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 2025  novembre 02 Domenica calendario

Bokho Haram e Stato Islamico: ecco cosa sta succedendo in Nigeria, e perché Trump minaccia invasione

Nella sua volontà di risolvere i problemi geopolitici del mondo intero (almeno quelli più importanti, secondo la sua visione), Donald Trump minaccia di intervenire militarmente in Nigeria, il colosso dell’Africa (230 milioni di abitanti, il più popoloso del continente). Il presidente americano ha messo sul tavolo la possibilità di un’azione militare, se la Nigeria non riesce a fermare “gli assassini dei cristiani” da parte dei “terroristi islamisti”.
“Se il governo nigeriano continua a tollerare l’uccisione di cristiani – ha scritto sabato sulla piattaforma Truth Social -, gli Stati Uniti cesseranno immediatamente ogni aiuto e assistenza alla Nigeria e potrebbero addirittura intervenire in questo paese ormai disonorato, armi in pugno, per annientare i terroristi islamisti, che commettono queste atrocità orribili”. “Ordino al ministero della guerra di prepararsi a un’eventuale azione”, ha aggiunto. “Avviso: il governo nigeriano farebbe bene a muoversi in fretta”, ha precisato in lettere maiuscole nel suo post. Il presidente Usa aveva inserito il giorno prima la Nigeria nella lista dei paesi “particolarmente preoccupanti” (Country of Particular Concern, Cpc) in materia di libertà religiosa, stimando che “il cristianesimo è confrontato con una minaccia esistenziale”.
“Quando i cristiani o ogni altro gruppo sono massacrati come avviene in Nigeria (3100 contro 4476 nel mondo), bisogna agire!”, aveva aggiunto in un altro intervento venerdì, facendo riferimento alle cifre pubblicate nel gennaio scorso dall’Ong Porte aperte (statistiche del 2024). “La caratterizzazione della Nigeria come paese intollerante sul piano religioso non riflette la nostra realtà nazionale”, aveva risposto Bola Tinubu, presidente dal 2023, su X, prima delle ultime minacce militari. Secondo i media nigeriani, Tinubu incontrerà Trump per discutere della questione nei prossimi giorni.
La decisione di piazzare la Nigeria nella lista è intervenuta dopo mesi di lobbying da parte dei deputati conservatori americani, che ritengono che i cristiani in Nigeria stiano affrontando un “genocidio”. Queste accuse sono costantemente riprese anche da associazioni cristiani ed evangeliche e stanno trovando il sostegno di responsabili politici europei di estrema destra. Come al solito la situazione è più complessa di quanto appaia a Donald Trump.
La Nigeria affronta da tempo problemi di insicurezza. Nel Nord-Est l’insurrezione jihadista di Boko Haram ha fatto più di 40mila morti e spinto più di due milioni di abitanti a fuggire a partire dal 2009, secondo le stime dell’Onu. Boko Haram e il suo gruppo dissidente, lo Stato islamico nell’Africa dell’Ovest (Iswap), sono sempre attivi, ma in realtà più deboli rispetto a qualche anno fa. Intanto nel centro del paese, si affrontano con violenza gli allevatori “peul”, principalmente musulmani, e gli agricoltori, spesso cristiani: questi scontri sono presentati come conflitti interreligiosi ma in generale trovano la loro origine nella competizione per l’accesso alle terre.
La Nigeria è divisa in due parti quasi equivalenti, il Nord a maggioranza musulmana e il Sud cristiano. Nel Nord-Ovest ci sono gang criminali (chiamati “banditi”) che terrorizzano le comunità attaccando i villaggi, uccidendo e sequestrando persone per ottenere riscatti e incendiando le case, dopo che le hanno saccheggiate. Da parte sua, lo stesso consigliere di Trump per l’Africa, Massad Boulos, che vive in Nigeria da diversi decenni, aveva dichiarato a metà ottobre che i jihadisti uccidono “più musulmani che cristiani”. Boko Haram prende di mira i musulmani che non ritiene particolarmente rigorosi, nel Nord del paese.
Tutto questo non significa che la situazione in Nigeria non sia preoccupante, anche per un altro motivo. Il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Jnim) ha rivendicato il 28 ottobre il suo primo attentato in Nigeria. Ha avuto luogo nel nord dello stato di Kwara, vicino alla frontiera con il Benin. Un soldato nigeriano è stato ucciso. Il gruppo terroristico islamista, forte nel Sahel, ha ammesso di aver sequestrato soldi e armi. È un attacco inedito sul territorio nigeriano e illustra la volontà di Jnim, finora presente nel Mali, nel Burkina Faso e nel Niger, di espandersi nel paese. E la debolezza dell’apparato di sicurezza del paese è chiara: il presidente Tinubu ha sostituito una decina di giorni fa il capo di stato maggiore delle forze di difesa e i dirigenti di esercito, marina e aviazione.