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 2025  ottobre 31 Venerdì calendario

Dalla puntura alla pillola svolta sui farmaci dimagranti. "Ma il costo resta proibitivo"

È la pillola – l’ennesima – che promette di cambiarci la vita. O perlomeno il girovita. Nella grande corsa ai farmaci per la perdita di peso si avvicina il momento che trasformerà l’ago in pastiglia, la siringa in blister, l’iniezione settimanale in un’abitudine quotidiana facile come bere – senza metafore – un bicchier d’acqua. La danese Novo Nordisk e l’americana Eli Lily, i due colossi del settore che stanno rivoluzionando la lotta all’obesità con farmaci che inducono un senso di sazietà e diminuiscono l’appetito, sono infatti entrambe nelle fasi finali del processo che porterà la Food and Drug Administration, l’agenzia Usa del farmaco, ad autorizzare la vendita dei loro prodotti sotto forma di pillole. Da lì partirà il conto alla rovescia per il via libera in Europa. Per Novo Nordisk, che oggi produce l’Ozempic, nato come farmaco contro il diabete ma usato anche per dimagrire, e il Wegovy, mirato proprio alla perdita di peso, l’iter è quasi al termine: entro fine anno dovrebbe arrivare il via libera della Fda a un prodotto non più iniettabile, ma ingeribile, che usa lo stesso principio attivo di Ozempic e Wegovy, ossia la semaglutide, “impacchettato” però in una pellicola resistente ai succhi gastrici che assicura il rilascio di una considerevole percentuale nel sangue. La Eli Lily, oggi sul mercato con i suoi Mounjaro e Zepbound (quest’ultimo non ancora disponibile in Italia), punta su una soluzione diversa: invece di confezionare in pillole la tirzepatide – il principio attivo dei due farmaci – ha scelto di creare una molecola artificiale, la non pronunciabilissima “orforglipron”, che non essendo un peptide come quella del concorrente può passare indisturbata nello stomaco per dispiegare poi i suoi effetti in circolo. Entro fine anno Eli Lily dovrebbe terminare i suoi trial clinici e si prevede che già nell’estate 2026 il prodotto possa essere approvato dalla Fda. Dietro alla corsa alla pillola per dimagrire – se n’è occupato anche il Financial Times – c’è la spinta ad estendere un mercato che sta crescendo a ritmi vertiginosi e che oggi vale circa 47 miliardi di dollari, ma che secondo alcune ricerche potrebbe addirittura decuplicarsi nel giro di 7-8 anni. La comodità di una pasticca rispetto all’iniezione è evidente e si stima che dal 20 al 30% dei futuri consumatori possano scegliere questa soluzione, anche grazie al fatto che sia Novo Nordisk sia Eli Lily dovrebbero mantenere il prezzo delle pillole molto vicino a quello delle iniezioni. Proprio il prezzo, però, è oggi uno dei grandi ostacoli alla diffusione dei farmaci antiobesità. Se in Italia i trattamenti vanno dai 250 ai 500 euro mensili, negli Stati Uniti il costo per chi è coperto da un’assicurazione sanitaria può superare ampiamente i mille dollari al mese; chi paga di tasca propria, invece, ottiene un sostanziale sconto che abbassa il prezzo a 499 dollari. Scontrini da più che benestanti, insomma, e infatti Donald Trump nella sua campagna per ridurre il prezzo dei farmaci negli Usa ha promesso che costringerà gli odiati danesi ad abbassare il conto mensile di Ozempic e affini a soli 150 dollari. In attesa di capire se ci riuscirà, con possibili effetti al ribasso in altri paesi, Novo Nordisk deve prepararsi anche a un altro ostacolo: l’anno prossimo perderà il brevetto sulla semaglutide in mercati chiave come la Cina, l’India, il Brasile e il Canada. Vuol dire che i produttori di farmaci generici avranno mano libera, come del resto l’hanno già avuta lo scorso anno, quando la casa farmaceutica danese non è riuscita a far fronte al boom di ordini e ha perso consistenti quote di mercato a vantaggio dei produttori “alternativi”, autorizzati dalla Fda vista la carenza di farmaci, e del concorrente americano. Un errore, quello dei danesi, che Eli Lily non vuole ripetere: nei suoi magazzini, ancora prima di ricevere l’autorizzazione della Fda per portarle sul mercato, ci sono pillole già pronte per un valore di 800 milioni di dollari, pronte a sfruttare il nuovo boom dei farmaci anti-obesità. Anche per le case farmaceutiche, del resto, l’appetito vien mangiando.