Corriere della Sera, 1 novembre 2025
L’altra metà dei Marras: «Scrivere è come mettere un cappello»
Ad Alghero, il vento ha un suono che sembra (sempre) un racconto. Forse per questo Patrizia Sardo Marras, anima segreta del mondo «antoniomarras», così, tutto attaccato, lo scrive e lo chiama lei, ha deciso dopo una vita di moda di scrivere una storia, la loro, sulla carta. Il suo libro, La moda non è un mestiere per cuori solitari (Bompiani), è un viaggio sentimentale, ironico e lucidissimo dentro una delle coppie più originali e sincronizzate del made in Italy: lei la mente narrativa, il contrappunto poetico e pratico al genio visionario di lui.
Il libro è uscito qualche mese fa ma lei continua a presentarlo, instancabile. In un certo senso continua a rileggerlo! Che effetto le fa?
«No, no… addirittura non me lo ricordo tutto! (ride)… E non ho nessuna intenzione di rileggerlo. Mi vergogno, davvero. Mi crea un imbarazzo terribile. Ho realizzato solo durante le presentazioni di aver scritto cose molto intime. Io non sono una che si racconta, non lo faccio neanche con le amiche, quelle che si confidano i segreti davanti a un caffè. Ecco, non è da me. Scrivere è una cosa, raccontarsi è un’altra – e sentirle poi ad alta voce è ancora peggio».
Di cosa si imbarazza?
«Ma anche dei fidanzatini di cui parlo! Pentita però no. Mi ha spinto Bianca Pitzorno, senza il suo incoraggiamento non so se lo avrei fatto. Scrivere è il mio modo di osservare il mondo senza paura: un cappello speciale che mi protegge e mi permette di giocare con ciò che incontro».
Nel libro ci sono due Patrizie: la ragazza dei ricordi, leggera e ironica, e la donna che vive e lavora accanto a «antoniomarras», in una simbiosi creativa totale.
«Non ci avevo mai pensato, ma è vero: due che poi diventano una sola. Perché con “antoniomarras” è così – si finisce per fondersi. Nel suo mondo, o ci sei dentro completamente o ti perdi tutto. Io non sono gregaria, non mi piace stare “dietro”, e lui lo sa bene. È sempre stato un rapporto paritario, anche se con ruoli diversi: io costruisco, lui vola».
Come si sopravvive a questa intensità?
«Con molto amore e un po’ di ironia. E con la consapevolezza che non potremmo esistere uno senza l’altro. Penso che se non fossimo stati in due, con tutto quello che abbiamo attraversato, sfido un elefante. Ci sono stati momenti duri: la mia malattia, la perdita dei suoi genitori, le crisi dell’azienda. Ma anche momenti straordinari, di crescita e bellezza. Ci siamo sempre presi per mano».
Scrive della diversità dei vostri sistemi di difesa.
«Lui nega. Nel senso che si butta a capofitto nel fare, nel creare. È la sua forma di sopravvivenza. Quando le cose si complicano, lui lavora ancora di più, come se la bellezza potesse curare tutto. Io invece prendo atto, sono più razionale, più protettiva. L’ho sempre un po’ “tutelato”, perché dietro il suo talento c’è anche una grande fragilità».
Come vi bilanciate?
«In modo naturale. Lui ha la visione, io metto ordine. “Antoniomarras” è istinto, impulso, cuore. Io traduco, organizzo, costruisco. È un dialogo continuo tra due linguaggi complementari. E poi condividiamo tutto: viaggi, libri, musica, curiosità. La moda per noi è sempre stata un modo di raccontare il mondo – non solo abiti, ma storie, persone, radici. È racconto, è complicità, è saper trasformare un’idea in bellezza visibile. Basta uno sguardo, un dettaglio, un capo che parla da sé. Appunto, non è faccenda per cuori solitari ma per cuori coraggiosi, curiosi… e un po’ complici».
Le discese ardite e risalite.
«Dopo anni difficili, dopo aver difeso con le unghie e con i denti la nostra indipendenza, oggi possiamo respirare. Per me, quando è entrato il nuovo socio (il gruppo Oniverse ndr) era già una vittoria. Di solito, quando arrivano nuovi azionisti, cambiano tutto – ma in questo caso hanno voluto che “antoniomarras” e noi restassimo, rispettando la nostra identità. Una grande fortuna e riconoscimento».
Da Alghero a Milano e Parigi e New York, ma sempre andata e ritorno.
«Alghero è casa e bottega. È il posto dove tutto nasce e tutto torna. Le nostre collezioni, anche quando sfilavano a Parigi, parlavano di qui. Non è nostalgia, è appartenenza».
E «antoniomarras» ha letto il libro?
«Sì… Ha sottolineato delle frasi, ma non è tipo da smancerie – o, come diciamo noi, da sciabòriu. Io non amo le cose troppo sdolcinate, lui lo sa. Però mi piace pensare che in quelle righe si sia ritrovato, anche se non lo dice».
Mai stata gelosa di «antoniomarras»?
«Diciamo che non è la mia storia. Ma certo, qualche puntino di gelosia ogni tanto può spuntare. Non è drammatico, serve solo a ricordarti quanto tieni all’altro».
Pochi giorni fa è uscita la campagna Sharon Stone e «antoniomarras» ha trascorso non pochi giorni con lei al mare…
«Mentre io in campagna con Gabry, il modello protagonista. Pronti per Temptation Island». E brava «patriziasardomarras».