Libero, 31 ottobre 2025
Arrestata Katia la nera, regina dello spaccio
Una rete di spaccio organizzata come un’impresa, con contabilità precisa, consegne a domicilio e persino “rider” travestiti da fattorini del cibo. È quanto hanno scoperto i Carabinieri del Ros e la Polizia Penitenziaria nel corso di una vasta operazione antidroga condotta nel quartiere milanese della Barona, che ha portato in carcere 19 persone, tra cui la presunta reggente del gruppo, Katia Adragna, detta “la Nera”, 46 anni. Secondo l’ordinanza firmata dalla gip di Milano Mariolina Panasiti, su richiesta dei pm della Dda Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, la donna avrebbe creato e diretto una “cellula” della “Nuova Barona”, un’articolazione del clan Calajò, storica famiglia della malavita milanese. I vertici, Nazzareno e Luca Calajò, sono già in carcere, ma Katia avrebbe continuato “in supplenza degli arrestati” a distribuire cocaina, coordinando una fitta rete di pusher camuffati da rider – chiamati “glovo” nelle intercettazioni – per effettuare consegne rapide e discrete.Le indagini, condotte anche con intercettazioni ambientali in carcere, hanno confermato il legame operativo tra la donna e i Calajò. Katia riceveva “direttamente da Luca Calajò” le direttive per la gestione dei contatti e per l’incasso dei proventi illeciti. Due appartamenti, in via Lope de Vega e in via De Pretis, fungevano da basi logistiche dove gli spacciatori si rifornivano e la droga veniva stoccata, confezionata e distribuita. Dalle intercettazioni emerge il profilo di una donna fredda e determinata. «Io ci mangio di questo! È per portare da mangiare alla mia famiglia!» diceva a chi proponeva sconti ai clienti.Tutto era gestito con rigore quasi aziendale: in un quaderno rosso e in un’agenda nera sequestrati nel 2023, gli investigatori hanno trovato la programmazione delle attività. Nomi in codice dei corrieri, clienti, quantità di droga, ricariche su Postepay, scorte disponibili nella «centrale operativa», spese per carburante e persino le «retribuzioni» dei rider, pagati in contanti o con dosi di cocaina. A rendere il quadro ancora più inquietante, il contenuto di un’intercettazione tra il fratello della Adragna e la sua fidanzata: l’uomo spiegava che, dopo l’avviso di conclusione indagini dell’ottobre 2024, la sorella aveva cancellato tutti i contatti dal cellulare, «tranne quelli dei clienti importanti», tra cui «avvocati, giudici, politici», che «avrebbero potuto tornare utili». L’operazione, condotta dal Reparto di Polizia Penitenziaria di Opera, dal Nucleo investigativo regionale e dal Comando provinciale dei Carabinieri con il Commissariato Ticinese, è stata salutata con soddisfazione dal deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato, capogruppo in Commissione Antimafia: «Da tre anni a questa parte lo Stato è tornato a fare lo Stato, con fermezza e decisione contro la criminalità organizzata. Questa operazione nella Barona ne è la prova». Una prova che racconta anche come la droga, a Milano, continui a scorrere lungo le stesse strade, ma con nuovi volti, nuove gerarchie e una sorprendente efficienza criminale.