono anche in un contesto del genere. E poi, se tutto va bene, poter proporre o fare altre cose in tv».
Cos’è per lei Radio Deejay?
«È stato un sogno – e lo è tuttora – far parte degli Avengers, perché da lì sono passati i più grandi. E io volevo essere uno di loro. È un luogo in cui si continua a crescere e imparare. Ci sono entrato dalla porta di servizio, facendo il pomeriggio su Deejay Tv con Linus che mi diceva “scordati la radio”. Ma dopo tre mesi mi ha dato un programma serale nel weekend. Poi poco per volta è arrivato un programma con il mio nome. Avere Linus come direttore è stato fondamentale: quando sono arrivato a Deejay avevo già un grande seguito sui social e scalpitavo, ma lì c’erano delle regole da seguire e gradini da salire. Quanti ragazzi oggi lo capiscono?».
A inizio settembre è morta di tumore, a 65 anni, sua madre. Prima però l’ha avuta come ospite nel podcast.
«Prima di farlo ci ho pensato tanto, avevo paura anche di come sarebbe stata presa. Però avevo la possibilità di fare una cosa unica che nessuno aveva mai fatto. Un’esperienza unica da far vivere anche a mia mamma, non avrebbe visto quante persone dicono cose belle di lei. Perché in genere avviene quando una persona non c’è più. E poi tutti noi avremo un ricordo che potremo andare a vedere quando vorremo. Non ho ancora avuto il coraggio di rivedere la puntata e non so quando ce la farò».
Scelga: la Juve che torna a vincere la Champions o intervistare Michael Jordan?
«Due eventi altamente improbabile, direi. Ma scelgo la Champions, farebbe contente molte più persone».