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 2025  novembre 02 Domenica calendario

Calabria, la rockstar denuncia tutti. Steve Tyler tradito dal borgo dei nonni

Appalti aggiustati, corruzione, concussione, un finanziamento pubblico da 1,3 milioni che si disperde in mille rivoli. E poi due ex sindaci, cinque fra assessori ed ex, più una serie di funzionari e dipendenti comunali di Cotronei, indagati. Potrebbe sembrare la “solita” storia di malversazione e fondi persi, se non fosse che all’origine dell’inchiesta c’è anche una formale diffida di Steven Tyler, leader degli Aerosmith, band da 150 milioni di dischi, considerata un pilastro del rock internazionale.
Ma cosa c’entra un mostro sacro della musica, con un posto tutto suo nella “Songwriter Hall of fame” e nella “Rock Hall of fame”, con un paese di 5mila anime dell’entroterra crotonese? C’entra. E non solo perché Steven Victor Tallarico – vero nome del cantante – ha origini italiane e il nonno Giovanni negli Stati Uniti ci è arrivato da Cotronei. A legare il frontman degli Aerosmith al borgo calabrese e all’inchiesta della procura di Crotone che rischia di mandare a giudizio due amministrazioni è un museo del rock che mai ha visto la luce.
Un’idea dell’avvocato Nino Grassi, cugino della star – «mio nonno e il suo erano fratelli», rivendica con orgoglio e una batteria di foto per confermarlo – che nel 2013 incontra Tyler alla fine di un concerto. «Loro erano emigrati entrambi negli Stati Uniti, dove avevano anche formato una band, i Tallarico brothers». Poi le loro strade si erano divise, Giovanni, nonno di Tyler, rimane negli Usa, il fratello torna a Cotronei. Lettere, foto e pacchi tengono in vita il rapporto. «Da bambino ho messo i vestiti di Steven che lui non portava più e ci mandavano dagli Usa», confida il legale, che racconta come Tyler sia rimasto tanto colpito dall’incontro con lui, da decidere di recarsi personalmente a Cotronei nel 2013. Lì ritrova radici, parenti, luoghi in cui il nonno era cresciuto. E riceve una proposta: creare un museo del rock a lui dedicato, con annessa scuola di musica per i meno abbienti.
L’idea gli piace, promette addirittura un concerto per l’inaugurazione e di portare con sé per l’occasione la figlia Liv, fra i volti più famosi di Hollywood. Però – racconta il cugino, che oggi lo assiste legalmente – il cantante pone una condizione: che il museo fosse realizzato a Palazzo Bevilacqua, vecchia residenza di famiglia nel borgo storico.
La macchina si mette in moto, viene fatto il progetto, piace anche a Regione Calabria, che ci mette su 1,3 milioni di euro. Tocca metterlo a terra e quasi subito iniziano i problemi. Il palazzo è abbandonato da tempo, ma ha dei proprietari, con cui – sostiene l’amministrazione dell’epoca – non si riesce a trovare l’accordo. In realtà, ha svelato l’inchiesta della procura di Crotone, le procedure per l’esproprio non sono mai partite, la proprietà mai contattata, e il museo quasi subito dirottato su un altro immobile, comprato a peso d’oro. Quando Tyler viene informato, non gradisce. Per nulla. Diffida il Comune dall’usare il proprio nome e giura che non metterà a disposizione neanche uno dei suoi vecchi cimeli. Eppure, si procede con il museo, inanellando – si legge nelle carte – falsi su falsi. Per non perdere i fondi, nonostante lo stravolgimento del progetto e il ritardo monstre, l’amministrazione cerca persino di scaricare la responsabilità sulla Soprintendenza dei beni culturali, in realtà mai contattata.

I pm lo scoprono quando iniziano a spulciare la valanga di carte allegate all’esposto presentato dall’avvocato Grassi. Ma è un vaso di Pandora che si scoperchia: quella del (mai nato) museo del rock – è emerso dalle successive indagini dei carabinieri – non è stata l’unica operazione spregiudicata delle ultime due amministrazioni. Per 15 persone, fra cui l’attuale sindaco Antonio Ammirati e il suo predecessore Nicola Belcastro, più assessori, consiglieri e dirigenti comunali, la procura ha chiuso le indagini. Nel giro di venti giorni, per chi non riuscirà a dimostrare di essere estraneo ai fatti potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio. A Cotronei, che si è sognata tempio del rock, rimane solo l’amaro in bocca per l’ennesimo scandalo.