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 2025  ottobre 31 Venerdì calendario

Francia, vince il colosso cinese Shein: inaugurazione (tra le polemiche) il 5 novembre nelle Gallerie Lafayette

La prima boutique (fisica) di Shein aprirà a Parigi il 5 novembre, alle 13 in punto, al sesto piano del BHV – per intero “Bazar de l’Hôtel de Ville” -, lo storico grande magazzino della rue de Rivoli, fondato nel 1856. Il messaggio è ufficiale, comunicato stamattina stessa dalla SGM, la Societé des Grands Magasins, la holding della famiglia Merlin, proprietaria dei due negozi BHV parigini e di sette negozi del marchio Galeries Lafayette in regione. Nel braccio di ferro con il governo di Parigi, a questo stadio, sembra proprio che sia il colosso cinese dell’e-commerce ad avere la meglio. “Una prima mondiale”, ha scritto sui social, con una certa soddisfazione, Frédéric Merlin, patron della SGM. Shein vince, dunque: prima della fine del mese, aprirà i suoi store anche nelle boutique Galeries Lafayette, di cui la SGM è proprietaria, a Digione, Grenoble, Reims, Angers e Limoges. E questo malgrado le polemiche e le opposizioni.
L’arrivo di Shein “è un segnale negativo che bisognerà evitare”, aveva detto di recente il ministro del Commercio, Serge Papin. All’annuncio dello sbarco parigino del colosso cinese della fast fashion, del resto una decina di marchi di prêt-à- porter si è ritirata dal BHV parlando di “incompatibilità” di valori. A sua volta, Disneyland Paris ha annullato la sua collaborazione col BHV per il Natale, rinunciando al progetto di allestimento delle vetrine natalizie e ad aprire una boutique temporanea per il periodo delle feste: “Non ci sono più le condizioni per realizzare serenamente le animazioni natalizie”, aveva spiegato Disney. A ottobre è anche partito lo sciopero dei sindacati dei lavoratori del BHV denunciando “la concorrenza sleale” del marchio cinese e “l’impatto potenziale” sui posti di lavoro. Hanno l’appoggio di ONG e responsabili politici. Una petizione on line ha raccolto più di centomila firme.
Dal punto di vista di SGM, l’arrivo di Shein doveva essere “un’opportunità” da non perdere per rilanciare le vendite del BHV Marais, in crisi, anche sul piano economico. Da un anno a questo parte i sindacati denunciano ritardi nei pagamenti. Diversi marchi hanno sospeso le consegne, gli scaffali si svuotano e la frequentazione è in calo. La SGM (che ha acquistato il BHV nel 2023) ha assicurato che la crisi è solo temporanea. Ma l’annuncio dell’arrivo del megastore di Shein, non ha migliorato la situazione, al contrario: la Banque des territoires, che fa capo alla Caisse des Dépots, un istituto finanziario statale, ha infatti deciso di ritirare il suo sostegno al progetto della SGM di acquistare anche i muri del BHV storico del Marais (per un costo stimato a 300 milioni di euro), sostenendo “una rottura nella fiducia” con il gruppo.
Per gli anti-Shein, non si tratta solo di ostacolare l’apertura di alcuni negozi, ma di opporsi ad un modello di società. Shein, come le altre piattaforme di e-commerce a basso costo, tra cui Temu, è accusato di violare impunemente le regole sociali e ambientali e di non rispettare i diritti umani e dei lavoratori. “Quella che poteva sembrare una decisione commerciale è diventata una questione nazionale”, ha scritto un collettivo formato da politici locali, sindacalisti, figure del mondo associativo e professionisti del settore dell’abbigliamento, in una lettera inviata agli uffici del primo ministro, pubblicata di recente da Libération: “Shein non è un semplice marchio – hanno scritto -: è un modello predatore che sfrutta le falle del commercio mondiale, che si basa sulla sovrapproduzione estrema, lo sfruttamento dei lavoratori, il trasporto aereo massiccio e l’elusione dei regolamenti”.
Fondato in Cina nel 2012, e ora con sede a Singapore, Shein è arrivato in Francia nel 2015. Da dati di stampa, il marchio ha rappresentato nel 2024 il 3% degli acquisti di capi di abbigliamento e scarpe nel Paese. In Francia, insieme alla moda del vintage e della seconda mano, è considerato uno dei principali responsabili della crisi del prêt-à-porter, che sta portando alla chiusura di centinaia di boutique di abbigliamento in tutto il Paese. Paradossalmente, questo accade proprio in Francia, prima in Europa ad avere lanciato la guerra contro la fast fashion, adottando in Parlamento, a giugno, una proposta di legge, detta appunto anti-Shein, che mira a ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile, che introduce sanzioni ecologiche e vieta la pubblicità ai giganti online della moda usa e getta. Solo quest’anno Shein è stato multato tre volte in Francia e ha pagato 191 milioni di euro per non rispetto della politica dei cookies, per pubblicità ingannevole e false promozioni. Nel frattempo, Shein è finito anche nel mirino della Commissione Europea per violazione delle leggi in materia di tutela dei consumatori.