La Stampa, 31 ottobre 2025
Matilde, sotto accusa il tracciato della pista "I cumuli di neve non dovevano esserci"
La giovane promessa dello sci italiano Matilde Lorenzi è morta in seguito alla prima caduta sul tracciato della pista di slalom gigante denominata “Grawand G1”, sulla quale si stava allenando? Oppure a provocare il decesso è stato l’impatto dell’atleta contro un cumulo di neve ghiacciata proprio a bordo pista? E ancora. La discesa sul ghiacciaio della Val Senales era stata “disegnata” correttamente e in sicurezza dagli addetti?
Sono queste le domande a cui dovrà rispondere l’inchiesta della procura di Bolzano per la tragedia avvenuta il 28 ottobre 2024 dove ha perso la vita Matilde Lorenzi, 19enne di Valgioie, nel Torinese.
Gli indagati sono Lukas Tumler, 46enne bolzanino nella qualità di responsabile della sicurezza sulle piste da sci e degli impianti di risalita del comprensorio “Alpin Arena Senales”. E poi il maestro di sci Angelo Weiss, 56 anni, ex della Valanga Azzurra, alle spalle un paio di partecipazioni alle Olimpiadi. In quel periodo era l’allenatore addetto alla preparazione della pista di allenamento di slalom gigante lungo la quale si esercitava la sciatrice. Per loro il reato ipotizzato è omicidio colposo. Un atto dovuto per permettere agli indagati di partecipare con i propri consulenti – che hanno già nominato – alle indagini.
Da quello che hanno ricostruito gli investigatori i due – probabilmente con responsabilità diverse – avrebbero omesso di preparare il tracciato e la pista in maniera adeguata e sicura, senza predisporre le necessarie misure di sicurezza proprio per scongiurare incidenti ai danni degli utenti.
Ma non solo. Non avrebbero rimosso o fatto togliere da qualcuno il cordolo-scalino di neve ghiacciata a bordo della discesa e dei blocchi di ghiaccio che si erano formati. E non avrebbero sistemato delle reti di contenimento ad “alta resistenza” ai bordi della “Grawand G1”, un tracciato considerato troppo ai margini del comprensorio. «Dove secondo noi non c’erano delle vie di fuga perché il percorso di discesa era molto esterno, e Matilde, come si vede dal video che abbiamo acquisito, dopo essere uscita di pista è letteralmente volata per aria dopo essere passata sui cordoli di neve compatta che hanno avuto l’effetto di un trampolino» riflette l’avvocato Gian Maria Nicastro, che tutela la famiglia Lorenzi insieme ai colleghi Ricardo Regis e Davide Franchino. Il legale torinese ha chiesto la riapertura delle indagini lo scorso gennaio, dopo aver analizzato tutti gli atti. «Poi – continua la sua ricostruzione – Matilde ha impattato contro un grosso masso di ghiaccio che non si è sgretolato, ma è iniziato a scivolare per diversi metri».
Al momento gli indagati preferiscono non parlare. Almeno non in questa fase. Perché il titolare dell’inchiesta, il pm Igor Secco, ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari un incidente probatorio – ora in corso – per cristallizzare come prova l’esito delle due perizie, delegate a degli esperti, sulle cause della morte e sul fronte misure di sicurezza.
Nel frattempo è stato acquisito l’intero fascicolo della Procura federale Fisi, «concluso con provvedimento di archiviazione per l’assenza di condotte antisportive da parte di soggetti tesserati Fisi in occasione del tragico evento», si legge nella nota diramata dalla procura di Bolzano. Per chi non lo ricordasse, il fascicolo, al tempo della tragedia, era stato aperto «per atti non costituenti reato» e archiviato rapidamente, nel giro di un giorno. A febbraio, spiega la Procura, era passato invece a registro noti, dopo che la famiglia della promessa dello sci italiano, attraverso l’avvocato Nicastro, aveva depositato una memoria, con allegati «la videoregistrazione della dinamica dell’incidente» e due consulenze. «Una medico-legale, secondo la quale, alla luce della documentazione sanitaria già acquisita, la morte della sciatrice non è stata causata dalla caduta lungo il tracciato ma dal successivo impatto contro il margine rialzato della pista – riferisce la Procura – e una relativa alle eventuali misure di sicurezza omesse che avrebbero impedito il verificarsi dell’evento».