Avvenire, 31 ottobre 2025
Serbia in marcia verso Novi Sad
A un anno dalla tragedia ferroviaria che ha scosso profondamente la Serbia, con il crollo della tettoia della stazione di Novi Sad che ha causato sedici morti, il Paese si prepara a commemorare le vittime in un clima politico carico di tensione e sospetti. Mentre i movimenti studenteschi marceranno in massa per chiedere verità e giustizia, la Russia torna ad agitare lo spettro di una “Maidan serba”, evocando apertamente il rischio che l’anniversario possa innescare una rivoluzione colorata sul modello ucraino del 2014. Secondo i servizi di intelligence di Mosca, i disordini in Serbia sarebbero «perlopiù il prodotto di attività sovversive da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri», e «l’Occidente è pronto a usare l’anniversario della tragedia di Novi Sad per destabilizzare la Serbia e portare al potere le forze politiche fedeli a Bruxelles». L’hanno affermato, nei giorni scorsi, alcune importanti testate russe come Izvestija, RIA Novosti e Gazeta.ru ribadendo che l’Europa è decisa a influenzare la politica serba per trasformare la ricorrenza in una sfida politica aperta al potere del governo di Belgrado.
Poco importa che lo stesso presidente Alexandar Vucic continui a ripetere che «non ci sarà alcuna replica di Maidan» e che lo Stato serbo ha conservato la propria stabilità nonostante i «numerosi tentativi di destabilizzazione». Le stesse accuse sono state ribadite anche dal governo di Belgrado nei confronti di non ben precisate «forze straniere» che vorrebbero rovesciare l’ordine costituito per vie non democratiche. Nel Paese la tensione è sempre più alta. Una settimana fa, un uomo è rimasto ferito in una sparatoria e in un incendio doloso scoppiato davanti al parlamento di Belgrado. Il governo ha definito l’episodio un «attacco terroristico» e l’ha subito collegato alle proteste studentesche, anche se il colpevole è risultato poi un uomo di 70 anni che ha detto di essere infastidito dalle tende della protesta filogovernativa allestite davanti al Parlamento. In ogni caso, e nonostante i timori russi, al momento non risulta che l’Ue abbia esercitato particolari pressioni sul governo vicino al presidente Vucic. Il Parlamento Europeo, in vista dell’anniversario di Novi Sad, si è limitato ad approvare una risoluzione che condanna duramente «la continua polarizzazione politica e la repressione statale» in Serbia mentre la commissaria per l’Allargamento Marta Kos ha definito i rapporti sulla violenza «profondamente preoccupanti».
Gli studenti negano apertamente di aver subito alcuna forma di strumentalizzazione esterna e ribadiscono – attraverso i loro canali social – che la protesta in corso ormai da un anno è sempre stata pacifica e continuerà ad esserlo. Intanto è iniziata la grande mobilitazione per l’anniversario. Nei giorni scorsi gli studenti si sono messi in cammino da Novi Pazar e da altre località del sud del Paese e proprio l’altro ieri hanno raggiunto Belgrado. La marcia vera e propria è partita ieri mattina dalla Facoltà di arti drammatiche della capitale per arrivare il primo novembre – giorno dell’anniversario – a Novi Sad, dove sono in programma eventi pubblici e un programma di discussioni politiche.
«Cammineremo pacificamente per ricordare coloro che abbiamo perso, ma anche per ciò che non vogliamo più perdere, ovvero la vita, la verità e la solidarietà», spiegano gli studenti sul profilo Instagram della protesta, facendo appello alla cittadinanza affinché non si unisca al corteo lungo la strada ma li attenda direttamente a Novi Sad. «In questo modo – sostengono – saremo in grado di garantire il passaggio sicuro dei camminatori e il corretto funzionamento dei servizi di primo».